31/10/08

Tragedy - All Metal Tribute To The Bee Gees



Sulla stessa scia di Spinal Tap o dei più oltraggiosi tributi all’orrorifico teatro rock’nroll – pensate a tutto il viscerale e cocainomane sarcasmo dei The Darkness - sembrano insediarsi i tre newyorkesi Tragedy, che davvero non fanno alcun mistero della loro insalubre passione. Amanti dei travestimenti più glamour, circensi per definizione ed animali da palcoscenico per destinazione.

Iniziamo pure con i loro pseudonimi, prima di svelare l’arcano: Barry Glibb (voce, chitarre, piano) Mo’royce Peterson (voce, chitarre) e Robin Gibbens (voce, cowbell, tamburino e gong). Vi dicono nulla questi nomignoli storpiati? Esatto, siamo di fronte ad una delle più impensabili cover band dei Bee Gees, arrivano dalla grande mela, sono un’ottetto e suonano fondamentalmente hard rock. Sono tre le figure di spicco – parafrasando proprio i fratelli Gibbs – in questa formazione ampia che prevede anche tastiere, una sezione fiati e l’ovvio stuolo di coriste. Ecco così che i tormentoni dell’era disco terminano nelle mani di questi stilosi rockers, che con la giusta dose di veleno ed ironia verniciano le sbarazzine hit del sabato sera con staffilate metalliche al vetriolo. Ci aveva già pensato Ozzy Osbourne a vituperare evergreen come "Stayin’ Alive", ora i Tragedy ampliano il programma, senza alcun timore reverenziale.

Non manca nessun titolo di forza all’appello: da "Night Fever" a "How Deep Is Your Love" (dimenticate la melensa versione dei Take That…), passando per "Jive Talkin’" e "More Than A Woman". L’idea di scritturare questi ironici musicisti tuttofare è venuta al leader dei Wildhearts Ginger, che per la sua Round - distribuzione mondiale a cura della britannica Cargo – non ha esitato a richiedere prestazioni davvero speciali ai nostri. La prima di queste riguarda il tour di spalla agli stessi – redivivi - Wildhearts in lungo e in largo per le lande britanniche, con tappa culmine allo Shepherd Bush’s Empire di Londra in compagnia degli Electric Six. Sappiate che per loro ha già perso la testa Bruce Dickinson degli Iron Maiden, che li ha definiti come una delle più spassose realtà del rock moderno. Nel suo show radiofonico alla BBC, il buon Bruce ha selezionato i Tragedy tra ZZ Top ed Ac/Dc, se questo vi pare un segnale da poco…E’ il trionfale ritorno del glitter, armatevi di quegli improbabili abiti e ricordate di sostituire alle luci stroboscopiche l’immagine confortante di una bella Gibson Les Paul.


29/10/08

Il nuovo album degli Electric Six



Torna in pista il colorato collettivo statunitense con quello che è il suo effettivo quinto album, dall’emblematico titolo "Flashy", pubblicato questa volta da Round Records. Celebri per aver confezionato due assolute hit internazionali come "High Voltage" e "Gay Bar", i nostri tornano senza snaturare quello che è il loro caratteristico sound, fatto di cimeli electro pop resi ancor più imperdibili dalla pertinenza con certi numeri del più corale rock anni ’60. Un disco che farà ancora la fortuna delle radio alternative, grazie alla sua verve sbarazzina e ad un’essenzialità glam pop che è già leggenda. Il disco si apre con il sequel “Gay Bar Part 2” , per passare alle chitarre pesanti del primo singolo estratto “Formula 409” , impregnato di motivi e ‘fattezze’ psichedeliche. Poi il solito turbinio di citazioni, che ha già reso celebre l’allegra ciurma, che dell’eccesso domestico e musicale ha fatto un invidiabile biglietto da visita. C’è addirittura lo scimmiottamento di Billy Idol in "We Were Witchy Witchy White Women", il pop dai tratti acustici di "Watching Evil Empires Fall Apart", le smorfie elettroniche di "Making Progress" e le chitarre spagnole nel groove macchinoso di "Heavy Women". E’ dunque questo il disco della vera maturità per gli Electric Six, che al meglio della loro condizione sciorinano tutto il proprio sapere sull’argomento pop, fatto anche di paillettes e numeri rock a muso duro. Del gruppo di Detroit apprezzerete nuovamente il grado di emancipazione, perchè è innegabile che gli Electric Six sia per contenuti testuali che per sound continuano ad essere una voce fuori dal coro. Se amate l’America realmente alternativa non farete fatica ad aggiudicarvi questo disco. Altrimenti – è evidente – sarete nelle mani del nemico e delle sue fraudolenti multinazionali.

Eccovi il video di Formula 409



28/10/08

Mike Patton al Festival Del Cinema di Roma



Domenica scorsa è Stato presentato al Festival Del Cinema di Roma il film di Daniele Vicari Il passato è una terra straniera , tratto dall'omonimo romanzo di Gianrico Carofiglio. Con Elio Germano, Michele Riondino e Chiara Caselli.

La colonna sonora include due brani tratti dall'album Peeping Tom (Ipecac Recordings) progetto estemporaneo di Mike Patton. I brani (che potete ascoltare nel trailer) sono:

Kill The DJ - Peeping Tom feat. Massive Attack
We're Not Alone - Peeping Tom feat.Dub Trio

27/10/08

Hush Arbors



E’ folk bagnato nell’acido quello proposto dagli Hush Arbors, evocativo nome d’arte dietro al quale si nascondono Keith Wood e Leon Dufficy. Dopo una circoscritta gavetta nei sotterranei del rock americano – seguendo la prassi che prevede la pubblicazione di cd-r e cassette in tiratura limitatissima – arriva il debutto ‘adulto’ per la Ecstatic Peace di Thurston Moore, che con una provvidenziale serie di uscite sta provvedendo a plasmare gli scenari della nuova psichedelia americana. In 10 anni gli Hush Arbors hanno messo a punto una combinazione stilistica di raro impatto, costruendo i propri brani attorno ad oniriche jam strumentali. Un’attitudine che li avvicina ai grandi eroi della psichedelia dei seventies, laddove le tirate strumentali costituivano il tappeto per vibranti interpretazioni. A fianco alle chitarre sature c’è anche una fine scrittura, che tende a rispolverare alcune delle più polverose pagine del cantautorato occidentale. Una tensione emotiva avvolge questo omonimo manifesto, sorretto da elettrici voli pindarici, che piuttosto che trasportarci in una dimensione parallela intendono riscrivere le coordinate di quella new weird america che è proprio confinante col freak folk. Un’idea stralunata quindi di interpretare la tradizione, rivisitando i luoghi della canzone d’autore – alcune delle tappe sono intitolate a giganti quali Neil Young, Bert Jansch e John Phillips - attraverso un’effettistica primitiva, che molto concede ad echo e delay. Per Keith Wood – il creatore della sigla – gli attestati di stima si sono subito susseguiti, Ben Chasny dei Six Organs Of Admittance è stato il suo sponsor principale. Circostanza che ha poi portato all’incontro indiretto con un altro vate della più sublime e ancestrale musica acustica dei giorni nostri: David Tibet. Il leader dei Current 93 si è anzi fatto avanti, proponendo allo stesso Keith l’ingresso nella sua leggendaria formazione. Sono questi altri pezzi di un mosaico che fanno di Hush Arbors, solida realtà contemporanea. Un attraversamento strategico delle musiche degli ultimi 40 anni, attraverso la lente estetizzante dei giorni nostri. Cinema per le orecchie!

