25/03/11

Holly Golightly & The Brokeoffs - No Help Coming (Transdreamer Records)

Nuovo album per l’ormai leggendaria chanteuse ed il suo quarto in compagnia dei Brokeoffs. Una carriera costellata da enormi soddisfazioni ed una discografia spalmata su alcune delle più influenti indie internazionali come Damaged Goods, Kill Rock Stars, Super Electro e Sympathy for the Record Industry. Le collaborazioni con White Stripes, Mudhoney, the Greenhornes e Rocket from the Crypt hanno poi ulteriormente definito la statura del personaggio.

No Help Coming sfiora la ragguardevole soglia delle trenta pubblicazioni, ferme restando le precisazioni dell’autrice che sottolinea come in 20 anni di carriera il suo stile sia stato spesso soggetto di cambi repentini se non addirittura radicali. Nata a Londra ma residente in Georgia, la cantante/chitarrista ha mantenuto un feroce attaccamento alla cultura del do it yourself, anticipando in questo la tenuta di numerosi epigoni della scena garage e lo-fi. Con la sigla corrente di Holly Golightly & the Brokeoffs, fa coppia fissa con il polistrumentista texano Lawyer Dave, che contribuisce alla causa con chitarra, batteria e cori.

Il risultato di questa scelta artistica votata al minimalismo si traduce in un album roots essenziale, intimista. Sono ingredienti quail il blues, il country ed il rockabilly a risuonare distintamente in questo disco, pubblicato nel decennio corrente ma in grado di stimolare paralleli con le musiche di 40 anni or sono.

Tra i 12 brani spiccano senz’altro “The Rest of Your Life,” “You’re Under Arrest” “Get Out of My House” e la stupefacente traccia che da il titolo al disco, sospinti a livello emozionale dalla sincerità dei protagonisti, che tra le liriche lasciano scorgere scampoli di vita vissuta. Come da tradizione la Golightly si cimenta anche in riletture di anthemici standard, dal Bill Anderson di “The Lord Knows We’re Drinking” al misterioso rhythm’n’blues del 1955 accreditato al Mr. Undertaker di “Here Lies My Love,” fino al lisergico psycho-country “L.S.D. Made a Wreck of Me” a firma Wendell Austin, con una clamorosa interpretazione vocale dello stesso Dave.

Siamo nei meandri della cosiddetta Americana, con un’artista dalla visione totale, un disco che la ripropone con decisione tra le icone dell’underground tradizionalista a stele e strisce.



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