30/11/10

Bardo Pond: un ritorno eccellente



Dopo la ristampa di Bufo Alvarius – Alvarius B è anche il progetto in solo di Alan Bishop dei Sun City Girls, per inciso una delle band idolatrate dai Bardo Pond – per il sestetto di Philadelphia è tempo di pubblicare qualcosa di nuovo. Ed è Fire Records a prenderli sotto la sua ala protettrice, dopo un lungo peregrinare che li ha visti incidere anche per Matador ed ATP. Il fatto stesso che l’album sia omonimo rappresenta un indizio sulle reali pretese della band, come se un nuovo inizio fosse all’orizzonte. In quasi venti anni di attività il gruppo ha cristallizzato il suo stile muovendo lungo le coordinate di una psichedelia liquida, che spesso incontrasse le forme più evolute del rock acido tedesco (Amon Düül, Popol Vuh, Ash Ra Tempel, Guru Guru) od inglese (Hawkwind). Parallelamente al successo raccolto da gruppi coevi, come My Bloody Valentine e Spaceman 3, i Bardo Pond – hanno battuto strade più ripide, rifuggendo i luoghi comuni dell’alternative rock. I fratelli Michael and John Gibbons – entrambi chitarristi - sono ancora i tenutari della sigla ed attorno a loro si dipana sempre la mistica della band, che è stata eletta capostipite del movimento noto come Psychedelphia. A completare l’ensemble Isobel Sollenberger (voce, flauto), Clint Takeda (basso), Aaron Igler (elettroniche) e Jason Kourkounis (già nei Mule e Delta ’72 alla batteria). Nel nuovo disco ascolterete anche i distinti contributi di Jeremiah Misfeldt all’organo Farfisa e di Dan Baltzer all’arpa. La voce gentile di Isobel ci introduce agli scenari semi-acustici di "Just Once," quasi una filastrocca lisergica che sembra coltivare un gusto spartano per l’alternative country e la musica indiana. Subito dopo si alza il volume dei pedali e l’elettricità è un conturbante corpo che ci avvolge, sfiorando punte hard in "Don’t Know About You" e "Crakler Wrist". Le lunghe mantriche progressioni della band vi soggiogheranno nei 20 e passa minuti di "Undone" con le sue riverberate visioni di un mondo antico. Da segnalare anche l'imminente presenza all’ATP curato dai Godspeed You Black Emperor, a dimostrazione dell’appartenenza a quella buona famiglia: i nostri sono rientrati nei circoli che contano licenziando uno dei migliori album della loro onorata carriera.

23/11/10

Una bella ristampa per i Royal Trux

La linea da Parigi era disturbata, anche vero che Jennifer Herrema non era il massimo della lucidità. Fatto sta che un gruppo così anarcoide come i Royal Trux poco si avvicinava al tenore di pubblicazioni di casa Virgin. Che nell’anno solare 1995 era convinta di aver messo le mani sui nuovi Black Crowes. Ipotesi. Dopo aver licenziato un disco tra i più discussi degli ultimi vent’anni – alla voce Twin Infinitives - per la benemerita Drag City di Chicago (cui ritorneranno dopo la parentesi major) Herrema ed il compagno Neil Michael Hagerty decidono di fare le cose in grande, facendosi affiancare in studio da un produttore come David Briggs, personaggio spesso associato all’icona rock canadese Neil Young. Ne viene fuori un disco di ringraziamento, non sappiamo se ai nuovi datori di lavoro o a quelle belle e propulsive sostanze di cui mai hanno fatto segreto…Thank You è il disco dell’ingresso nell’Olimpo del rock, quello con la r maiuscola. Un disco vertiginoso nella sua ordinari età, un coacervo di sonorità southern-rock e rhythm & blues, di strada e polvere. Scampoli di Little Feat, Rolling Stones in esilio sulla strada principale, funghetti di casa Grateful Dead. E chissà quali altre leccornie. Con brani come Ray O Vac ed HaveYou Met Horror James? l’ album è un delizioso commento sonoro ad un ipotetico viaggio nell’autostrada della mente. La roba buona si riconosce subito.

