14/12/12

Girls Names, la wave made in Belfast





‘The New Life’ sarà pubblicato il 18 di febbraio su etichetta Tough Love (UK) e Slumberland (per gli stati Uniti). Il quartetto irlandese con base a Belfast, si muove in una posizione geografica  particolare rispetto a quella dei più celebrati colleghi d’oltremanica. C’è un’urgenza urbana nella loro musica, questo è il primo elemento indissolubile, e comunque una tendenza a rivedere in chiave più soulful i dettami della wave tutta.  I grigi scenari del paese natale, gli scampoli di naturale isolamento privato e lo schiacciante desiderio di liberarsi ed imporre la propria individualità, sono tutte conseguenze di un vissuto intenso, che si traduce puntualmente nella loro musica.

Dopo una serie di singoli ed EP per diverse etichette indipendenti, Girls Names debuttano sulla lunga distanza nel 2011 lasciando il segno con ‘Dead To Me’, raccogliendo consensi unanimi da pubblicazioni quali Pitchfork, NME e Loud & Quiet, tanto per citare le più importanti. Testati su uno dei palchi maggiori del Primavera festival di Barcellona, i brani di’The New Life’ sono immediatamente entrati in circolo, scuotendo le coscienze dei loro sostenitori, in crescita esponenziale.

L’essersi definitivamente allargati alla formazione a quattro, ha portato benefici su tutta la linea, incrementando le possibilità del loro suono, oggi davvero accattivante e ricco di molteplici sfumature. Quasi due anni nella preparazione, il disco non teme certo il confronto con una forma canzone mutevole, abile nel dribblare gli stessi diktat radiofonici. Sarà così possibile perdersi nelle maglie di una lunga ed ipnotica title track e nelle chitarre riverberate del singolo ‘Hypnotic Regression’, trascendendo l’idea stessa di indie-rock. E’ una nuova esistenza, a tutti gli effetti, ed il gruppo – pur partendo dal solco Factory/C-86 – mostra di avere un anima pop discretamente informata dalla musica nera.



13/12/12

Lo stile non è acqua: il ritorno di Adam Ant





Una delle più discusse ed ammirate icone del pop inglese- Adam Ant – ritorna in studio con il suo primo album in 17 anni. Un evento in sè, quasi una celebrazione per una delle figure più eccentriche a calcare i palchi del Regno Unito (e non solo)  all’indomani della rivoluzione post ‘77. Ad accompagnare l’album in uscita la terza settimana di Gennaio – per la fantomatica Blueback Hussar Records-  ci sarà anche un tour mondiale ed una pellicola cinematografica.  Dopo essere venuto a capo di un battaglia – peraltro ben documentata – contro la depressione ed il bipolarismo, la leggenda londinese torna a far sentire la sua voce con il kilometrico ‘Adam Ant is The Blueblack Hussar In Marrying The Gunner’s Daughter’, introdotto dal singolo ‘Cool Zombie’.

Il carattere spericolato dell’uomo è tutto in queste 17 (la scaramanzia non c’entra)  nuove composizioni, che pur attingendo al passato mostrano delle variazioni tematiche affatto trascurabili. E’ come se la penna di Adam fosse divenuta più discreta, riflettendo una personalità sempre in bilico. C’è spazio ad un elettronica casalinga, ad alcune sincere immersioni lo-fi e poi il gusto certificato per quelle inimitabili ed incalzanti ritmiche di marca post-punk.

Considerato alla stessa stregua di un tesoro nazionale, Adam è stato il leader e cantante del gruppo Adam and the Ants nei primi anni ’80, prima di imbarcarsi in una fortunata carriera solista che gli ha consentito di raggiungere più di una volta la vetta della top ten inglese. Tre numeri uno tra i suoi singoli ed un lasciapassare come figura simbolo di tutto il  movimento new romatic, una delle più sostanziali scosse estetiche apportate al calderone new wave. Non solo profeta in patria, il nostro uomo ha replicato i suoi successi anche oltreoceano, ottenendo risultati  di vendita  a dir poco entusiasmanti. Di nuovo tra noi per imprimere un’ulteriore accelerazione alla sua carriera.