25/10/08

Nebula



Questa è una celebrazione per una delle più importanti formazioni della scena stoner rock tutta. Nell’agosto del 2002 la band è stata invitata a registrare una Peel Session presso i celebri studi della BBC (Maida Vale). Così forte l’eco di queste incisioni che il gruppo arriva addirittura a bissare nel 2003 per il Rock Show messo in onda da Radio 1. Una sorta di reazione a catena che porterà nuovamente i Nebula presso i Maida Vale studios, per una seconda tornata di Peel Session, immortalata nel marzo del 2004. Quale migliore occasione – dunque - per riascoltare praticamente dal vivo il gruppo, celebre per le sue jam rock desertiche? Una pubblicazione targata Sweet Nothing che vi trasporterà immediatamente in un indefinito spazio temporale, proprio ai margini della periferia californiana, in qualche asfissiante club per malfamati cowboys.

I Nebula nacquero per volontà del chitarrista Eddie Glass e del batterista Ruben Romano nell’anno di grazia 1997, dopo lo sbandamento della prima line up storica dei Fu Manchu. Dopo aver reclutato il bassista Mark Abshire il gruppo inizia la sua lenta ascesa nei circuiti del rock più lisergico ed amplificato, vertendo su di un'impeccabile miscela di riff hard-rock e dilatazioni appunto acide. Rock spaziale che vede nei Black Sabbath e negli eroi della summer of love californiana le proprie radici. Dopo quattro album ed una lunga serie di Ep e singoli, il gruppo è pronto a calcare nuovamente i palchi di mezza Europa, giusto in tempo per promuovere queste dinamitarde Peel Sessions.

24/10/08

Il primo live album di Jesse Malin



Registrato nella sua città natale - New York – in un intimo set acustico, questo disco dal vivo arriva a puntellare la straordinaria carriera di Jesse Malin, che da rocker stradaiolo è ben presto divenuto tra i songwriter più in vista della scena statunitense, richiamando su di sé le attenzioni di un gigante come Bruce Springsteen. "Mercury Retrograde", che uscira a novembre per One Little Indian, è stato registrato in due serate del dicembre 2007 presso il Mercury Lounge, cogliendo l’essenza stessa di Malin, fine songwriter ma anche potente narratore. Disco fortemente evocativo che in qualche misura vuole essere una retrospettiva sulla sua parabola artistica, un lavoro che parla di sentimenti autentici e riesce a toccare nel profondo, nella sua essenzialità. Ad esso si aggiungono 5 tracce da studio inedite, b-sides e rarità estrapolate dalle session di "Glitter In The Gutter".Queste le parole di Jesse su un lavoro che segna con decisione la sua parabola artistica: ‘Lasciare il mio appartamento per seguire delle performance dal vivo è un rituale per me, un’esperienza fisica che non posso ricavare a casa ascoltando un disco registrato in studio. Per il mio primo album dal vivo, ho voluto registrare le canzoni in maniera diversa, tornando al loro spirito originale e recuperando per l’appunto la chitarra acustica, lo strumento con il quale le avevo in origine concepite. Nel corso degli ultimi anni ho girato con una band al completo, ma per questo disco sono voluto tornare alle origini della mia musica, registrando un set acustico particolarmente stringato.
Queste registrazioni sono state catturate al Mercury Lounge in New York City, giusto una settimana prima del natale del 2007. L’idea era quella di tornare in uno dei luoghi in cui ho iniziato a propormi in veste solista. Parlare in mezzo alle canzoni era un’abitudine dettata dal muovermi in solo, mentre accordavo la chitarra ero solito anche intrattenere il pubblico. Questi scampoli di vita hanno portato a sviluppare un aspetto inedito nei miei studio album, l’idea di uno spoken word che va ad accostare la musica".

Per celebrare l’uscita del disco, Jesse si esibirà in alcune selezionate date europee tra cui una
a Roma, il 3 dicembre in occasione del Light Of Day, evento benefico al Big Mama in favore della ricerca sul morbo di Parkinson con Joe D’Urso, Marah, Willie Nile.

Un nuovo album per gli Psychic TV di Genesis P-Orridge



Torna la chiesa della gioventù psichica di Genesis Breyer P-Orridge, in assoluto una delle menti più floride dell’Inghilterra degli ultimi 30 anni, terrorista concettuale e sonico sin dai tempi di Coum Transmission e Throbbing Gristle. Con la sigla PTV3 è tempo di dare alle stampe il nuovo album, dal programmatico titolo "Mr. Alien Brain vs The Skinwalkers", prodotto dallo stesso Genesis in combutta con Edward ODowd, sotto la sigla Angry Love Productions. Molte delle nuove tracce sono state registrate dal vivo durante la trasmissione "World Cafe" , presso gli studi WXPN-FM di Philadelphia, nel maggio 2008. Gli altri contributi arrivano da una performance del 2007 presso il Galapagos Arts Space di Brooklyn. La prima tiratura del disco sarà accompagnata da un DVD di 30 minuti, ricco di contenuti speciali (imperdibile un piccolo filmato on the road diretto dalla regista indipendente Marie Losier). Il disco è naturalmente dedicato alla memoria di Lady Jaye Breyer P-Orridge, compagna di Genesis scomparsa tragicamente nel 2007. In questa incarnazione degli Psychic TV, ritroviamo la compianta Lady Jaye (voce e percussioni), Edley ODowd (del gruppo glam punk Toilet Boys, alla batteria ed alle percussioni), Hanna Haddix (campionatori e percussioni), Marrkus Aurelius Cirkus Maximus Fabulous Perrson (tastiere), David XXX Maxxx (chitarre e voce, direttamente dai The Tadpoles), Alice Genese (basso e voce, ex di Pretty Boys, Candy Ass e Gutbank) e naturalmente Genesis Breyer P-Orridge, diviso tra basso elettrico trattato, voce e percussioni. Come ben noto New York è la nuova residenza di Genesis e dei suoi accoliti, che messe da parte le tendenze cyber-punk che ne segnarono gli esordi, virano verso un audace e rumoroso rock, che prevede parti eguali di psichedelia e glam. Il gruppo ci tiene a ribadire che il disco è una naturale testimonianza di quanto accaduto durante i loro spettacoli, senza sovraincisioni di sorta, un flusso continuo in cui si libera il magico estro dei nostri. La scomparsa di Lady Jaye risale al 9 di Ottobre del 2007. Successivamente a quel funesto evento il gruppo registrerà parte di questo intenso documento. Un tributo davvero trascendentale. L’album contiene anche un prezioso remix curato da Michael Gira (Angels of Light, Swans). Un documento che chiude una fase storica importantissima e sofferta, per inaugurarne una altrettanto produttiva. Non perdeteli nel loro imminente tour europeo, con date italiane che toccheranno il nostro paese a fine novembre.

