28/06/10

Saluti da Saturno "Parlare con Anna": a settembre il primo album della Flexible Orchestra. Ospite anche Vinicio Capossela




Per Saluti da Saturno è opportuno sottolineare la dimensione orchestrale, tanto che il progetto patrocinato da Mirco Mariani vuole abbandonare il tracciato della tipica formazione rock o pop per approdare ad una più ampia definizione di contenitore musicale. Flexible Orchestra è dunque il più logico attributo, laddove si impone una ricerca importante sui timbri e sulla strumentazione, spesso atipica: l'optigan, il mellotron, la celesta, le ondes martenot, l’harmonium, il vibraphonette, l'ondioline, il cristallarmonio sono gli elementi che unitamente ai strumenti più ordinari fanno risaltare lo spessore compositivo dell’organico. Qual è la location ideale per una Flexible Orchestra che sembra muoversi ai confini del tempo? Potrebbe essere una navicella spaziale in disuso od uno scenario da pianobar futuristico. Di sicuro la musica di Saluti da Saturno sembra abbracciare una prospettiva diversa dagli stilemi contemporanei, una canzone romantica, allegorica. Alla realizzazione del primo album partecipano in veste di ospiti nomi preziosi del panorama italico e non: Vinicio Capossela - che ritroviamo in tre brani alla voce - e Nadia Ratsimandresy (estemporanea collaboratrice di Radiohead) alle immaginifiche ondes martenot. Con il mentore Mirco Mariani - optigan, mellotron, celesta, piano, wurlitzer, ondioline – ci sono i sodali Marco Bovi, Antonio Gramentieri, Domenico Caliri alle chitarre, Enzo Cimino, Diego Sapignoli alla batteria, Roberto Greggi alla voce. Nel particolare l’incontro con Capossela è frutto di passate collaborazioni che hanno preparato il terreno ad un logico interscambio in sala d’incisione. Come avviene nelle migliori famiglie la collaborazione è spontanea, scaturita da una stima reciproca oltre che da una relazione artistica forte. "Parlare Con Anna", che uscirà a settembre su etichetta Goodfellas ,è un album che amerete non solo per le sue canzoni, ma per l’elegante feeling compositivo, per la carezzevole e vanitosa impronta pop degli arrangiamenti. Un disco per ogni stagione del cuore. Non troverete mai i musicisti sotto un unico tetto, le combinazioni sono variabili, si passa dal duo al trio, dal quartetto alle dimensioni proprie di una piccola orchestra. Suonano live Mirco Mariani - optigan, mellotron, celesta, piano, wurlitzer, ondioline – Antonio Gramentieri - chitarre elettrica ed acustica, chitarra baritono, lap steel - Marecello Detti - trombone, tromba a coulisse, conchiglie - Carlo Corzani - clarinetto, sax, harmonium, farfisa - Diego Sapignoli - vibraphonette, glockenspiel, percussioni, batteria – Vincenzo Vasi - theremin, marimba, vibrafono - Gianfranco Grisi - cristallarmonio - Francesco Arcuri - sega sonora, strumenti preparati - Bruno Orioli - voce, chitarra acustica - Roberto Greggi - voce – e Marco Molinelli immagini video.

26/06/10

Autolux: il nuovo album in uscita a fine Agosto




"Transit Transit" è il tanto atteso debutto per ATP Recordings di Autolux, un enigmatico trio californiano che già con "Future Perfect" aveva conquistato ampi consensi underground. Arrivano da Los Angeles e la loro è definibile come una lugubre miscela pop-wave, affatto insensibile all’utilizzo di registri alternative dance. Dopo essersi fatti largo nell’emisfero occidentale con la pubblicazione del primo disco nel 2006, hanno ricevuto il battesimo di fuoco con date al fianco di PJ Harvey (durante il suo primo tour in Russia) e più recentemente con Thom Yorke, a seguito del progetto Atoms For Peace. Così nel settembre 2009, gli Autolux sono sufficientemente maturi da imbarcarsi nel primo tour da headliner negli Stati Uniti, evento che culminerà con l’apparizione al festival evento All Tomorrow's Parties, nell'edizione curata dai Flaming Lips. Carla Azar voce/batteria, Greg Edwards voce/chitarra ed Eugene Goreshter voce/basso, sembrano danzare a margine di una copia di B"ela Lugosi Is Dead", pur esplicitando riferimenti alla dance newyorkese di ESG prima e Cibo Matto poi. C’è qualcosa di scuro e martellante nella musica di Autolux, come un ballo rituale, una rivolta dell’anima su ritmiche sommesse. Vecchi sintetizzatori analogici che si avviluppano sul corpo di un rock stordito, con distanti campionamenti della porta cigolante di un frigorifero e di un pianoforte da casa.

