29/03/11

Da San Diego: The Donkeys


A San Diego si sono gettate davvero le fondamenta dell’indie-rock più bizzarro in circolazione, la genia Rocket From The Crypt e Three Mile Pilot, la tentacolare follia dei Trumans Water, il post-hardcore di casa Gravity, eppure qualcosa lasciava presagire che una rilettura del sogno americano si sarebbe tradotta in formati più tradizionali. Da una delle città fulcro della cultura alternativa californiana The Donkeys ci dicono come l’underground possa ambire alle pubbliche piazze. Una mistica oceanica, cullata dalle alte onde limitrofe, un’attitudine sbilenca come si confà agli involontari ultimi della classe. Il nuovo disco "Born With Stripes" parte dalla lisergica immagine di copertina (ad opera del fumettista Tony Millionaire, meglio noto per personaggi quali Maakies e Sock Monkey) per un’idea versatile di rock americano, con in testa le chiavi armoniche dei Beach Boys (in particolar modo del Dennis Wilson solista di "Pacific Ocean Blue") e lo sprezzante piglio dei primi Pavement. John Darnielle (Mountain Goats) e Craig Finn (The Hold Steady) sono tra i loro più strenui sostenitori. Qui c’è quella reietta poetica americana che odora di rivoluzioni individuali, una musica mai urlata ed anzi spesso gaudente, un percorso incentrato su brani orecchiabili e mai spigolosi, figli di una coscienza a suo modo popolare. Dopo l’impressionate debutto con "Living On The Other Side", i Donkeys paiono ben intenzionati a rilanciare le quote del west-coast sound, riflettendo magari l’attitudine di un fuoriclasse come David Crosby (il cui "If I Could Only Remember My Name "è pietra d’angolo di tutto il costrutto psych-folk americano). Mixato da Thom Monahan dei Pernice Brothers, l’album è caloroso, un abbraccio per nulla calligrafico che non pare conoscere le ruggini e le increspature del tempo. Detto del coinvolgimento di membri di Vetiver, Papercuts, BrightblackMorning Light e del gettonatissimo Devendra Banhart, dentro e fuori lo studio di registrazione, giungiamo alla conclusione di come la centralità dei Donkeys sia un precedente affatto trascurabile.

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