27 novembre ROMA Init
28 novembre PADOVA Unwound
29 novembre PRATO Siddharta

Fiori Del Male

Flower Of Evil è il secondo album solista per Susanna Wallumrød, già operativa in realtà con la precedente – ed immaginifica – sigla Susanna and the Magical Orchestra. Dopo ”Sonata Mix Dwarf Cosmos” del 2007, l’album che l’aveva consacrata come chanteuse classica, Susanna torna a confrontarsi con una strabiliante idea di cover, sperimentata già nel disco ”Melody Mountain” del 2006, in cui primeggiava unacrepuscolare rendition di ”Love Will Tear Us Apart” dei Joy Division.
Per ”Flower of Evil” la magia si ripete, con 12 intense interpretazioni che non solo affondando nell’ampio background della vocalist, ma vanno a toccare un immaginario popular sensibilmente eclettico. Con la complicità di Helge Sten (Deathprod, Supersilent) alla chitarra e Pål Hausken (In The Country) diviso tra batteria e backing vocals, il disco si snoda in preziose interpretazioni di classici dei Black Sabbath (Changes, in assoluto uno dei loro pezzi più folk-oriented), degli Abba (il melodramma di Lay All Your Love On Me), di Nico (Janitor Of Lunacy) e addirittura Prince (Dance On).
Una vecchia volpe del cantautorato americano come Bonnie Prince Billy offre il suo palpabile contributo nelle riprese di Jailbreak dei Thin Lizzy e Whitout You dei Badfinger.
”Flower of Evil” è immerso in un immaginario vintage di sicuro fascino, làddove il gusto per l’analogico e la mancanza quasi assoluta di overdubs ci riporta a una contagiosa atmosfera ’live’. La magnetica interpretazione di Susanna è la chiave di volta, ogni singolo classico ritoccato in questa sede gode di vita propria, lanciando definitivamente questa interprete nordica nell’ Olimpo delle grandi voci contemporanee.

Flower Of Evil verrà pubblicato a Novembre dalla Rune Grammofon

Questa la scaletta completa:

Jailbreak (phil lynott)
Can´t shake loose (russell ballard)
Who knows where the time goes (sandy denny)
Vicious (lou reed)
Without you (pete ham, tom evans)
Dance on (prince)
Joy and jubilee (will oldham)
Janitor of lunacy (nico)
Changes (geezer butler, tony iommi, ozzy osbourne, bill ward)
Wild is the will (susanna k. wallumrød)
Don´t come around here no more (tom petty, dave stewart)
Goodbye (susanna k. wallumrød)
Forever (roy harper)
Lay all your love on me (benny andersson, björn ulvaeus)


Dj Distance - Repercussions

Parte integrante del piccolo nucleo di innovatori facente capo alla scena dubstep di Londra Sud, Distance è sin dai suoi esordi sulla bocca di tutti i critici ed appassionati del settore, responsabile per essere stato uno dei più precoci ricercatori di questo circuito. Ricoprendo tutti i possibili ruoli dell’organigramma musicale – dal dj al produttore, passando per il discografico indipendente – Distance ha spinto con prepotenza nella sua direzione, guadagnando l’immediato supporto del compianto John Peel e guadagnando una posto d’onore all’interno dello show Dubstep Warz in onda su Radio 1 ed introdotto dall’onnipresente Mary Anne Hobbs. Agitatore dei primi rave dubstep (DMZ, FWD ed Exodus), Distance con il suo soundsystem è ricercatissimo dai club di mezza Europa, anche se la sua fama sta progressivamente raggiungendo gli States e le regioni asiatiche. Capace di passare con estrema naturalezza da profonde bassline ad autentiche tempeste ritmiche, il nostro oltre a conservare tutti i crismi e la freschezza del genere, apre spesso e volentieri ad influenze esterne, campionando ossessivamente stralci di world music e cristallizzando tutta l’estasi dei grandi produttori jamaicani. Repercussions è il suo secondo album per Planet Mu, forse l’etichetta che meglio sta documentando l’approccio trasversale ai suoni elettronici di questo scorcio di decennio. Le ipnotiche sequenze di alcuni suoi nuovi classici quali ‘Out Of Mind’, aprono con prepotenza alla più oppiacea musica etnica, inaugurando nuovi scenari nell’ambito della scena dubstep
Greg Sanders si dimostra con questa sua seconda prova sulla lunga distanza tra le forze motrici della scena elettronica londinese, uno dei produttori dall’estro più sensibile e già dotato di una impressionante visione d’insieme. Che sia proprio lui il tanto atteso profeta delle nuove tribù digitali?


23/10/08

My Brightest Diamond su Pitchfork TV

For this episode of DLD, My Brightest Diamond takes to a rooftop in Midtown Manhattan to play tracks from her newest release, A Thousand Shark's Teeth.



The Fuzztones in tour in Italia.. e con un disco in uscita



Le cattive notizie corrono in fretta, così recita uno dei brani dell’immarcescibile combriccola guidata dal sempre sensuale Rudi Protudi. Possono invece tirare un sospiro di sollievo i numerosi appassionati della band, che rompe il silenzio di 5 anni intercorso dalla pubblicazione dell’ultimo "Salt For Zombies". Berlino è la nuova dimora di Rudi e compagnia, la roccaforte da cui lanciare l’attacco al nuovo movimento garage soul, che trova i suoi patrocinatori in gruppi quali The Dirtbombs, King Khan e Now Time Delegation. Un sound che ha conosciuto nuove vette stilistiche, lavorando però sui fondamentali degli autori di "Lysergic Emanations". Rudi proprio per questa ragione vuole mettere le cose in chiaro, prendendosi la paternità di quanto sta accadendo negli ambiti rock meno accademici. Con "Horny As Hell" il ritorno è in grande stile, non una sbavatura, anzi un rinnovato spirito che porta il redivivo Rudi a confrontarsi con uno dei suoi amori di sempre: il rhythm’n’blues. Benvenuta è una sezione fiati composta da 3 elementi, come un quartetto di coriste che fornisce ulteriore colore ai brani. Che nella maggior parte dei casi sono rivisitazioni dei cavalli di battaglia dei Fuzztones, con in cima Garden Of My Mind, Girl You Captivate Me e Cheyenne Rider. Rese tutte con nuovo piglio ed un attenzione formale senza precedenti; messo in secondo piano il classico suono d’organo, sono proprio i fiati a ricoprire la parte da leone, colorando di nero questa nuova versione europea dei Fuzztones. Che si prende anche la libertà di rileggere un pezzo da novanta dei Pretty Things: Alexander (con l’ospite Wally Walzer, di quel gruppo un tempo bassista ed occasionale cantante). Non resta che andare a vederli nel tour italiano in corso in questi giorni per toccare con mano la rinnovata verve di questi pionieri del neo-garage.