25/06/10

In uscita a luglio in due volumi la ristampa di materiale dei Pigbag



La cultura calcistica spesso sposa brillantemente quella musicale, certo, dimenticatevi pure di vedere alcun risultato eclatante nel bel paese. In Inghilterra, patria del football e terra di musicisti straordinari, i paralleli si sprecano. Dall’inno dei Reds "You’ll Never Walk Alone" – rivista e corretta dal team On U Sound – alla "Papa’s Got a Brand New Pigbag" dell’omonimo gruppo di Bristol, brano portabandiera della tifoseria del Middlesbrough. Proprio quel pezzo, sorta di caraibico punk ante-litteram, fece breccia nelle classifiche inglesi – il singolo usciva su Y Records in origine – sbancando il mercato indipendente e facendo il suo ingresso trionfale al terzo posto della pop chart. "Papa's Got A Brand News Pigbag" - Santo James Brown! - è uno di quei brani da capogiro capace di rivoltare un’intera pistan e il fatto stesso che una traccia del genere – unitamente agli altri lavori accreditati alla band – sia rimasta a lungo fuori commercio ha del criminoso. Orbene la Fire di Londra, nel suo sempre più fitto programma di ristampe, decide di porre rimedio al disdicevole inconveniente, pubblicando in due volumi l’intera discografia della formazione inglese. Pigbag Volume One and Pigbag Volume Two mettono così in fila gli album da studio Dr. Heckle & Mr. Jive e Lend An Ear, assieme ad una collezione inaudita di b-sides e tracce dal vivo. Con una versione rivista e corretta del mitologico singolo "Vuvuzela Remx", tanto per onorare i mondiali di calcio, a fare da apripista, avrete nuovamente la chance di gustare il crossover multietnico di una delle numerose formazioni nate all’ombra del Pop Group. Lo scatenato ibrido di punk, funk, jazz, ska, reggae ed afrobeat è stato da subito distintivo del carattere del gruppo, coordinato da quel Simon Underwood che da poco aveva abbandonato Mark Stewart e compagni in una delle più incendiarie esperienze del post-punk britannico. Un’occasione più unica che rara per recuperare il tempo perso.

"Good Things" nuovo album per Aloe Blacc



Prima dell’intrattenimento il messaggio, una dimensione che porta ad associare il nome di Aloe Blacc a quello dei grandi della musica nera: dal poeta Leroi Jones/Amiri Baraka a Krs-One, passando per Gil Scott Heron e Curtis Mayfield. Da Orange County, California, il vento è quello dell’emancipazione culturale. E tra i solchi di un album che mirabilmente mette insieme soul, hip-hop e funk d’antan ci sono temi ricorrenti e canzoni da lustrarsi gli occhi. Il cambiamento sociale pur se non chiaramente espresso nei testi di "Good Things" è una costante nei pensieri del nostro uomo, che licenzia il nuovo album per Stones Throw, coadiuvato in studio dal rodato team Truth & Soul che arrangia – con una patina genuinamente vintage – queste meravigliose pepite di black consciousness. Leon Michels e Jeff Silverman sono gli ingegneri del suono (da El Michels Affair al ritorno in pompa magna di Lee Fields, un biglietto da visita quanto meno eclatante) e il loro è un lavoro da perfezionisti, confezionare le basi più dinamiche per il timbro di un giovane soul man, che sa portarci per mano dentro e fuori dal ghetto. Dal singolo apripista "I Need A Dollar" – già utilizzato nella serie How To Make It In America – alla semi ballad strappalacrime "Momma Hold My Hand", attraverso il monito "Hey Brother", un viaggio a tinte chiaroscurali nell’America nera, quella che quotidianamente lotta per l’autodeterminazione e l’affermazione sociale. Laureatosi nel 2001 presso la University of Southern California, Aloe è l’archetipo del nuovo intellettuale di colore, che fa riferimento ad Henry David Thoreau e Ralph Waldo Emerson, all’esistenzialismo francese, come a Oprah Winfrey, Tavis Smiley e Cornel West. Promettente MC agli esordi Aloe è oggi un fine scrittore, che puntella i suoi testi con i suoni del vecchio e nuovo ghetto. The Real Life is now!

