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Con questa congrega di musicisti è anche difficile fare delle previsioni, tant’è che si rimane spiazzati ascolto dopo ascolto, sospinti da melodie sghembe, ritmiche articolate ed avventurosi passaggi acustici. E’ tutto un universo in divenire, in cui nessuna certezza è data e l’eclettismo sembra quello dei migliori giorni del pop indipendente anni ottanta. Ed è forse a quella decade che i Jookabox sembrano ispirasi di buon grado, mettendo da parte le facilonerie moderne e sterzando semmai verso la genialità di band come Camper Van Beethoven e They Might Be Giants. Elettrici o semplicemente sopra le righe, prendono per la coda il roots rock e lo scaraventano in una dimensione parossistica, facendo in modo che le canzoni si susseguano come in una striscia fumettistica. Un album appunto da sfogliare, per cogliere tutte le possibili sfumature del caso, una giostra in cui il ritmo è frenetico e non si smette mai di battere il piede a tempo.
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