23/10 - Torino - Spazio 211
24/10 - Cortemaggiore - Fillmore
25/10 - Recanati - Extra
26/10 - Cesena - Officina 49

21/10/08

Andrew Weatherall vs The Boardroom

The Boardroom è un gruppo di piccoli e vivaci uomini della swingin’ London che usa agevolmente il proprio tempo libero operando – appunto - presso il Boardroom Studios, producendo delle delizie sonore che spesso hanno a che fare con l’ala più intellettuale del dancefloor. Questi i quattro nomi chiave dietro la sigla: Rad Rice aka Radical Majik (remixer e dj appena ventenne con lavori per Klang Elektronik ed un’apparizione nella compilation Cocoon- Sound Of Ibiza Vol.8’ curata dal guru Sven Vath), James Moss aka E.S.C aka Sterling Moss (nome di punta della scena techno internazionale e rappresentante del marchio Roland per i suoi eventi dal vivo), Dave Congreve aka Conman aka Repeat Repeat (un tempo dj di fiducia di Two Lone Swordsmen nelle loro apparizioni dal vivo) e Sidney Le Sarge aka Le Sarge En Board, altro dj di spessore , comparso anche nella serie Lower Than I Can Remember.
Mr. Weatherall una volta entrato in sala ed ascoltate le loro tracce si è fatto conquistare dal clima generale ed aiutato da Steve Boardman in persona ha messo mano a questa meravigliosa collezione, fatta di ritmi sghembi che trascinano l’IDM verso confini ancora più freschi e contaminati. Talmente forte l’entusiasmo di Weatherall che lo stesso Boardman è stato iscritto nella lista di collaboratori per l’imminente album in studio ‘A Pox On The Pioneers’. Una riscrittura moderna della musica da dancefloor per menti sopraffine!

tracklisting:

1. Spread the Hot Potato / Radical Majik
2. Thru the Chicken Robot Shed / Le Sarge En Board
3. The Legacy / E.S.C.
4. Spread the Hot Potato (Weatherall Remix)
5. Thru the Chicken Robot Shed (Weatherall Remix)
6. The Legacy (Weatherall Remix)
7. Patient Saints (Dave Congreve’s Boardroom Remix) / Two Lone Swordsmen
8. Shack 54 (E.S.C. Remix) / Two Lone Swordsmen


IL DISCO ESCE IL 10 NOVEMBRE

20/10/08

Girl Talk - Feed The Animals

Benvenuti nella terra di nessuno, quella dei pirati informatici, dei plagiaristi, degli uomini che a tutti i costi hanno deciso di arginare il diritto d’autore. Nelle lande del no copyright, assieme a chi ci ha rimesso le penne (i Negativland che facevano il verso agli U2) e a chi ha sfruttato le potenzialità commerciali del mash up (i bootleg di alcuni anni or sono, con in cima A Stroke Of Genius della benemerita coppia Christina Aguilera/The Strokes). Il termine mash-up o mashup (da mas hit up) deriva dal creolo giamaicano, e significa distruggere. Impiegato originariamente in ambito musicale per indicare un evento o una performance di alto livello, è stato allargato a tutti gli ambiti musicali, nonché a quello dei videoclip ed a quello informatico, seppure con una diversa accezione. Questo è quanto riportato da Wikipedia, e questo è quanto ‘fedelmente’ proposto da Girl Talk, un misterioso Gregg Gillis che incide per etichetta Illegal Art, dj sui generis e ‘responsabile’ cospiratore negli ambiti mediatici più alti.
Feed The Animals è uno di quei classici dischi capaci di sconvolgere il vostro fine settimana. Un party album destabilizzante al quale sono invitati – loro malgrado - Sinead O’ Condor (una taglio pitchato di ‘Nothing Compares To You’), i Twisted Sisters di ‘We’re Not Gonna Take It’ , la Avril Lavigne di ‘Girlfriend’ ed i Procol Harum di ‘A Whiter Shade Of Pale’. Un lavoro che di base incamera movenze r&b ed electro, partendo spesso e volentieri per la tangente con un arte del campionamento spettacolare. Del resto è emblematica l’immagine di Gregg chino sul suo computer, un performer nato oseremmo dire. Un microfono, un laptop maltrattato ed il suo look che non ammette repliche: un bianco dalla barba incolta, dall’occhio spiritato e parzialmente nudo. Una concatenazione di sublimi atti vandalici (in musica).

The All New Adventures Of Us



Nome kilometrico e formazione altrettanto estesa - contiamo ben 7 elementi in organico - per questo combo anglo/scozzese già colto in flagrante dagli osservatori più minuziosi della scena alternative-folk del Regno Unito. Ma possiamo in realtà aggirare l'ostacolo, perchè non c'è nulla di artefatto in quanto proposto dai nostri giovani autori, che anzi pensano alle loro canzoni come ad ideali mezzi di trasporto per storie, rigorosamente ordinarie. E' molto colorata la loro scrittura, non mancano infatti al fianco dei classici strumenti acustici, il mandolino, il piano, un vecchio casiotone, trombe, theremin, melodica, glockenspiel, lapsteel e il trademark che vede alternarsi voce maschile e femminile. Dopo un anno speso on the road e a scrivere musiche per il debutto esteso – "Best Loved Goodnight Tales" che esce per One Little Indian– i TANAOU (forse in questa maniera riuscite a memorizzarli in tutta fretta) lasciano la terra d'Albione e puntano le nevi svedesi per mettere a frutto il loro lavoro di cesello. L'album che ora brilla di luce propria è stato infatti registrato ad Umea – cittadina che in altre cronache è celebre per la sua scena hardcore – con l'ausilio del produttore Magnus Lindberg, a tutti gli effetti divenuto l'ottavo membro del gruppo in queste circostanze. Sarà il loro autunno, le loro performance sono già passate alla storia, tanta l'abilità di coinvolgere in maniera naturale il pubblico, in uno show che ha tutti i crismi della performance classic folk pop. La loro poesia rurale è pronta a prendervi, tra un sorso di Bukowski ed una carezza alla Belle & Sebastian.

17/10/08

Vivian Girls - Il ritorno delle riot grrrls


Ormai lontano l’eco delle riot grrrls, una nuova genia di musiciste al femminile è pronta a scalare l’angusto panorama garage-punk americano, senza andare troppo per il sottile e menando colpi a destra e a manca. Aldilà della severità del manifesto un’ anima pop, verosimilmente docile, sembra colorare gli orizzonti del trio Vivian Grils. Sono al debutto con il loro disco omonimo per In The Red, e ad un apparente furia iconoclasta sembrano coniugare una spiccata propensione per melodie sbilenche, che hanno un’origine antica. Dove Frank Zappa applaudiva e promuoveva il genio bislacco delle Shaggs, In The Red elegge le Vivian Girls a nuove eroine del proto-punk. Anche se c’è davvero poco di radiofonico in quanto proposto dalle tre, che anzi preferiscono stroncare ritornelli mozzafiato con folate di puro white noise. Un atteggiamento che le accomuna a vecchie glorie della scena britannica, fossero le ragazze terribili Shop Assistans o i temibili fratelli Reid con i loro Jesus & Mary Chain. Pubblicato dalla minuscola Mauled By Tigers Records e tirato in appena 500 copie (solo vinile!), il loro disco omonimo è ora ripubblicato via In The Red, e sarà anche il vademecum al loro imminente tour internazionale con appuntamenti diffusi nel vecchio continente ed ovviamente in America. L’originalità del gruppo è da intendersi nelle sue sofisticate armonie vocali, apparentemente sopraffate dal rumore, eppure completamente devote ad un immaginario sixties. Tutte e tre le ragazze offrono un contributo angelico a questo squassante lavoro di artigianato messy pop, dieci canzoni per un album serratissimo, come non se ne ascoltavano da tempo immemore. A volte la semplicità è il miglior viatico all’eccellenza.