23/06/10

"The Creation Of the Universe" doppio live di Lou Reed's Metal Machine Trio



Dopo i fantastici riscontri ottenuti dal tour in supporto a "Metal Machine Music" - e la relativa ristampa in vinile, digitale e blue-ray dello stesso disco - il vate del minimalismo rock newyorkese dà un seguito al concetto di ripetizione. E’ proprio il Metal Machine Trio - con il programmatico doppio album "The Creation Of The Universe" - a dare un seguito ad una delle pietre d’angolo del rock più concettuale e rumoroso. Due live in cui la forma strumentale è plasmata attorno alla chitarra ed alle elettroniche di Lou Reed, al sax tenore ed ai live electron ics di Ulrich Krieger oltre che sull’editing in tempo reale di Sarth Calhoun. Secondo lo stesso Lou Reed il gruppo sarà dedito alla creazione di diversi stilemi musicali, affrontando il grigiore - oltreché il rigore – della musica industriale britannica come le fasi più meditative di certa psichedelia e trance. Un percorso che prevede numerose tappe intermedie, ragion per cui ci attendiamo da questa entità ancora numerose scorribande nell’ambito degli scenari contemporanei più dirompenti.

22/06/10

I Wire pubblicano "Send Ultimate" raccolta di inediti del periodo 2000-2003


"Send Ultimate" è da intendersi come un vero e proprio reperto archeologico, un contenitore da cui emergono alcune delle composizioni concepite dalla band di Colin Newman a cavallo tra il 2000 ed il 2003, proprio all’indomani dell’ennesima reunion in grande stile. A dieci anni dalle ultime scorribande in studio la formazione inglese – una tra le più influenti di tutto il giro new wave – tornava a registrare con rinnovato entusiasmo, dando vita ad alcuni degli episodi più forsennati della loro carriera. Molti brani di quelle stesse session sono rimaste fuori da "Send", il lavoro che ne ha decretato la terza giovinezza. E’ l’occasione per recuperare il maltolto con un’appendice che solleticherà la curiosità non solo dei completisti. Tra i brani inediti da segnalarsi le due facciate del singolo limitato 12 Times, il divertimento di carattere elettronico DJ Fuckoff ed i brani dai due Ep Read & Burn, da tempo fuori catalogo. Anche di queste composizioni potrete apprezzare il gusto minimalista e la patina selvaggia che riporta direttamente alle fatiche dei primi due album. Un doppio cd con 22 brani, uno dei più intellettuali ed allo stesso tempo fisici gruppi del dopo-punk inglese, qui ed ora per il vostro illuminato intrattenimento.

Budos Band "III"




