Il nuovo album degli australiani Drones nasce in una casa nel mezzo alla foresta di Melbourne, nominalmente domicilio per la coppia Gareth Liddiard e Fiona Kitschin, rispettivamente cantante e bassista del gruppo, ambiente ideale in cui mettere mano al quarto album in studio dei Drones che vedrà la luce il 16 di febbraio 2009.
Giusto nel febbraio 2008 – nell’occasionale studio approntato nei pressi dell’inedita dimora rurale - Liddiard aveva iniziato a lavorare ad un manipolo di nuove canzoni, che avrebbero composto l’ossatura di "Havila". Due mesi più tardi a raggiungerli è il chitarrista Dan Luscombe, il volto nuovo della formazione, accompagnato dal batterista Michael Noga: iniziano le prove generali per le nuove composizioni, lavorando duramente nell’arrangiata sala prove, il che porterà il gruppo ad ottenere un suono se possibile ancora più scarno. L’ultimo tassello è fornito dal produttore Burke Reid, la persona che materialmente documenterà queste ardite session. E’ un album diverso per i Drones, un disco che vive di tumultuosi raga elettrici e di ballate drammatiche, un disco al solito carnale, fatto di passioni autentiche, per nulla stereotipato. E come si conviene ai classici del rock australe un disco senza tempo, moderno per certi aspetti, tradizionale per altri. Sentirete l’impeto delle grandi formazioni del post punk australiano, come l’eco per nulla filtrato dei grandi gruppi della terra dei canguri: dai Birthday Party – ovviamente – ai Beasts Of Bourbon. Circostanze che già da tempo hanno fatto dei Drones una delle formazioni più apprezzate negli States ed oltre manica. "Havila" è un disco pregno di riferimenti al rock più classico e narcotico, mettendo in fila echi del Neil Young più elettrico, dei Velvet come dello stesso Lou Reed solista, finanche dei Suicide. Le dieci canzoni che ascolterete sono quanto di più prossimo al Giardino dell’Eden evocato proprio dal biblico titolo. Benvenuti nell’Olimpo dei grandi.
Ecco il video di "The Minotaur", seconda traccia del nuovo disco
Giusto nel febbraio 2008 – nell’occasionale studio approntato nei pressi dell’inedita dimora rurale - Liddiard aveva iniziato a lavorare ad un manipolo di nuove canzoni, che avrebbero composto l’ossatura di "Havila". Due mesi più tardi a raggiungerli è il chitarrista Dan Luscombe, il volto nuovo della formazione, accompagnato dal batterista Michael Noga: iniziano le prove generali per le nuove composizioni, lavorando duramente nell’arrangiata sala prove, il che porterà il gruppo ad ottenere un suono se possibile ancora più scarno. L’ultimo tassello è fornito dal produttore Burke Reid, la persona che materialmente documenterà queste ardite session. E’ un album diverso per i Drones, un disco che vive di tumultuosi raga elettrici e di ballate drammatiche, un disco al solito carnale, fatto di passioni autentiche, per nulla stereotipato. E come si conviene ai classici del rock australe un disco senza tempo, moderno per certi aspetti, tradizionale per altri. Sentirete l’impeto delle grandi formazioni del post punk australiano, come l’eco per nulla filtrato dei grandi gruppi della terra dei canguri: dai Birthday Party – ovviamente – ai Beasts Of Bourbon. Circostanze che già da tempo hanno fatto dei Drones una delle formazioni più apprezzate negli States ed oltre manica. "Havila" è un disco pregno di riferimenti al rock più classico e narcotico, mettendo in fila echi del Neil Young più elettrico, dei Velvet come dello stesso Lou Reed solista, finanche dei Suicide. Le dieci canzoni che ascolterete sono quanto di più prossimo al Giardino dell’Eden evocato proprio dal biblico titolo. Benvenuti nell’Olimpo dei grandi.
Ecco il video di "The Minotaur", seconda traccia del nuovo disco
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