Monolitici, come si conviene ad una delle band simbolo dell’hardcore inglese, uno dei rari nomi capaci di contrastare la potenza di fuoco delle formazioni americane negli anni ’80. Nati sul finire degli anni ’70, proprio all’apice del movimento punk-rock e della più laccata New Wave Of British Heavy Metal, i Discharge si posero subito all’attenzione dei più con la loro forma ibrida, che prevedeva un approccio frontale senza pari, capace di prendere in dote la velocità del miglior punk hardcore ed il wall of sound di certo heavy metal. Una combinazione che li rese immediati protagonisti delle scene, in un misto di trasversalità ed estremismo. Alcuni loro dischi hanno fatto la storia di un intero movimento, si pensi a Why? o Hear Nothing, See Nothing, Say Nothing, assalti all’arma bianca che hanno letteralmente sconvolto la concezione del genere. Da molte parti sono stati additati come i precursori del grindcore, del resto l’aver suonato pezzi velocissimi mantenendo quell’impatto non poteva che causare una futura degenerazione stilistica. Nel 2009 i Discharge sono ancora belligeranti, con "Disensitise" attaccano nuovamente le moderne convinzioni, facendo sfoggio della loro caustica satira politica. Un disco che presenta per buona parte la storica line-up con l’eccezione del vocalist – Rat dei Varukers ha sostituito da tempo Cal – e del batterista – Dave dei Broken Bones è salito in cattedra in luogo del fondatore Tezz – per un ritorno prepotente alle origini, senza quella fascinazione per il metal che ne aveva contraddistinto alcune pallide opere degli anni ’90. Ancora forsennati e con una scaletta ineccepibile – i brani al di là di un episodio sono sempre al di sotto del tetto dei 3 minuti - i nostri assalgono la materia con la confidenza e l’energia di sempre, facendosi davvero pochi scrupoli e mai cedendo ad ideali artistici. Nudi e crudi e ancora all’ennesima potenza.
16/03/09
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