Soul music del nuovo millennio, future jazz, downtempo, mille e più etichette sono state affibbiate alla chanteuse britannica, uno dei cavalli di razza di quella che potremmo definire nuova canzone elettronica. Il curriculum di Alice Russell è di spessore, la sua una voce nera ‘intrappolata’ in un corpo bianco, tanto che spesso è stata accostata ad eminenze quali Minnie Ripperton, Chaka Khan e Betty Davis. Dopo il suo coinvolgimento da giovanissima nei sofisticati Bah Samba – che già dal nome tradivano l’influenza di un sound elettronico finemente esotico (nel 2000 furono eletta miglior band nel genere da un vecchio marpione come Dimitri From Paris, che li incluse in un mixtape di sua ideazione) - Alice trova nel produttore/musicista Quantic (al secolo Will Holland) un nuovo straordinario alleato, l’etichetta che licenzia il suo primo album – Under The Munka Moon (in cui ci mettono lo zampino anche i Plaid) – è la Tru Thoughts di Brighton, una delle realtà più ricercate nell’ambito della discografia indipendente inglese. Immediati sono i riscontri di critica e pubblico, Alice diviene in brevissimo tempo eroina della club culture continentale. La sua backing band – con elementi assortiti della Quantic Soul Orchestra – spinge vertiginosamente su un plot a base di funk e soul, mostrando peraltro una sensibilità nei confronti di sonorità come breakbeat e moderno hip-hop. Con il secondo album My Favorite Letters del 2005 (dietro al banco di regia siede un altro produttore estroso come Tm Juke, nome di casa presso la stessa Tru Thoughts e Ubiquity) il sound si fa ancora più avvincente, ma il colpo gobbo arriva nel 2006 con Under The Munka Moon II, in cui fa bella mostra di sé il singolo Seven Nation Army, preparato in combutta con Nostalgia ’77 (altra realtà del nu-jazz albionico) cover del celebre anthem da stadio a firma Jack White. Nel frattempo si è scatenato un putiferio sul globo terracqueo: il soul è la nuova religione, tutte le attenzioni sono puntate su quegli artisti che partendo dalla tradizione Stax/Motown hanno saputo traghettare il nuovo verbo ai giorni nostri. Sono momenti propizi per Alice Russell, dopo l’exploit internazionale di Amy Winehouse ed il ritorno in pista di una sempre fantastica Sharon Jones, il nuovo album della vocalist inglese – il suo quarto - sembra uscire nel periodo più opportuno. Si chiama Pot Of Gold ed il titolo lascia già presagire ottime cose. E’ soul moderno, della miglior lega, svetta al solito la voce di Alice, in brani che si colorano di classicità, affrontando però a testa alta la contemporaneità. Ci sono mid tempo che invitano al moto e ballate frizzanti, oltre ad una cover che non farete fatica a riconoscere, un tormentone di un’estate fa: Crazy dei Gnarls Barkley. Il mondo è ora Alice Russell.
Pot Of Gold esce in Italia il 17 Novembre
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