22/11/10

Nuovo album per Wooden Wand prodotto dalla Young God Records di Michael Gira

James Jackson Toth e' in arte Wooden Wand, in pratica un eroe di altri tempi, un cowboy metropolitano che arriva da Lexington, Kentucky. Abbiamo iniziato ad apprezzare e conoscere la sua musica con i Vanishing Voice, band con la quale ha pubblicato per alcune delle più prestigiose indipendenti americane, da 5 Rue Christine passando per Troubleman, sino ad arrivare alla Ecstatic Peace di Thurston Moore. Ora Michael Gira - altro spirito affine - gli da il benvenuto sulla personale Young God. Death Seat è cosi un disco che mette insieme alternative country ed una fumosa verve folk lisergica, laddove gli interventi del nostro sono spesso arricchiti dalla presenza di ospiti di gran livello quali membri di Lambchop, Mercury Rev, Silver Jews e Big Blood.
Un disco che si spiega tra episodi di intima autocoscienza e picchi di rurale elettricità. Quasi un Bob Dylan del dopo-bomba, capace di condurci per mano attraverso i dolori dell’anima e le fosche rappresentazioni dell’autunno in cui siamo precipitati.

Charles Bradley (& The Menahan Street Band) "No Time For Dreaming"

62 primavere, non uno scherzo, eppure uno di quegli interpreti che ti meravigli di non aver ancora incrociato nelle tante e spesso sorprendenti storie di black music. Spalleggiato dalla Menahan Strett Band - che già col debutto del 2007 Make The Road By Walking (con title-track campionata da un grosso calibro quale Jay Z) aveva conquistato un ruolo già rilevante - si inserisce di diritto nel filone vintage soul-funk. Dicendo così la sua in quel campo fatto di preziosismi vocali che prima ha riportato alla luce le gesta di Sharon Jones e poi quelle di Lee Fileds. In appena due anni di attività Dunham ha saputo imporsi come marchio competitivo, pur beneficiando dei servigi distributivi di Daptone Records. Frutto della mente del chitarrista/produttore Thomas 'Tommy TNT' Brenneck il marchio intende propugnare un'idea di soul music d'antan, rivisitando la cosiddetta golden age con un sound debitamente caldo ed analogico. Charles Bradley non è solo un nomade musicale, anche la sua esistenza ha conosciuto tappe importanti, nonchè sofferte. Per lavoro è arrivato dal Maine in Alaska, toccando altre cittadine di provincia. In tutto questo è riuscito sempre a ricavarsi un piccolo spazio performativo, continuando a curare il suo timbro così profondo. Dopo esser tornato nella natia Brooklyn, trova finalmente dei sodali per esprimere al meglio le sue potenzialità. La sua esperienza non è liberata unicamente nei testi, ma anche nella sua ruvida vocalità, instradata dal lavoro dietro al banco di regia di Brenneck (che si divide abitualmente tra Dap-Kings e Budos Band) al sempre più gettonato Dunham Studios. Mixato presso l'House of Soul - il luogo dove la Daptone ha costruito anche i suoi successi internazionali - No Time For Dreaming, è il suono di ieri secondo la declinazione moderna, un canto di speranza per tutte le anime che attraverso la musica intravedono ancora il fine, il messaggio.

