Alan Palomo è un personaggio evasivo, sregolato produttore che galleggia in una zona d’ombra tra il mainstream ed il più avveniristico underground. Avendo già lavorato a propulsivi remix per Grizzly Bear, Au Revoir Simone e The Silent League, è già un nome in vista nei club più alternativi. Presto le richieste aumenteranno e le sue quotazioni saliranno alle stelle, uomo avvisato…I Neon Indian sono necessariamente il suo sogno bagnato, una psichedelia sintetica che piuttosto che adagiarsi sugli schermi al plasma contemporanei, si perde nelle nebbioline da videoclip anni ’80. Tutto molto fluorescente, con synth analogici che reclamano vendetta e canzoni immolate ai più sordidi sentimenti pop da dancefloor. Il disco è stato realizzato durante un severo inverno texano - altro luogo dove la tradizione lisergica è di casa – partendo da basi molto poco ortodosse, in cui field recordings, rozzi campionamenti e bizzarri sintetizzatori convenivano per dare il là allo scabroso party titolato Psychic Chasms. Con l’intervento della video artista Alicia Scardetta, questo progetto sposa la multimedialità con fare profano e presto sarà in grado di spingervi in un immaginario girone infernale. E’ un disco che nei contenuti si focalizza sugli ardori post-adolescenziali, tirando in ballo le sempre più alienanti relazioni interpersonali od il ripetitivo utilizzo di sostanze stupefacenti. Lo spleen esistenziale dei primi New Order ed un casalingo french touch che occhieggia d’ufficio ai Daft Punk, per i Neon Indian non è solo un gioco citazionista, ma il sentore di un’attitudine homemade all’indie elettronica. Una storia che si consuma tra Austin e Brooklyn ed un finale quanto mai imprevedibile.
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