Kelli Ali ha associato il suo nome ad una delle realtà più in vista della scena elettronica inglese di fine anni ’90, firmando con gli Sneaker Pimps un album – "Becoming X" – ad oggi ancora considerato una delle vette dell’incontro stilistico tra downtempo ed elettro-wave. Giunta al suo terzo album solista per la benemerita One Little Indian, Kelli stringe un’interessante alleanza con il produttore/musicista Max Richter, che oltre ad aver pubblicato deliziosi lavori sospesi tra indie ed ambient elettronica per Fat Cat, ha assistito in studio una rediviva Vashti Bunyan nella sua clamorosa rentrèe discografica. Registrato nell’arco di 3 mesi tra Edinburgo, Glasgow e Pencaitlan, "Rocking Horse" offre una dimensione più eterea della chanteuse originaria di Birmingham. Messi da parte i più ovvi richiami alla scena trip-hop di cui nel bene è stata protagonista, le canzoni di Kelli Ali hanno oggi un tono più pastorale, avvicinandosi con decisione al recupero della tradizione folk britannica, senza peraltro trascurare melodie dal gusto medievale ed arrangiamenti spesso vicini alla classica contemporanea. Merito anche del talentuoso produttore Max Richter, che cuce addosso a Kelli un nuovo abito. Facendo perno su un quartetto d’archi e sull’ utilizzo di strumenti della tradizione come il flauto, il corno inglese ed un organo vintage, "Rocking Horse" si rivela come album pregno di sapori antichi, appeso ad una sensibilità quasi barocca. A ricreare queste fosche e suadenti atmosfere concorrono anche la chitarra acustica di Marc Pilley (astro nascente della scena neo-folk) ed il piano dello stesso Richter. Figlio anche dello spirito nomade di Kelli – che negli ultimi anni ha vagato intensamente tra Messico e California, affrontando esperienze mistiche che hanno dato il là ad alcuni testi – "Rocking Horse" è un disco che sorprenderà i numerosi seguaci dell’artista, mai come ora di fronte ad un drastico rinnovamento stilistico, dai risultati francamente sorprendenti.
16/10/08
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