John Twells oltre a specchiarsi nel nome d’arte Xela è anche direttore artistico e proprietario dell’etichetta Type. Il suo approccio musicale guarda ben oltre gli steccati del genere elettro-acustico, incorporando spesso e volentieri elementi estranei, che danno una dimensione molto ampia del suo soffio artistico. Piuttosto che citare compositori moderni, o prodigiosi interpreti del verbo digitale, John Xela guarda con spirito del tutto avanguardista alla musica sacra e al cinema. Mettendo a nudo le sue influenze, non perde occasione di citare Dario Argento, Lucio Fulci, George Romero, Umberto Lenzi, John Carpenter e Lamberto Bava, registi che hanno sempre valutato fondamentale l’idea di ‚suono’ nelle loro pellicole. Questo passaggio è stato evidente nel suo penultimo album da studio The Dead Sea, macabra discesa nei meandri del soundtrack horror, grazie ad un’efficace produzione strumentale in grado di citare ambient siolazionista, spettrale folk music ed elettronica ante-litteram. Da qualche parte tra gli scenari retro-futuristi del BBC Radiophonic Workshop e la cosiddetta grey area (altro modo per indicare le culture ‚industriali’ di inizio 80, sulal falsa riga dell’omonima collanana Mute).
Ancora più immerso in questi magmatici scenari è il nuovo cimento da studio a titolo In Bocca Al Lupo, quasi un eufemismo se pensiamo alle sinistre atmosfere evocate dal solo John. Nel particolare si tratta di una composizione di 60 minuti concepita per un’ orrorifica installazione in quel di Chicago. Per giungere alla definizione di questo tema, Xela ha spesso visitato le antiche basiliche e cattedrali italiane e spagnole, per scorgerne nell’architettura ulteriori elementi di ispirazione.
E’ evidente come questo album sia ulteriore sforzo nella definizione di un genere proprio, atipico, dove in completa assenza del ritmo, si spolvera tutta l’inventiva del mezzo analogico, delle sue remote possibilità e della potenza descrittiva della musica in sé. Un suono che sicuramente non può prescindere dagli oscuri scenari in cui è concepito, un cinema per le orecchie, un’acquatica sala degli orrori. Rievocando in parte la morte statica del David Lynch di Eraserhead come le pieghe più rarefatte dei nuovi terroristi sonici – leggete alla voce Wolf Eyes, Hair Police e Yellow Swans – Xela ci consegna con In Bocca Al Lupo il definitivo – e sprezzante – manifesto horror di questo decennio.
Ancora più immerso in questi magmatici scenari è il nuovo cimento da studio a titolo In Bocca Al Lupo, quasi un eufemismo se pensiamo alle sinistre atmosfere evocate dal solo John. Nel particolare si tratta di una composizione di 60 minuti concepita per un’ orrorifica installazione in quel di Chicago. Per giungere alla definizione di questo tema, Xela ha spesso visitato le antiche basiliche e cattedrali italiane e spagnole, per scorgerne nell’architettura ulteriori elementi di ispirazione.
E’ evidente come questo album sia ulteriore sforzo nella definizione di un genere proprio, atipico, dove in completa assenza del ritmo, si spolvera tutta l’inventiva del mezzo analogico, delle sue remote possibilità e della potenza descrittiva della musica in sé. Un suono che sicuramente non può prescindere dagli oscuri scenari in cui è concepito, un cinema per le orecchie, un’acquatica sala degli orrori. Rievocando in parte la morte statica del David Lynch di Eraserhead come le pieghe più rarefatte dei nuovi terroristi sonici – leggete alla voce Wolf Eyes, Hair Police e Yellow Swans – Xela ci consegna con In Bocca Al Lupo il definitivo – e sprezzante – manifesto horror di questo decennio.
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