Prima di giudicare erroneamente i Vals come l’ennesimo gruppo brit-pop, date un’occhiata al loro passaporto. I quattro arrivano da Belfast, Irlanda del Nord e, operando a distanza dall’epicentro musicale inglese, possono prendersi determinati lussi, non ultimo quello di muoversi in maniera del tutto atipica nell’ambito di sonorità retro. Che forse – con un pizzico di stile in più – faremmo meglio a chiamare vintage. Paul Doherty, John Rossi, Marty Malone e Owen Duffy al loro debutto sulla lunga distanza – "Sticks & Stones" per Electrique Mud – hanno già quelle credenziali sufficienti a raccogliere l’eredità di ben più celebri formazioni d’oltremanica. Pensate che per loro si è mossa addirittura Yoko Ono, che ha avuto parole di assoluto elogio per i quattro. Le dodici tracce dell’album tradiscono certo un estremo rispetto nei confronti dei fab four, ma se possibile ne attualizzano gli insegnamenti, proponendo una musica certamente pop nelle melodie, ma assai strutturata sotto il profilo armonico. Sono gli arrangiamenti a recitare la parte da leone, laddove fiati ed organi Hammond sembrano convivere in una dimensione parallela, che rimpinza di orpelli soul una musica di stretta discendenza indie-pop. Per di più quella sottile vena psichedelica, a rendere più onirico il viaggio nella musica popolare dei Vals. Un disco che vive anche agli antipodi, scegliendo una dimensione a tratti rock’n’roll, altre più morbida e contemplativa, ma aprendosi in maniera pressoché stupefacente ai ritmi del dancefloor alternativo. Giovani eppur consci dei propri mezzi i Vals di "Stick & Stones" sgomitano alla grande con più affermate starlette provenienti dal regno unito. Ricordate dove lo avete letto la prima volta.
20/10/09
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