Introducing Larkin Grimm

Spesso è il genio, la magia a contraddistinguere un singolo artista, soprattutto quando ci si muove in un ambito asfittico come l’indie rock od una delle sue più fortunate branche contemporanee: il neo-folk. Termine in realtà piuttosto riduttivo per Larkin Grimm, una voce ed uno stile personalissimi che ne potrebbero fare – senza alcun tipo di esagerazione – la nuova Odetta. 26enne originaria di Memphis, Tennessee (di per sé un luogo con numerose implicazioni magiche e ritualistiche) Larkin ha vissuto in una comune locale, figlia di hippies devoti al culto del sacro ordine di MANS. Da sempre spirito nomade – lunghi viaggi rivelatori in Thailandia, Guatemala ed Alaska che ne hanno definito anche ‘l’approdo’ artistico – la chanteuse ha la sua prima epifania musicale nell’artistoide Providence – luogo in cui si sono formati personaggi di spicco del presente (Lightning Bolt) e del passato (Talking Heads) – legando il suo nome alla piccola indipendente locale Secret Eye Records e muovendo su territori spiccatamente più rumorosi e free-from. E’ solo il viatico ad una rinascita, consumata sui palchi di mezza America, complici anche i mini-tour in supporto ad artisti quali Devendra Banhart, Spires That in The Sunset Rise, Espers, Brigthblack Morning Light, Entrance, Viking Moses, Microphones e Old Time Relijun. Lo stile diviene più raffinato, Larkin è ora una polistrumentista completa, capace di divedersi tra banjo e chitarra acustica (lodevole la sua tecnica in fingerpicking), assortiti strumenti-giocattolo ed una voce che può raggiungere picchi di intensità assoluta come lamentose cadenze blues . Michael Gira che non ha mai smentito le sue doti di talent scout – Devendra Banhart, Akron Family e Calla hanno ricevuto confortevole asilo presso la sua Young God – ha prodotto l’album Parplar presso l’Old Soul Studio di Catskill, New York ed il Seizure’s Palace di Brooklyn. Una produzione eclettica per quello che è il disco della definitiva consacrazione underground di Larkin Grimm, che non lesina affatto sui colleghi/musicisti da coinvolgere nel progetto. Sfilano così elementi degli stessi Angels Of light, dei Fire On Fire (praticamente una costola dei Cerberus Shoal, anche loro accasatisi di recente presso Young God), dei bostoniani Beat Circus e degli Old Time Relijun, per conferire ulteriore spessore ad un disco che eleva minuziosamente le istanze di tutto il movimento new weird america. Una nuova soul singer le cui carezzevoli e a volte mistiche melodie si prenderanno una parte importante del vostro cuore.

Il nuovo album si intitola "Parplar" ed uscirà il 28 Ottobre

16/10/08

Kelli Ali


Kelli Ali ha associato il suo nome ad una delle realtà più in vista della scena elettronica inglese di fine anni ’90, firmando con gli Sneaker Pimps un album – "Becoming X" – ad oggi ancora considerato una delle vette dell’incontro stilistico tra downtempo ed elettro-wave. Giunta al suo terzo album solista per la benemerita One Little Indian, Kelli stringe un’interessante alleanza con il produttore/musicista Max Richter, che oltre ad aver pubblicato deliziosi lavori sospesi tra indie ed ambient elettronica per Fat Cat, ha assistito in studio una rediviva Vashti Bunyan nella sua clamorosa rentrèe discografica. Registrato nell’arco di 3 mesi tra Edinburgo, Glasgow e Pencaitlan, "Rocking Horse" offre una dimensione più eterea della chanteuse originaria di Birmingham. Messi da parte i più ovvi richiami alla scena trip-hop di cui nel bene è stata protagonista, le canzoni di Kelli Ali hanno oggi un tono più pastorale, avvicinandosi con decisione al recupero della tradizione folk britannica, senza peraltro trascurare melodie dal gusto medievale ed arrangiamenti spesso vicini alla classica contemporanea. Merito anche del talentuoso produttore Max Richter, che cuce addosso a Kelli un nuovo abito. Facendo perno su un quartetto d’archi e sull’ utilizzo di strumenti della tradizione come il flauto, il corno inglese ed un organo vintage, "Rocking Horse" si rivela come album pregno di sapori antichi, appeso ad una sensibilità quasi barocca. A ricreare queste fosche e suadenti atmosfere concorrono anche la chitarra acustica di Marc Pilley (astro nascente della scena neo-folk) ed il piano dello stesso Richter. Figlio anche dello spirito nomade di Kelli – che negli ultimi anni ha vagato intensamente tra Messico e California, affrontando esperienze mistiche che hanno dato il là ad alcuni testi – "Rocking Horse" è un disco che sorprenderà i numerosi seguaci dell’artista, mai come ora di fronte ad un drastico rinnovamento stilistico, dai risultati francamente sorprendenti.

15/10/08

Don Cavalli - Cryland

I'M GOING TO A RIVER

Nonostante il nome lasci presupporre dirette origini italiane, Fabrizio Don Cavalli è un parigino doc, il cui sangue non è blue – perdonate la facile ironia – bensì ‘affogato’ nel blues. Cryland è il suo debutto inglese per A*Rag, piccola indipendente che lo sosterrà nella crociata in tutti i paesi del mondo civilizzato. Una campagna quella programmata da Don Cavalli, che in maniera fiera intende riproporre quanto di più solido sia alle origini del rock n roll contemporaneo: il blues. Nelle sue più maliziose declinazioni, anche. Quindi garage, rockabilly ed infine una mai sopita vena soul. Appena 35enne il nostro sembra già un veterano, avendo bazzicato i più malfamati club della provincia parigina e non, portando sulle scena una riedizione della più sanguigna musica americana. E Don Cavalli non si fa certo ingannare dalle etichette, tanto che per lui è necessario fare un distinguo ‘Non dimenticate che il blues ha a che fare soprattutto con sentimenti umani e questi potete trovarli in qualsiasi genere di musica, ogni luogo in questo vecchio e magico mondo ‘.
Cryland è stato registrato in coppia con il bassista/batterista Vincent Talpaert in un piccolo studio vicino al mercato delle pulci di Saint Ouen, nei pressi di Parigi. Una gemma, per di più rara, che tradisce assolutamente le sue umili origini. Del resto quello di Don Cavalli è un film già scritto, la sua New Hollywood Babylon è stata concepita molto prima del pellegrinaggio oltre oceano, con destinazione Los Angeles.
Ha già un estimatore di fiducia in quel Jon Savage, columnist per Mojo e da anni critico di tutto rispetto in terra d’Albione, che lo ha già incoronato come il degno successore al trono lasciato vacante da White Stripes e Black Keys. Non perdetelo per nessuna ragione al mondo durante le sue scorribande dal vivo, quest’uomo è in grado di tirar giù dalle fondamenta qualsiasi club!
Ah e se proprio cercate il pelo nell’uovo, sappiate che la copertina di Cryland è stata disegnata dal francese So Me, meglio noto per i suoi lavori destinati a Kanye West, Justice ed alla crew di Ed Banger.