Semplicemente intitolato "III", il terzo album in studio di Budos Band da Brooklyn non fa altro che confermare Daptone Records come la casa del nu-groove, il laboratorio in cui si elaborano le più arcaiche teorie black in chiave moderna. Prodotto da Bosco Mann (bassista dei Dap-Kings e produttore di punta della label) e TNT presso gli stessi House of Soul Studios di proprietà della Daptone, il nuovo album è stato concepito presso la natale Staten Island dopo estenuanti session di scrittura ed una confortante serie di apparizioni dal vivo. Qualcosa come 150 date negli ultimi due anni. Proprio per prestar fede al motto di hardest working band, Budos Band stabilisce che lo studio non deve troppo incidere sul risultato del disco. Ecco così che in appena 48 ore di registrazioni nel gennaio di questo anno il lavoro è consegnato ai responabili dell’etichetta. Le performance live in terra natia, oltre che in Nord America ed Europa, hanno testato la loro tenuta, l’elasticità del nuovo materiale è frutto di un livellamento sui volumi, sulle dinamiche, quel tipo di sicurezza formale che puoi conquistare solo dopo anni di gavetta. Aggiornando il paradigma afro-funk, con forti iniezioni di psichedelia e ritmi urbani, Budos Band compie un ulteriore passo in avanti verso la perfezione, con un disco che è pura eccellenza, intimo distillato dell’esuberanza tipica degli Africa ’70 di Fela Kuti e di qualche orchestrina jazz spaziale in rotta su Saturno. Undici tracce ricche di pathos, dalla cover in reverse di Reppirt Yad dei Beatles ad episodi killer come Black Venom o Golden Dunes capaci di riempire qualsiasi alternative dancefloor. Dig the groove!

21/06/10

"Je T’Aime, Moi Non Plus" ristampa di lusso in uscita a fine agosto per Light In The Attic



Un disco ed una collaborazione che al tempo hanno diviso e fatto indubbiamente discutere. L’Italia dei benpensanti all’uscita del singolo veritè "Je T’Aime, Moi Non Plus" mise anche in moto il suo già rodato apparato censoreo… Fatto sta che la premiata accoppiata artistica Jane Birkin e Serge Gainsbourg rivive oggi nella ristampa dell’omonima collaborazione, un passaggio cruciale per il pop continentale dell’epoca. Pubblicato nel 1969 l’album con l’incriminato singolo riceve il trattamento deluxe da parte della Light In The Attic di Seattle, una delle rare indipendenti che ha saputo valorizzare la ristampa come forma d’arte, esaltandone i contenuti e potenziandone il valore visivo. Innanzitutto una traccia bonus, incisa nello stesso anno, a titolo "La Chanson de Slogan", un brano arrangiato dal cospiratore francofono Jean Claude Vannier (autore della colonna sonora culto "L’Enfant Assassin Des Mouches" disco di ricercati rari grooves) che fa mostra di sé in questa riedizione in digitale e vinile. Il re-mastering è stato effettuato dai nastri originali e curato dallo stesso Dave Cooley (ingegnere precedentemente responsabile per il re-style di "Histoire De Melody Nelson"). Oltre al brano extra, di pregio il libretto che accompagna l’opera: 32 pagine con estese liner-notes, artwork originale, un’intervista esclusiva alla sempre affascinante Jane Birkin e testi nelle lingue francesi ed inglesi. Il vinile è a sua volta disponibile nella versione pesante 180 grammi, gatefold e con un 45 giri in allegato che oltre a "La Chanson de Slogan" vede l’alternative version di "Orang Outan" come b-side.

09/06/10

Nuovo album per i canadesi Stars



Sempre spinosa la questione pop ai giorni nostri, soprattutto quando si perde di vista la forma canzone in favore dell’arrangiamento maniacale, quando è lo studio di registrazione a vestire il ruolo da protagonista e non la penna degli autori a rilasciare tratti sensibili. Al quinto album i canadesi Stars propongono una prova di forza, facendo perno unicamente sulla loro ispirazione. Si tratta del successore al fortunato disco licenziato da City Slang nel 2007 "In Our Bedroom After Ther War". Con un songwriting che spesso rasenta la perfezione, evidenziando di volta in volta il gusto per arrangiamenti pop sinfonici o una matura presa su temi synth-pop, i cinque fantasmi evocati dai nostri si librano in maniera morbida nell’aria. Onirico è quindi il percorso del nuovo disco - pubblicato in Canada dalla personale Soft Revolution Records con licenza worldwide a Vagrant – dove le melodie carezzevoli di Amy Millan sono la chiave di volta in un lavoro che affronta l’universo pop in tutte le sue molteplici sfaccettature. Da registrare anche la presenza di Andrew Whiteman che forte dell’esperienza con altri affermati artisti locali come Broken Social Scene ed Apostle Of Hustle, provvede a lasciare un segno importante. Registrato nella natia Montreal il disco è quanto di più avvincente possiate aspettarvi in questo scorcio di stagione nell’universo indie più sofisticato. Decisi a ritrovare un’ariosa forma canzone gli Stars ci conquistano con la wave gentile di "The Passenger", l’organo quasi chiesastico di "I Died So I Could Haunt You", gli sbarazzini synth di "We Don’t Want Your Body "e lo shoegaze cinematico di "He Dreams He’s Awake". Un ritorno di grande personalità, dove l’eclettismo è sempre messo al servizio del prodotto finito, dove l’emotività è palpabile e il gioco delle parti – scenari acustico/elettronici, voce maschile/femminile – si risolve in un’istantanea proiezione di magnificenza.

