11/02/09

Lo strano caso di Alaska In Winter



Stupisce quanto accaduto col nuovo album di Alaska In Winter, eravate forse pronti ad un cambiamento così radicale? D’incanto? Partiamo dal titolo, vacanza. Che è già un luogo ideale per la mente, come cantava Madonna giusto all’altezza del suo primo album omonimo. Siete fuori strada? Non vi stuzzicano i paralleli con la regina del pop? E se vi dicessimo che Brandon Bethancourt ha proprio realizzato un disco di elettro-pop con tanto di palesi riferimenti dance e wave? Occorre fare piazza pulita del passato allora, se in occasione del suo debutto Brandon si era circondato di personaggi di tutto rispetto nella nuova geografia del folk internazionale - Zach Condon/Beirut, Heather Trost degli A Hack And A Hacksaw e Rosina Roybal (che ha suonato la viola in una sinfonia hip-hop organizzata da Kanye West) – oggi il nostro alle intime ambientazioni semi-acustiche dell’esordio sembra preferire uno smaccato tiro da dancefloor. Un crooner digitale, ecco in cosa si è tramutato il buon Alaska In Winter, e sapete cosa? "Holiday" funziona benissimo, addirittura travolge. La sua voce si è fatta ora robotica, con l’ausilio di un vocoder, ed ecco a voi servita la più grossa novità, dal 'Dance Party In The Balkans' alla nuova fatica in studio è proprio l’elemento macchina a prendere il sopravvento.
Così come accadeva per le formazioni wave che maggiormente ammiccavano alla dance, così come il cosiddetto french touch diviene linguaggio smaccatamente pop, Alaska In Winter mescola le carte in gioco, quasi beffardo, approfittando delle commistioni oggi in atto. Ciò significa che questa nuova avventura porta un debito marchio pop, pur strizzando l’occhio ad un ipotetico dancefloor, rovesciando così anche il ruolo stesso dell’artista, che passa dalla sua formazione riflessiva ad una dimensione più club oriented. E il tutto senza perdere una stilla d’originalità. Un nuovo benvenuto!

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