Il soul bianco di Alice Russell





Torna una delle regine della soul music europea.  L’inglese Alice Russell pubblica a febbraio il nuovo album – il quinto per la precisione - ‘To Dust’  a coronamento di una carriera fin qui eccezionale. Assistita nuovamente in cabina di regia dal fido produttore TM Juke,  il disco (pubblicato dalla francese Differ-Ant, su licenza Tru Thoughts) oltre ai classici umori black introduce una vena eighties che sposta l’attenzione ancor di più sulla forma canzone, favorendo nuovi innesti in una visione pop davvero globale.


Completamente a suo agio di fronte alle più esigenti platee jazz (magari anche a capo di una corposa big band) o nell’intimità di un rock club, la Russell ha sempre evidenziato grandi capacità di adattamento, senza mai trascurare lo stile. Non a caso sono numerosi e prestigiosi i suoi sostenitori: Gilles Peterson, David Byrne, Dennis Coffey, Massive Attack’s Daddy G e Groove Armada. Il primo singolo ad esser estratto porta l’esplicito titolo di ‘Heartbreaker’, come se le questioni di cuore debbano necessariamente seguire le pulsazioni della musica dell’anima. Un binomio che del resto ha sempre accompagnato gli sviluppi di questa musica, ottima per preservare una certa intimità ma anche ideale per scendere sul dancefloor. ‘To Dust’ è disco più vellutato, romantico nell’accezione più ampia del termine, incentrato sulle relazioni interpersonali, irrimediabilmente realista. E’ un’Alice Russell molto coinvolta, forse all’apice del suo ruolo interpretativo.

Il singolo ora fuori è accompagnato da un video che è un pezzo di cinematografia pura, con un protagonista importante nella figura dell’attore di Hollywood Harry Shearer, noto per i suoi molteplici ruoli ma anche per essere una delle voci ufficiali dei Simpsons ed uno degli speaker più seguiti della stazione radiofonica di Los Angeles KCRW. Con ‘Heartbreaker’ si accede alla nuova dimensione musicale della Russell, sempre ammaliante.





12/12/12

Le praterie infinite di Night Beds





Dead Oceans è davvero emozionata nel presentare la musica dei Night Beds. L’ultima sensazione messa sotto contratto dall’indipendente americana è stata scoperta forse nel modo più banale per l’era digitale. Un semplice messaggio di posta elettronica con un brano in allegato, tanto è bastato a far scattare la scintilla e a portare avanti una trattativa che si è risolta nel minor tempo possibile. Il fascino di quella singola selezione non poteva trarre in inganno gli specialisti dell’etichetta, quell’incedere rassicurante con quei toni sognanti ponevano le basi per qualcosa di veramente intenso.

La voce dei Night Beds, Winston Yellen, arriva da Nashville via Colorado Springs. Il 23enne mostra di avere tutte le carte in regola per affrontare a testa alta il circo del rock, non temendo confronti con autori - già affermati - quali Mark Kozelek o semplicemente passati alla storia (vedasi alla voce Gram Parsons). Americana? Country soul? Di certo è musica dai grandi spazi, profondamente descrittiva.

Già nel primo singolo "Even If We Try", Yellen compie un passo deciso verso l’affermazione della propria arte, sfoggiando una performance vocale straordinaria. Non è un caso che questo brano sia stato registrato nello studio ricavato dall’abitazione della coppia country per antonomasia: Johnny Cash e June Carter. Hendersonville, TN, il luogo. Il 4 di febbraio i tempi sono maturi per il debutto sulla lunga distanza. 'Country Sleep', un disco concepito nell’arco di 10 mesi. Aldilà dello storico ‘appartamento’ le altre incisioni sono frutto del lavoro svolto presso il Brown Owl di Nashville. Musiche di origine controllata, squisitamente oscure, eppur docili. Il carisma di Yellen è tutto in queste melodie sospese.