il video del primo singolo "Fixed"


03/06/10

V/A - Yes We Can Sing About Leaving Africa (Out-Here)

Destinata a ricoprire un ruolo importante nel mercato esclusivo della world music, Out Here ci sorprende con un’ennesima compilazione a breve distanza dalla colonna sonora alternativa ai mondiali in Sudafrica. Anche se a onor del vero va detto che K’Naan - uno dei 15 artisti che completa la playlist – è proprio l’autore dell‘inno ufficiale Fifa per la coppa del mondo 2010. Ma procediamo con ordine, l’idea del viaggio è cruciale, è il leit motiv su cui si sviluppa l’intera operazione. La riflessione riguarda tutti i giovani cresciuti nelle affollate città di Dakar, Lagos e Nairobi. Il loro sguardo rivolto ad occidente, l’utopia di una vita migliore in Europa. Un viaggio su mezzi di fortuna aldilà dell’oceano Atlantico, ma spesso un percorso che si rivelerà deleterio, con gravi perdite nel momento del trapasso.

Ma lo spot reso celebre da Barak Obama - Yes We Can - è anche la bandiera sotto la quale si riuniscono alcuni dei musicisti che ce l’hanno fatta. Dal rapper nigeriano con residenza a Berlino Rapturous alla star senegalese Daara J Family, passando attraverso la cruda testimonianza del ghanese Wanlov che in Green Card ci illustra come ottenere la cittadinanza americana sposando una vecchia donna texana. Ma c’è anche chi soffre il suo nuovo domicilio, augurandosi un rapido ritorno ai solari lidi natali. E’ la storia di Izè da Capo Verde, cui lo stile di vita parigino va francamente stretto.

Aldilà del tema lirico la musica è l’altro collante necessario, un discreto spettro delle musiche ritmiche trova eco nella compilation. La spinta delle tradizioni locali a confronto con l’elettronica contemporanea, sia essa dubstep o grime. Poi lo speaking the truth di assonanza hip-hop.
Sono gli africani in giro per il mondo con le loro testimonianze ed il loro vissuto, un volto solare nei grigi paesaggi dell’occidente capitalista in declino morale.

Villa Nah - Origin

L’album di debutto di questo duo finlandese è pura aria fresca instillata nel sofferente polmone della dance music continentale. Anticipato da un papabile hit in pieno stile balearic come Remains Of Love, il disco è una variazione sostanziale su temi electro, portando in dote l’esperienza della wave più sintetica e morbida come le visioni del dopo rave.

Il duo di Helsinki è protetto da un’eminenza grigia come Jimi Tenor che ha licenziato il disco in patria per la cult label Sahko. Co-prodotto da un re mida dello studio di registrazione come Jori Hulkkonen, l’ album porta il programmatico titolo di Origin. E’ una combinazione sensazionale in cui il romanticismo e la malinconia delle liriche si accomodano nell’ovulo psichedelico creato dai sintetizzatori d’epoca.

Dodici brani che vi riporteranno sicuramente indietro nel tempo, allo sballo cosmico come all’imperfetta natura delle canzoni pop degli eighties, quelle che avrebbero trionfato solo in una virtuale classifica del cuore.