14/10/08

Tornano i The Fireman di Paul McCartney e Youth



I Fireman tornano dopo un lungo break di quasi 10 anni e questa volta hanno qualcosa da cantare. Per la prima volta in assoluto la creatura di Paul McCartney ha trovato la sua ‘voce’, tanto che “Electric Arguments” è la loro prima prova a comprendere parti cantate.

“Ambient dreams in rainbow arches describe the circles of The Fireman”, è in questa maniera che il duo descriveva la sua musica nelle rare interviste concesse al tempo dell’ultimo album “Rushes”, pubblicato nel 1998. Il primo disco “Strawberries Oceans Ships Forest”, dato alle stampe nel 1993, era un lavoro che in qualche maniera abbracciava la deriva più ambient della dance music di allora, utilizzando l’elettronica come ‘strumento’ principe. Al tempo l’identità dei Fireman era celata, almeno fino all’intervento della stampa specializzata, che con colpo di scena rivelò i nomi dei ‘cospiratori’ : Paul McCartney e Youth, produttore di successo ed ex-bassista e membro fondatore dei Killing Joke. L’ormai defunta bibbia del giornalismo musicale inglese Melody Maker ebbe parole di elogio per il progetto: ‘Paul McCartney ha scoperto la musica dance – i risultati sono davvero brillanti. Loro (The Fireman) prendono una melodia e, saltellando tra generi come l’ambient, la trance e l’house, riuscendo a trovare variazioni realmente mozzafiato.’

Lo scorso anno i Fireman sono tornati a lavorare insieme e i risultati questa volta sono completamente differenti.

Le prime avvisaglie si erano notate a inzio anno, quando avevano donato un loro nuovo brano, “Lifelong Passion” al centro caritatevole Adopt-A-Minefield. Questa nuova traccia ha segnato una netta sterzata stilistica per i Fireman. “Lifelong Passion” abbraccia l’idea di una canzone più tradizionale, costruita attorno alla voce, invertendo la rotta dei primi due dischi. Ed in questa maniera iniziano le prime speculazioni, tanto che il Times citò indiscrezioni provenienti dallo studio di registrazione che parlavano del nuovo approccio ‘come gli Arcade Fire che incontrano Led Zeppelin’.

“Electric Arguments” è in effetti un lavoro eclettico, cui la varietà certo non manca. Le 13 tracce sono state registrate in 13 giorni, il tutto al principio del 2008. Ogni canzone è stata scritta e registrata nello spazio di un singolo giorno. I Fireman sono entrati in studio senza piani predefiniti, senza preconcetti rispetto a come dovesse suonare l’album. Il progetto ha acquistato vita propria ed i risultati sorprenderanno chi conosce il sound della band.

Il brano di apertura ‘Nothing Too Much Just Out Of Sight’ è un classico pezzo rock/blues, con un bel riff di chitarra, una batteria pestata e la voce acida, un qualcosa che non vi sareste mai aspettati dai Fireman prima d’ora. La seconda traccia, l’acustica ‘Two Magpies’, vi porta immediatamente in un’altra direzione, trasmettendo un senso di calma e affrancamento. Ci avviciniamo così al terzo episodio ‘Sing The Changes’, dai tratti sicuramente euforici ed epici, memorabile per le sue linee melodiche che lo hanno reso il perfetto primo singolo. ‘Electric Arguments’ procede con questo ordine di idee, continuando a mantenere alta l’attenzione l’ascoltatore, intrigandolo rispetto alla successive mosse. Se da una parte ogni singolo episodio ha una personalità completamente diversa, il disco sembra comunque trovare un collante stilistico che lo rende omogeneo e fluido. Tra gli altri brani memorabili segnaliamo ‘Light From Your Lighthouse’, ‘Sun Is Shining’ e ‘Dance ‘Til We’re High’, capaci di rinnovare l’eclettismo e l’approccio più sperimentale che ha caratterizzato i primi due dischi della formazione.

“Electric Arguments” dimostra che Paul McCartney è ancora interessato a giocare coi diversi generi musicali. Realizzato in totale libertà e con uno spirito di assoluta creatività, a cui si affianca anche la scelta di uscire per una etichetta indipendente come One Little Indian, “Electric Arguments” è un esplosivo ritorno, album che delizierà gli ascoltatori e soprenderà i fan.

Track listing:

1) Nothing Too Much Just Out Of Sight
2) Two Magpies
3) Sing The Changes
4) Travelling Light
5) Highway
6) Light From Your Lighthouse
7) Sun Is Shining
8) Dance ‘Til We’re High
9) Lifelong Passion
10) Is This Love?
11) Lovers In A Dream
12) Universal Here, Everlasting Now
13) Don’t Stop Running

Il disco è stato prodotto da Paul McCartney e Youth e tutte le canzoni sono state scritte e suonate da Paul McCartney

“Electric Arguments” uscirà il 24 Novembre, pubblicato da MPL, stampato e distribuito da One Little Indian con distribuzione esclusiva e promozione italiana a cura di Goodfellas

13/10/08

Il Ritorno di DJ/Rupture



Si Intitola Uproot il nuovo album per uno dei più eclettici dj/producer statunitensi. Ora Affiliato al marchio di Brooklyn The Agriculture, DJ/Rupture continua a stupirci con la sua miscela di etno hip hop, in cui fanno capolino le più svariate influenze, dal breakbeat alla cumbia, dal ragga al dubstep praticamente senza soluzione di continuità.
Un mix in cui svettano i contributi di Maga Bo, Ghislain Poirier, Scuba, Timeblind, We e molti altri.

Uproot Tracklist
01. Baby Kites and Nokea "Reef"
02. Clouds "Elders"
03. Istari Lasterfahrer "Bang Soundboy"
04. Nokea "Cassava"
05. Atki2 "Winter Buds"
06. Maga Bo "Homeboys feat. Max Normal"
07. Clouds "Too Much"
08. Ekstrak "Mass Dampers"
09. Frescoe "Afghanistan"
10. Iron Shirt "Gave You All My Love (Matt Shadetek..s I Gave You All My Dub remix)"
11. Jenny Jones "Capilano Bridge"
12. Ekkehard Ehlers "Plays John Cassavettes pt. 2"
13. Stalker "Radios Et Announceurs"
14. Ghislain Poirier "Ignadjossi feat. Jhonel"
15. Filastine "Hungry Ghosts (instrumental)"
16. Scuba "Braille Diving"
17. Quest "Mirage" ; Team Shadetek "Brooklyn Anthem (acapella)"
18. Shackleton "Naked" ; Brent Arnold "Erhu Solo"
19. Timeblind "Strategy Decay" ; MagaBo "3akel (acapella)"
20. Moving Ninja "Uranium"
21. Professor Shehab + lloop "Drunken Monkey (Ambient Remix)"
22. Dead Leaf "Save from the Flames All That Yet Remains"
23. We™ "Second-Hand Science"

07/10/08

Rodriguez Live




“Oggi, finalmente recuperato, suona ancora come un colpo di genio di folk psichedelico sporcato di soul e di blues” - XL

“In po’ Arthur Lee, un po’ Jose’ Feliciano, Rodriguez è un misconosciuto songwriter messicano di Detroit che nei primi anni ’70 pubblicò un paio di album patrocinati e prodotti da Mike Theodore e Dennis Coffey. La sensazione è che il culto possa finalmente dispiegare appieno le sue ali: ottimi songwriting, ambientazioni folk originali (oggi di gran moda) e arrangiamenti bizzarri e (a tratti) sonic” – BLOW UP