Lady: omonimo debutto per due reginette r&b





Tutto quello che dovete fare è ascoltare le Lady una singola volta, non farete fatica a ricordare – nel caso ve ne foste dimenticati – perchè questa inebriante miscela fosse appunto battezzata ‘soul music’. L’onestà, la dolcezza dolente e la crudezza di queste cantanti vi riporteranno ad una delle stagioni migliori della musica afro-americana, spingendovi senza meno alla danza, ma toccando profondamente le corde della vostra anima. Le loro armonie si incrociano in maniera solenne, celebrando un momento creativo importante.  Lady è il nome con cui debutta su etichetta Truth & Soul la coppia al femminile composta da Nicole Wray e Terri Walker. Un suono che pur avvicinandosi ad una tradizione decana, vive di interpretazioni tese ed originali. Qualcosa che piacerà ai vostri genitori – ammesso e non concesso l’ascolto di Supremes e Temptations al jukebox di riferimento -  ma che scalderà anche i vostri ‘aridi’ cuori.

Nicole, che è di Atlanta e Terri, inglese, si incontrano a  New York City nel 2009 e presto realizzano che il loro amore comune per i classici del soul ed il più ricercato hip-hop contemporaneo avrebbero portato ad una nuova eccitante combinazione. Si affidano ai produttori di lusso Leon Michels e Jeff Silverman, le cui orchestrazioni lussureggianti hanno peraltro supportato le creazioni di gente come Adele, Raekwon, Ghostface Killah, Aloe Blacc e Lee Fields. Le premesse sono ottime.

Terri Walker ha già avuto numerosi album di successo nel Regno Unito (su etichetta Mercury7Def Soul), il suo debutto ebbe addirittura una nomination al Mercury Music Prize. Il singolo d’esordio di Nicole Wray - Make It Hot (etichetta East West) – conquistò a sua volta il disco d’oro e le comparsate al fianco di Missy Elliott, Cam’ron, Black Keys e Kid Cudi non hanno fatto altro che cementarne lo spessore. Le due signorine assieme fanno faville, c’è il sixties soul, scortato dai moderni accessori funk/r&b, ed una band alle loro spalle capace di fornire le giuste accelerazioni lavorando su un groove caldissimo. Preparatevi ad innamorarvi di nuovo.



Solange Knowles ci abbraccia con 'True'





I più curiosi frequentatori del circuito indie avranno già preso confidenza con il nome. Solange Knowles si è infatti già affacciata con discrezione negli album dei glamster-progressivi Of Montreal e degli untori electro Chromeo, raccontando una storia diversa rispetto a quella della più celebrata icona dell’r&b: la sorella Beyonce. Sulle ali del successo del recente singolo “Losing You”  (quasi 3 milioni di visualizzazioni su you tube), pubblicato dall’etichetta Terrible, la fascinosa vocalist – che ha anche avuto modo di sfilare alla scala della moda, Milano – torna sul luogo del delitto, scegliendo ancora la label indipendente gestita dal bassista dei Grizzly Bear, Chris Taylor.


‘True’ – che ci regala quasi 30 minuti di musica sensuale e gentile allo stesso tempo - esce a gennaio ed è sinceramente un tuffo al cuore, frutto della collaborazione con il produttore Devonté "Dev" Hynes, meglio noto come Lightspeed Champion.
L’incontro tra i due avviene nella primavera del  2010, e quella stessa chimica musicale si ricrea in occasione del nuovo mini, una delle cose più sensazionali che potesse nascere sulla tangente r&b/indie. E’ proprio la produzione a collocare la nostra a debita distanza dai luoghi comuni della black music più esplicitamente rivolta al mainstream. Ariel Rechtshaid (Usher, Major Lazer) e lo stesso boss dell’etichetta Chris Taylor hanno dato ulteriore sostanza a questa comunione artistica, adoperandosi adeguatamente in fase di mixaggio e post-produzione.


Il singolo ‘Losing You’ aveva già conquistato il prestigioso magazine Spin, che ne parlava come di una felice ed ariosa fusione tra R&B, pop adulto anni ’80 e beats di matrice  hip-house. Con l’Ep si va davvero oltre, l’impressione è che qualcosa di davvero importante stia accadendo non solo nel circospetto mondo dell’indie-dance, ma più propriamente nell’universo popular. Solange ha del resto tutte le qualità per calamitare l’attenzione su di sé, sfoggiando una grande naturalezza non solo quando passeggia con eleganza nella township – il video di ‘Losing You’ è stato girato a Cape Town – ma anche nel ruolo di sensazionale interprete canora. Una nuova stella è nata.





