25/08/09

Japandroids


Le tortuose strade del rock in bassa fedeltà ci portano stavolta a Vancouver, BC. Japandroids (o meglio, JPNDRDS) sono un chiacchieratissimo duo che ha già infiammato gli animi dei numerosi fruitori di stretta osservanza indie. "Post Nothing" - album pubblicato da Polyvinyl in una delle estati più torride che uomo ricordi - è uno di quei biglietti da visita che difficilmente potrete snobbare. Si dice che tre sia il numero perfetto, tanto che con il sopraggiungere della terza prova sulla lunga distanza i Japandroids stanno per abbandonare definitivamente la confortante posizione di cult band, per concedersi all'abbraccio di un pubblico più ampio ed opportunamente distributito su tutto il territorio statunitense. Una chitarra ed una batteria, oltre a due voci seppellite da un muro di elettricità, tanto basta a creare la dimensione di un nuovo e spastico rock'n'roll, che potremmo codificare in maniera risolutiva come garage. Ma c'è molto di più, ovviamente. A ben scavare il suono del duo è un surrogato di oltre trent'anni in musica: esperienze diverse come la grande stagione del college-rock, il post-punk e le sue più virulente diramazioni noise, la tenerezza del lo-fi e chissà quanto altro. Una maratona strutturale tanto pop quanto hardcore, adolescenza persa e ritrovata. Sulla stregua del buzz suscitato dai No Age, i Japandroids sono pronti a conquistare una bella fetta di mercato, sospinti anche dall'interesse dei media che contano come Pitchfork e addirittura Spin.

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