19/11/10

Il nuovo album dei Majakovich in uscita a Dicembre



Sin dal titolo del nuovo album "Man Is A Political Animal, By Nature" l’universo delle contraddizioni è il ring sul quale si dimenano i tre Majakovich, al secolo Francesco Sciamannini, Leonardo Antonelli e Francesco Pinzaglia. Pubblicato da Anti-dot con distribuzione fisica e digitale da parte di Goodfellas, il disco è un raro esempio di come far convivere un tesissimo rock emozionale con rigide strutture matematiche. Rastrellando con parsimonia dagli anni ’90, puntando la bussola prima sul Northwest e poi su Chicago, i tre mettono in fila una serie di episodi bollenti, carichi di adrenalina, sempre articolati e molto particolareggiati sotto l’aspetto squisitamente ritmico. Registrato con cura verrebbe da dire maniacale da Giulio Ragno Favero (One Dimensional Man, M66r6, Teatro degli Orrori, Putiferio,etc...) al Blocco A di Padova, il disco appare come una sostanziosa rivisitazione di stilemi hard-noise e stoner, senza mai trascurare una roboante vena melodica, che punteggia tutte le tracce del disco. Sette per la cronaca, bagnate anche dalla presenza di ospiti illustri quali lo stesso Giulio Favero, Xabier Iriondo Gemmi (Afterhours, Uncode Duello, Six Minutes War Madness, A Short Apnea), Vanni Bartolini (De Glaen, O.B.O), Giovanni Ferliga (Aucan), Luca Bottigliero (Mesmerico, One Dimensional Man) e Richard Tiso. Con titoli dal fascino indiscusso come "Haran Banjo Is A Fantastic Guy" – dedica espressa al protagonista dell’animè Daitarn 3 – i Majakovich rimestano anche tra le remote scorie adolescenziali, una ricerca che parallelamente a quella musicale fa riemergere memorie collettive spesso ricacciate nel profondo della nostra coscienza.

17/11/10

Horsepower Productions - Quest For The Sonic Bounty (Tempa)

Pubblicato da Tempa, Quest For The Sonic Bounty è un contributo all’alto firmamento del dupstep made in UK. Horsepower Productions è un team già da tempo attivo nei circuiti underground britannici e la recente collaborazione in chiave di remixers per Lee Scratch Perry non ha fatto che accrescere il loro spessore. Il gruppo di produttori ha definito i tratti di questo suono editando già classici del genere come i singoli Gorgon Sound e Classic Deluxe.
Questo è il ritorno sulla lunga distanza, dopo sei anni dall’ultimo album da studio. Tra gli ospiti si segnalano la vocalist Katy B – già protagonista della stazione tematica Rinse FM – che contribuisce ad un’inedita versione vocale proprio di Classic Deluxe. Citati da Skream come autentica fonte di ispirazione, venerati dalla dj Mary Anne Hobbs come padri spirituali della scena tutta e citati da un dj così attento alle nuove tendenze come Laurent Garnier, Horsepower Productions sono da considerarsi a tutti gli effetti degli innovatori della scena elettronica più devota al dancefloor ed ai ritmi in levare. Catalizzatori per un intero movimento i nostri sono un vero e proprio collettivo, che nel corso degli anni è arrivato ad ospitare fino ad 8 figure portanti. L’incarnazione attuale prevede Matt HP aka Lev Jnr, Nassis e Jay King
Dalle bassline pulsanti di Mexican Slayride alla saga voodoo di “22" – con i misteri dei Caraibi snocciolati su basi altamente contagiose – i nostri scelgono anche un immaginario lirico molto presente. La penultima traccia è un remix di Exercising, brano apparso nel recente album di Lee Perry a titolo The Mighty Upsetter. Non resta che abbracciare la loro filosofia.