“Un genio riscoperto 30 anni dopo. Mentre stava lavorando in cantiere. Non è difficile contestualizzare l’album in quel periodo in cui anche gli Stones davano l’impressione di comporre seduti su un marciapiede, in esilio sulla Main Street; più sorprendente è la guizzante inquietudine dell’ex ragazzo di origine messicana, la sua disponibilità a farsi attraversare da mood psichedelici e folk, rock e blues”- ROLLING STONE

“Di che si tratta? Di pop e folk, Dylan e psichedelia, critica sociale e visionario realismo di strada, riuniti in dodici canzoni che hanno del miracoloso per come riescono a evocare quei tempi e quei luoghi con una nitidezza incredibile, suonando tuttora stupende” - RUMORE

“Se sul serio l’iniziale Sugar Man sembra sottratta a un Arthur Lee in stato di grazia, Only Good For Conversation scodella chitarre al fuzz da Ed Hazel al top. Se in Crucify Your Mind Bob Dylan incontra Van Morrison e in Inner City Blues chiama alla collaborazione Rovert Kirby, in Hate Street Dialogue Fred Neil flirta con il garage e Tim Hardin, salvo piazzare poco dopo una Everybody’s Talkin’ punto minore intitolata I Wonder" – IL MUCCHIO

“E’ il debutto (inedito da noi) di Rodriguez, misconosciuto autore di origini messicane con all’attivo solo un paio di LP (questo è il debutto, del 1970): strane incursioni pop nel soul psichedelico, con testi che oggi definiremmo urbani" – IL VENERDI’ di Repubblica

“Nel pieno di quel grande casino conosciuto con gli anni sessanta, Rodriguez non riesce a entrare nell’esercito, ascolta qualsiasi disco della Motown e poi Dylan, i Beatles, Leonard Cohen e tante altre cose. Un giorno incotra due tipi: Dennis Coffey, il chitarrista dei leggendari Funk Brothers, la band di studio della Motown e Mike Theodore, il suo partner in crime nel mondo della musica. Quei due lo portano in studio e nel marzo del 1970 la Sussex pubblica “Cold Fact”, il primo, bellissimo album di Rodriguez. qualche buona recensione, qualche passaggio radiofonico e nulla più. Ora quel disco è stato ripubblicato. è bellissimo. Ora tocca a voi, cioè a noi" - SUPERFLY

06/10/08

Murcof "The Versailles Sessions"



Nell'estate del 2007, Fernando Corona ha completato un lavoro su commissione per Les Grandes Eaux Nocturnes, un festival annuale di suoni, luci ed acqua nello splendido scenario di Versailles. Una suite musicale è stata composta per accompagnare l'allestimento della grande fontana nel Jardin du Roi nella serata di inaugurazione. "The Versailles Sessions" sono il documento sonoro di questo evento e verranno pubblicate a novembre da Leaf (anche su doppio vinile in edizione limitata). Le sei composizioni preparate per il progetto derivano interamente dall'utilizzo di registrazioni di strumenti barocchi del 17° secolo (inclusi clavicembalo, viola da gamba, flauto e violino) e di un mezzo soprano. GetSound, che ha commissionato il progetto, ha infatti arruolato artisti specializzati in musica barocca a Parigi. "Abbiamo registrato pezzi di Lully, Couperin e altri", dice Corona riguardo le sessions. "Sono stati suonati in modo tradizionale, ma abbiamo anche dato spazio alla sperimentazione; è stata davvero un'esperienza istruttiva e i musicisti sono stati grandi, molto aperti e desiderosi di divertirsi." Un tale processo di registrazione può sembrare un forte cambiamento per un artista noto soprattutto per essere attivo in ambito elettronico; in realtà si tratta di un'ulteriore evoluzione delle tecniche che Corona ha perfezionato negli anni. "L'opera è stata portata avanti più o meno come nel mio precedente lavoro: anche qui si è trattato infatti di processare del materiale acustico precedentemente registrato. L'unica differenza è la fonte effettiva del materiale, così specifica e relativa al barocco del 17° secolo." All'inizio del lavoro, le interpretazioni di Corona del materiale di cui disponeva non sono però andate secondo i piani. "Quando abbiamo provato circa due settimane prima dell'effettiva inaugurazione, pioveva a dirotto e non sono riuscito a fare tutti i test necessari. Ma stando là e vedendo lo spazio e le installazioni (grandi luci da discoteca e videoproiezioni sulle fontane), mi sono reso conto di quanto stessi andando nella direzione sbagliata, musicalmente parlando. Il posto richiedeva un approccio diverso: più apertura, più tempo per lo sviluppo dei suoni e per il loro risuonare in quello spazio enorme; così sono tornato a casa e durante le restanti due settimane ho rilavorato l'intera opera fino ad arrivare a questo risultato. Le registrazioni che ho usato come fonte sono molto ricche e coprono una vasta gamma di timbri, così ho avuto molte possibilità su come sviluppare il processo di creazione della musica."

Le Versailles Sessions non dovrebbero essere considerate come il seguito del monumentale "Cosmos" del 2007, piuttosto come un progetto speciale mentre aspettiamo il prossimo album di Murcof. La pubblicazione coincide con il primo tour estensivo di sempre dell'artista messicano in Gran Bretagna a novembre, durante il quale Corona presenterà una nuova opera (intitolata Océano), in collaborazione con l'ensemble classico spagnolo BCN216 e con lo scultore visivo Flicker, in quella che promette di essere un'esperienza live davvero travolgente. Océano rappresenta inoltre la spina dorsale del prossimo album in studio di Murcof (la cui uscita è prevista per il 2009), a testimoniare quanta strada sia stata fatta dall'artista dagli esordi minimalisti al sonic power monolitico di oggi, fatto anche di maestria nel controllo dei timbri e delle atmosfere.

Originario di Tijuana, Messico, e ora residente a Barcellona, Corona ha pubblicato tre acclamati album su Leaf ("Martes", 2002, "Rimembranza", 2005, e "Cosmos", 2007) usando la tecnologia per creare musica avvolgente, spirituale e profondamente risonante. La reputazione internazionale di Murcof è di recente aumentata grazie a numerose ed inconsuete collaborazioni, tra cui gli eventi presso il Peter Harrison Planetarium di Greenwich, le due esibizioni con l'ensemble Mousique Nouvelles di Jean-Paul Dessy all'interno delle cattedrali di Bourges e Bruxelles, il Montreaux Jazz Festival (in collaborazione con Talvin Singh ed Erik Truffaz), il Geode IMAX a Parigi (con video di Saul Saguatti), la colonna sonora live per Metropolis di Fritz Lang alla Cinematheque di Parigi e il Sonar Festival di Barcellona con il pianista Francesco Tristano. Corona ha anche composto la colonna sonora di tre film (tra cui il prossimo La Sangre Illuminada) e collaborato con il trombettista Erik Truffaz per un album che sarà pubblicato su Blue Note a breve.

