25/08/09

Themselves - CrownsDown

Sette vite come i gatti ed un’ispirazione lungi dall’esaurirsi, questo l’elisir di lunga vita per Themselves, la sigla con la quale da tempo Doseone e Jel (già in organici seminali come Subtle, Clouddead e Deep Puddle) continuano a navigare gli angusti mari del più ricercato hip-hop bianco.
Inequivocabilmente legati al marchio Anticon, tagliano con CrownsDown il traguardo del terzo album, gestendo un importante patrimonio ritmico oltre alla scelta sempre puntuale delle rime. Un processo in qualche maniera influenzato dai numerosi ascolti adolescenziali dei nostri, che del rap hanno sempre apprezzato la propensione al cut up e la relativa ri-organizzazione tematica. Non a caso Gang Starr, Ultramagnetic Mc’s e Public Enemy, rimangono gli altisonanti nomi cui guardare, da una nuova e moderna prospettiva. Ovvio, l’introduzione di sempre più sofisticate macchine e campionatori ha ormai rivoluzionato l’idea stessa di sample, ma la qualità per cui Themselves brillano è proprio l’innata spinta ad unificare i sentieri della musica ritmica con quelli del più astuto indie-rock. CrownsDown è così un autentico show, plasmato su ritmi urgenti e rime mai didascaliche, il crocevia tra la musica di ieri, oggi e domani. Un dedalo di riferimenti: dal rapping di Kool Keith a citazioni sparse di X-Clan e Bomb Squad, tanto per ribadire che la old school è sempre in agguato dietro l’angolo. Poi gli ospiti a dar lustro all’ennesima prova sopra le righe: Markus Acher dei Notwist, Pedestrain (un altro della famiglia, che co-edita Back II Burn) e D-Styles (turntablist di origini filippine ormai noto in tutto il mondo). Che in casa Anticon la fiamma dell’avant-hop fosse lungi dall’esaurirsi era ben noto, ora Themselves ci dicono che la continuità si trova ancora nel beat e nella parola, come se la New York di fine ’70 tornasse in un noir fantascientifico e melodrammatico.

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