03/12/12

Nightlands, onde AM e delizie pop





Figlio di un ingegnere genetico, Dave Hartley ha sicuramente lasciato da parte l’eredità professionale del padre, pur incorporando le sue capacità analitiche e per certi versi l’amore per il lavoro in laboratorio. Nelle vesti di Nightlands, Hartley è uno scienziato del pop, che nel suo secondo lavoro sulla lunga distanza cerca di affrontare nuovi quesiti rimasti irrisolti. L’uomo e la malinconia delle macchine, sullo sfondo di un disco che segue le onde radio delle stazioni AM anni ’70, un vortice di ricordi ancestrali ed armonie soavi. ‘Oak Island’ – che esce per la solerte Secretly Canadian – è così uno di quei gioiellini magnetici che sanno davvero come riportare alla luce antichi quadretti familiari.

E’ una musica molto intimista, in cui gli intrecci acustico/elettrici lasciano sempre grande spazio ad una vocalità ispirata, riproducendo effetti cari alla tradizione West Coast. Al pari di questi melodiosi anfratti, c’è spazio anche per le surreali ambientazioni che furono di Brian Eno. Un quadro che risulta oltre modo completo nelle 10 tracce di questo disco. Dall’elegante
bossa-nova lunare di "So Far So Long" – che idealmente potrebbe candidarsi a singolo – agli squarci hypnagogici di Nico (che sia anche questo un omaggio voluto?), è tutto un gioire atmosferico, luminoso. Hartley è un prolifico turnista dell’area di Philadelphia, oltre ad essere il bassista ufficiale di The War on Drugs. Da solo non teme certo confronti con il gruppo maggiore.



Ghetto Brothers, riscoperto un classico latin-rock





C’è un termine che i collezionisti usano senza troppi peli sulla lingua: sacro Graal. Qualora si tratti di un disco non solo di difficile reperibilità, ma anche di toccare cifre astronomiche sui siti di aste on line. A volte questi dischi ammantati da un alone di mistero, mantengono la dimensione di oggetti mitologici non meglio identificati, altre volte l’opera di un buon samaritano provvede a renderle pubbliche, per il piacere ed il godimento di molti. Potremmo ancora ragionare sui contorni etici dell’operazione, sulla democratizzazione dell’oggetto musicale, ma quello che più conta ora è registrare questa lodevole operazione di recupero, resa possibile dallo sforzo di Truth And Soul.

‘Power-Fuerza’ dei Ghetto Brothers entra di diritto nel novero dei più ricercati dischi rare-groove, una sorta di latin-jazz con influenze urban soul ed un’attitudine rock vagamente lisergica. Un disco che nel 1972 fotografava la via di un combriccola di musicisti meticci che avevano scelto il South Bronx come base operativa. Perché in questo caso non parliamo soltanto di un’accolita di musicisti, bensì di una gang che cresciuta in strada si è progressivamente trasformata in una vera comunità di attivisti. Seguendo per certi versi quanto accadeva altrove con il Black Panther Party.

Quelle che ascolterete – forse – per la prima volta non sono autentiche canzoni di protesta, lo spirito del gruppo presentava delle suggestioni ben più articolate. Andando a sintetizzare questo è il prodotto di un gruppo di giovani portoricani residenti a New York, che in cuor proprio adoravano le melodie pop dei sixties ed in particolare dei Beatles. Parimenti a questa passione, le loro radici  certo non mentivano un’appartenenza allo stile  Nuyorican, ecco dunque i richiami al rock latino ed una forma più elaborate di blues. Anche un evento tragico ha accompagnato l’evoluzione di questo gruppo aperto, quando il catalizzatore della comunità e ‘consulente di pace’  Cornell “Black Benjy” Benjamin è stato assassinato in un acceso confronto tra gang. Sono esperienze che ritroviamo nella sfera di questa incredibile band, capace di raggiungere con un solo album lo stato di cult assoluto. Con un libretto di 80 pagine che accompagna la pubblicazione, Truth & Soul confeziona una delle migliori ristampe di genere, consegnandoci inalterato questo gioiello di prode resistenza urbana.