Ascolta una preview dell'album da questo link

16/11/10

Vagrants - I Can't Make A Friend 1965-1968

Ripartiamo da Nuggets e da quella strepitosa ripresa di Respect, pezzo portante del catalogo Stax inciso nel ’65 da Otis Redding e portato al successo planetario da Aretha Franklin nel 1967. Era l’anno 1972, i prodromi del punk in pratica, l’America underground urlava, l’r&b si fondeva spesso con il garage in ibridi estasianti. Si dice che i Vagrants abbiano ispirato i Ramones, probabile, tanto che il compianto Johnny Ramone concedeva un’intervista esclusiva proprio all’interno del booklet che accompagna questa preziosa ristampa. Artigianato d’alta fattura recante il marchio di Light In The Attic (vinile 180 grammi e cd con booklet exta-lusso). Quel gigante di Leslie West, prima di concedersi alle smanie proto-hard dei Mountain, imbracciava la chitarra in questa seminale formazione che arrivava dai bassifondi di Queens , New York. I Can’t Make A Friend raccoglie materiali compresi tra il 1965 ed il 1968, praticamente la collezione di singoli completa incisa per etichette quali Southern Sound, Vanguard ed Atco. Il quintetto era celebre per le sue esibizioni trascendentali, tanto da far venire il sangue cattivo a Bill Graham che se li portò in tour sulla costa occidentale. Groovy-garage, psichedelia ad alto voltaggio ed ovviamente punk ante-litteram. Sono 12 brani di quelli mozzafiato, con la preziosa produzione di Felix Pappalardi (il produttore dei Cream, per intenderci). Materiale che brucia oggi tanto e quanto lo faceva quarant’anni or sono. Il suono della rivoluzione nelle strade – tanto decantato da John Sinclair – era anche questo


Dirty Water - The music that shaped punk attitude

Ok, se non avete mai battuto il piedino su Dirty Water degli Standells, probabilmente non avrete mai approcciato quella compila manifesto che è Nuggets, ne – tanto meno -sarete confidenti con la materia proto-punk, considerato che nei sixties c’era già una miriade di formazioni dall’attitudine quanto meno chiassosa. Accade che – non a tutti beninteso – la vita ci offra una seconda opportunità. Ripartiamo dunque da quella Dirty Water che inaugura proprio l’omonima doppia compilation assemblata - con cura maniacale - dalla britannica Year Zero. Kris Needs attingendo ad uno sterminato catalogo di apparenti nefandezze - che sono nostra delizia seguendo la legge del supremo Lester Bangs – mette insieme un doppio cd zeppo di riferimenti e variazioni sul tema. La scaletta è impressionante e traccia una via che dal garage-beat passa attraverso la Detroit Rock City (con le ovvie impennate live di Mc5 e Stooges) e il glam di New York Dolls ed Hollywood Brats (loro lunica traccia inedita I Need You, cover di un classico dei Kinks). The Birth Of Punk Attitude è anche un booklet di 76 pagine, curato dallo stesso Needs, già editore della fanzine culto ZigZag, nonché autore di volumi dedicati a Primal Scream, The Clash, Keith Richards e New York Dolls. In oltre 3 decadi di musica è stato preparato il terreno per l’esplosione del punk-rock, un fenomeno che ha infatti origini spesso insospettabili. Trovare il Peter Hammill di Nadir’s Big Chance – i Van Der Graaf Generator erano uno dei gruppi preferiti di John Lydon – od il Sun Ra di Rocket Number Nine – se facciamo mente locale la Saturn è stata una delle prime etichette indipendenti – non è scelta affatto casuale. La presenza di Suicide, Silver Apples, Can e Red Krayola incide ulteriormente sulla qualità della doppia raccolta, che peraltro non trascura nemmeno i ritmi in levare di Culture e lo spoken-rap dei Last Poets, per dirci che anche la black music ha avuto un ruolo cruciale in una delle più importanti rivoluzioni estetiche dello scorso secolo.

09/11/10

Ardecore - "San Cadoco (Sol/Goodfellas)

Esce il 3 dicembre il nuovo doppio album degli Ardecore a titolo San Cadoco. Una co-produzione Goodfellas e Sol/Init. Il disco sarà presentato in anteprima al Circolo Magnolia di Milano il 18 novembre. E’ il terzo lavoro sulla lunga distanza per il gruppo capitolino e si annuncia come il loro più articolato, diviso tra il recupero della tradizione folklorica romana ed accese murder ballads spesso incrociate ad incendiari numeri rock crepuscolari. Ospiti dell’album David Tibet dei Current 93 (alla voce in La Povera Cecilia) il fenomenale chitarrista Manlio Maresca (Squartet, Neo), Geoff Farina dei Karate (chitarra acustica), Luca Venitucci (Hammond, Diamonica), Ersilia Prosperi (tromba), Massimo Pupillo degli Zu (basso) ed i due Gronge Marco Bedini e Tiziana Lo Conte.