Che un produttore blasonato come Trevor Jackson – l’anima di Playgroup ma anche una delle più progressive figure della dance internazionale – si sia espresso su di loro in termini entusiastici è sinonimo di qualità.

Una delle cose più calde di questo 2010? Potete giurarci. Vi scioglierete nel tributo quasi esplicito a Thomas Dolby del brano d’apertura Time For Tea, non riuscirete a star fermi dinnanzi le volute house di Running On, in cui sembra di sentire i Junior Boys prodotti da Johan Agebjorn. Ma ce n’è davvero per tutti i gusti in quest’opera prima dei finlandesi, dall’ nrg music cara a Giorgio Moroder agli scampoli di EBM belga, passando per le colonne sonore di Carpenter e la tanto rinomata italo-disco.

Un disco che vi farà muovere passi di danza estasiati

Preziosa ristampa delle Plain Recordings dedicata a Vic Chesnutt

Si è appena spenta l’eco della scomparsa di uno dei più grandi cantautori del nostro tempo, Vic Chesnutt, che ecco puntuale un omaggio alla sua figura, nella preziosa ristampa (edita da Plain Recordings, anche in vinile 180 grammi) del disco major About To Choke.

Pubblicato nel 1996 è stato il suo esordio per un multinazionale, la Capitol/Emi. Con lo zampino dell’amico di vecchia data Bob Mould – che lo ha aiutato in fase di mixaggio – Chesnutt realizza una delle sue opere più intense, facendo indirettamente seguito alla compilation a lui dedicata: Sweet Relief II. Se il primo volume della raccolta era un benefit per Victoria Williams, questo secondo si concentrava sull’opera dell’autore di Athens e vedeva sfilare nomi trasversali della cultura pop ed alternative internazionale. Dai R.E.M a Madonna, dagli Smashing Pumpkins ai Soul Asylum, altre voci per onorare un artista sicuramente in debito con la fortuna.
About To Choke rimane un disco dalle proporzioni intimiste , ci sono reconditi scampoli rock’n’roll in brani come Ladle e Giant Sands e minimali arrangiamenti di synth in Little Vacation. Ma la strumentazione rimane fondamentalmente acustica, una piattaforma ideale per concedere il massimo impatto alle liriche di Vic. L’album – di conseguenza – è uno dei più citati della sua discografia, nei numerosi epitaffi post-mortem si è fatto accenno al disco come ad una delle punte più alte della sua carriera.
Artista sensibile ed innovatore della tradizione americana, Chesnutt ci offre un’ulteriore chiave di lettura della sua cangiante poesia. Riposa in pace.

01/06/10

Timeless - Mulatu Astatke vs. Arthur Verocai vs. J Dilla


Prestigiosa operazione curata dalla solerte Mochilla, che dopo il delizioso live condotto da David Axelrod e la favolosa avventura di Brasilintime, si avventura nuovamente nei meandri del ritmo, patrocinando un ambizioso progetto orchestrale.
Timeless sin dal titolo indica l’assoluta atemporalità del progetto. Il legame tra i tre diversi protagonisti è dato dalla funzione centrale del ritmo e delle orchestrazioni in campo. In un boxset numerato a mano e limitato a 4000 esemplari alloggiano tre diverse testimonianze video, approfondimenti di una musicalità che dall’Africa arriva al Sud America, stazionando in un presunto ghetto d’oro statunitense. Tre uomini che in maniera diversa hanno avuto un impatto devastante sulla musica ritmica, capaci di costruire una culturale del groove globale, ad oggi vademecum per chi si intende di black music e crate digging.
Mochilla introduce cosi la serie Timeless che vede sfilare in tre diverse occasioni il maestro di cerimonie etiope Mulatu Astatke, il direttore d’orchestra brasiliano Arthur Verocai e la band che ri-arrangia le musiche del compianto beatmaker J Dilla in Suite For Ma Dukes.
Ogni documento è girato in rigoroso bianco e nero e supera gli oltre settanta minuti di durata.
Che il viaggio abbia inizio.

