Assieme ad Hyperdub, Tempa è divenuto marchio di riferimento per quella corrente sotterranea ormai assurta agli onori delle cronache internazionali: il dubstep. L’album di debutto di Headhunter da Bristol segue una tradizione giovane ma assolutamente radicata. Ed è il terzo centro per Tempa dopo le travolgenti intuizioni di Skream e del guerriero afro-elettronico Benga. Già abile nel conquistare i dancefloor britannici e nordamericani, Headhunter presenta quella che è una sorta di raccolta di singoli (lo ricordiamo all’opera precedentemente con etichette simbolo quali Planet Mu e Tectonic), ampliata da brani inediti concepiti appositamente per l’esordio sulla lunga distanza.
Nomad il titolo dell’album e nomade anche l’approccio del nostro alla materia ritmica, con passaggi che rievocano tanto la cultura techno e quella dei rave parties, quanto le tecniche d’incisione del dub ed una più generale fascinazione per l’elettronica dell’ultimo ventennio.
Nomad perché ogni traccia è stata concepita in una diversa location, tra Europa e Stati Uniti, a testimonianza della mobilità del nostro, che oltre ad essere produttore in ascesa, può a ragione essere considerato dj di fama internazionale, grazie anche alle residenze presso il Ministry Of Sound ed il The End (Londra). Headhunter è anche protagonista della serata dubstep per antonomasia nella capitale inglese: Fwd And Subloaded.
Un artista che adora anche la dimensione live, memorabili gli incontri in questo contesto con Maurizio (il Maurice Von Oswald di Basic Channel, una delle sue dichiarate influenze), Gilles Peterson ed il riverito dj hip-hop Z-Trip. A breve Headhunter si imbarcherà in quello che è il suo terzo tour americano.
Date queste premesse, non facciamo fatica ad immaginarlo come una marcia trionfale. L’attualità di un genere è nelle sue mani.
Nomad il titolo dell’album e nomade anche l’approccio del nostro alla materia ritmica, con passaggi che rievocano tanto la cultura techno e quella dei rave parties, quanto le tecniche d’incisione del dub ed una più generale fascinazione per l’elettronica dell’ultimo ventennio.
Nomad perché ogni traccia è stata concepita in una diversa location, tra Europa e Stati Uniti, a testimonianza della mobilità del nostro, che oltre ad essere produttore in ascesa, può a ragione essere considerato dj di fama internazionale, grazie anche alle residenze presso il Ministry Of Sound ed il The End (Londra). Headhunter è anche protagonista della serata dubstep per antonomasia nella capitale inglese: Fwd And Subloaded.
Un artista che adora anche la dimensione live, memorabili gli incontri in questo contesto con Maurizio (il Maurice Von Oswald di Basic Channel, una delle sue dichiarate influenze), Gilles Peterson ed il riverito dj hip-hop Z-Trip. A breve Headhunter si imbarcherà in quello che è il suo terzo tour americano.
Date queste premesse, non facciamo fatica ad immaginarlo come una marcia trionfale. L’attualità di un genere è nelle sue mani.
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