03/10/08

Bodi Bill


La Germania sì è progressivamente affermata nell’ultimo decennio come scena fertile nell’ambito indie dal taglio più elettronico. Per certi versi è un riappropriarsi delle proprie radici, con tutta la tradizione kraut-rock che sottilmente va a insinuarsi tra le righe di questi nuovi artisti emergenti. Non solo i capofila Notwist, nei sotterranei c’è un incredibile fermento con numerose nuove leve pronte a dare del filo da torcere agli autori più affermati. Il trio dei Bodi Bill si è fatto avanti progressivamente, sporcando costantemente le proprie canzoni dal taglio melodrammatico con una buona dose di eclettismo, che ha portato spesso a sconfinamenti nei territori della cosiddetta club culture. Non è del resto più mistero la comunione d’intenti che lega i frequentatori del dancefloor con gli autori più intimisti. In quel segmento che semplicisticamente è stato descritto dalla stampa di settore come folktronica, il gruppo berlinese si impone con personalità, forte di un songwriting che sposa l’equilibrio delle torch songs e la fisicità del beat digitale. E’ una formula comprovata in studio e nelle numerose apparizioni dal vivo della band, che grazie del supporto della locale Sinnbus, si lancia alle conquiste dei palcoscenici indipendenti, avendo sufficienti strumenti per il corpo e per la mente. Perchè la loro musica ha la naturale capacità di abbracciare gli animi più romantici come quelli improntati al divertimento più sfrontato. E’ una costante comune a molte formazioni contemporanee, ma la differenza sostanziale è nello spirito, nel saper toccare le giuste corde. Ed in questo i Body Bill sanno di poter eccellere. "Next Time", il loro secondo album, uscirà a fine Ottobre anche in Italia e la band sta pianificando qualche data live nel nostro paese, su cui vi terremo aggiornati. Intanto ecco il video di "I Like Holden Caulfield".





02/10/08

Growing - Wrong Ride


Dopo il tour europeo in compagnia dei giapponesi Boris, un nuovo riconoscimento per il duo di Brooklyn formato da Kevin Doria e Joe Denardo. "All the Way" è il culmine delle loro peripezie strumentali in bilico tra Kraut-rock, Ambient-elettronica e Shoegaze. Guarda il video di "Wrong Ride" tratto dal nuovo album edito da The Social Registry




01/10/08

REGGAE VIBEZ




Esce in questi giorni la raccolta curata da Greensleeves per uno degli artisti fondamentali del giro Dancehall giamaicano, Mr Vegas. "20 Hit Singles" contiene lo straordinario inedito "Must Come A Road" in combination con il mitico Barrington Levy. La selezione contiene collaborazioni di spessore con Sean Paul, Elephant Man e Lexxus.

TRACKLISTING:
1.Heads High
2. Tek Weh Yuself
3.You Sure (Hands Up)
4. Jack It Up
5. Girls Time
6.Do You Know
7.Under Me Sensi Ft Alozade & Hollow Point
8. Pull Up
9. Taxi Fare Ft Mr Lexx
10. Hot Wuk
11. Rise
12. Latest News
13. Hot Gal Today Ft Sean Paul
14. She’s A Ho
15. Jacket
16. Go Up
17. Bun It Ft Elephant Man
18. Nike Air

Nuovo video per The Drones


THE DRONES - Minotaur EP

Esce per ATP Recordings (Fuck Buttons, Alexander Tucker, Deerhoof) un nuovo picture disc limitato a 1.000 esemplari contenente 6 tracce incise dal gruppo australiano. Ecco il video della title track, un brano che verrà incluso nel prossimo album intitolato "Havilah" la cui uscita è prevista per Gennaio 2009.


Total Sonic Annihilation



Chissà quante volte vi siete imbattutti in quei cantieri che con estrema prontezza segnalano l'obbligo di indossare cuffie durante lavori dal forte impatto ambientale. Lo stesso avviso dovrebbe campeggiare in bella evidenza al di fuori dei club o delle sale concerti che ospitano con una certa regolarità gli americani A Place To Bury Stangers. Un trio di stanza a Brooklyn, New York, che si raccoglie attorno alle personalità in qualche misura turbate di Oliver Ackermann (chitarra, voce), Jono Mofo (basso) e Jay Space (batteria). Hanno fatto urlare al miracolo più di un giornalista specializzato, hanno messo in pre-allarme i distretti di polizia prossimi alla loro sala prove, hanno avuto la pretesa di affrontare con piglio americano e sensazionalistico tutto ciò che è materia di studio inglese. Fosse lo shoegaze, fosse certo gothic, fosse il mancuniano Factory Sound. Ma la novità è nell'approccio sprezzante, nei toni quasi epici della loro – inscenata – battaglia. Ormai celebri per i loro live sanguinolenti – è il pubblico a rimetterci le penne, tanto che una campagna contro l'inquinamento sonoro li vedrebbe tesimonial ad hoc – i nostri si sono guadaganti una reputazione tale da insidiare band ben più affermate nel caleidoscopio mediatico odierno. Non osiamo immaginare cosa possa restare degli MGMT dopo il recente slot che li vede affiancati in alcune date inglesi. L'intenzione di A Place To Bury Strangers è quella di annichilire l'ascoltatore, un assalto per nulla impietosito ai padiglioni auricolari, con la fermezza di offrire un contributo notevole alla storia del rock chitarristico. E siamo a buon punto. La pubblicazione per il mercato europeo – ad opera di una rediviva Rocket Girl – del loro omonimo album di debutto sta già mandando in fibrillazione tutti gli addetti ai lavori. Dalle parti dell'NME già si sfregano le mani per aver trovato la gallina dalle uova d'oro (per nulla casuale il loro inserimento nella top ten delle band esibitesi al South by Southwest), in un istante la più rumorosa band di New York diviene l'oggetto del desiderio in quel di Londra. Con l'aggiunta di ben 5 bonus tracks il loro esordio europeo è un bulldozer carico di anfetamine, un animale a briglie sciolte pronto a colpire con feroce determinazione. Suoni che vi investiranno, un cono rumoroso che svetta sulle intuizioni di grandi del recente passato come Jesus & Mary Chain, My Bloody Valentine e Loop. Una delizia per chi ha seguito le più perverse evoluzioni della wave britannica. Hanno passaporto americano i tre, ma i loro immaginario è figlio dell'epopea albionica. Solo un piccolo dettaglio, i loro volumi sono davvero assassini! Eccovi servita un altra benevola onda d'urto per questo 2008.


“… a mountainous guitar squall that has the crowd’s jaws on the floor slabs … everyone’s found their new favourite band.”
NME

“…They are quite brilliant…Watching another band after this is simply inconceivable…”
KERRANG!

“…Beneath those noisy opuses lurk killer melodies…in London a brilliant new group was discovered.”
ARTROCKER

“…The mark of true genius… I hate to swear in reviews but Fuuuuuuuukkkkkkgghell. YES.”
THE FLY

“…tinnitus-inducing noise-pop against a tension-wracked Joy Division meets Ministry backdrop…they can pull beauty out of eardrum-puncturing bleakness.”
PITCHFORK

“…Best discoveries? [at SXSW]…A Place to bury Strangers…who meld together the Jesus and Mary Chain and New Order to explosive and thrilling effect.” SUNDAY TIMES CULTURE

“…bringing doom to a new generation.”
DAZED & CONFUSED

“…Let them play one more song before we shut the place down. This band is sick.”
NYPD Officer