Medicine Show il disco capolavoro dei Dream Syndicate -

Attesa da tempo immemore, la ristampa in digitale di Medicine Show dei Dream Syndicate è uno degli eventi discografici indipendenti di questa stagione.
Privi della bassista Kendra Smith, di lì a poco pronta ad abbracciare le eteree canzoni degli Opal, e con un Karl Precoda ben più risoluto e distante dai fragorosi chitarrismi del debutto, i maggiori rappresentanti del filone paisley underground rilasciano uno dei lavori simbolo di tutti gli anni ’80. Licenziato nel1984 da un allora lungimirante A&M, il disco riprende da una parte le migliori ‘parate’ della psichedelia west coast e dall’altra i suoni del proto-punk newyorkese – i Television di Verlaine su tutto – pur ingentilendo notevolmente l’approccio della band. Un percorso che in qualche misura anticipa le accorate visioni ‘americana’ di una generazione ancora in erba. Una roots music dunque aggiornata, che si carica di inventiva e gusto per l’improvvisazione nella lunga jam John Coltrane Stereo Blues.
Steve Wynn rimane in tutto questo il punto focale della band, un songwriter dalla penna fatata, che pur partendo dalle classiche serrate rock’n’roll ha saputo convincere per una trasversale visione pop, che anche a livello lirico non scadesse mai nel luogo comune o nel più bieco sentimentalismo. Prodotto da Sandy Pearlman (lo stesso ingegnere del suono che ha collaborato con Blue Öyster Cult e Dictators) il disco sarà anche il canto del cigno del chitarrista Precoda. All’alba del 1985 il gruppo di Tucson sarà unicamente rappresentato dai due membri originali Wynn e dal batterista Dennis Duck. E’ un disco che segna un’importante dipartite stilistica, sarebbe più logico parlare di progressione in realtà, per i Dream Syndicate. Le loro canzoni, ora finemente formulate, anticipano in qualche misura la sfavillante carriera solista di Wynn, pur rincorrendo un ideale rock lisergico bagnato nei languidi mari del folk. Disco epocale cui si aggiunge anche il raro Ep inciso dal vivo This Is Not The New Dream Syndicate live album, un cerchio che finalmente si chiude..


Tobacco - Maniac Meat (Anticon Records)

Una volta relegati i Black Moth Super Rainbow a mero side project, tornano per Anticon e con un album nuovo di zecca i Tobacco, facendo seguito a quel sinistro debutto all’insegna dell’avant-hop a titolo Fucked Up Friends.

Inquietante sin dalla copertina a carattere culinario, Maniac Meat appare come un’ennesimo viaggio freak dalle parti della più spaziale musica ritmica. La più grande novità è sicuramente rappresentata dal roboante featuring di Beck nei brani Fresh Hex e Grape Aerosmith. Scoppiettanti tracce che vibrano di umori à la Residents, tra sintetizzatori vintage ed una beffarda attitudine avant.

Un disco che stravolge ulteriormente la visione di ritmo dei nostri, affrancatisi anche dal ricercato status di formazione hip-hop trasversale tanto caro alla pionieristica Anticon. Potremmo così parlare di una vena elettronica e di un chiaro ricorso alle tecniche vintage, per descrivere compiutamente i Tobacco di oggi, prototipo di band che scavalla anche l’immaginario wave più incline alle tenebre. Prendete ad esempio una traccia come Unholy Demon Rhythms, dove un campione di beatbox va a poggiarsi solennemente su di un’escursione sintetica degna del miglior Jean Michel Jarre o anche all’electro-pop di Heavy Makeup, una delle più riuscite performance del disco, con un micro-solo di armonica che ha davvero l’efficacia di spaccare il brano in due

E’ la creazione più estrosa dei Tobacco, il loro tributo in codice agli anni ’70 vissuti assolutamente di striscio e agli ’80 della rinomata guerra fredda. Tutto emerge e tutto è riciclabile, in una cultura che mette insieme disparati spicchi di storia. E nel rivisitare quelle strade, quelle basse frequenze, i Tobacco preferiscono la teoria dell’interruzione, dell’imprevisto. Anche questa è materia hypnagogica.