27/08/09

Blues Control - Local Flavor

Con un brano che si chiama Tangier ci ritroviamo come per incanto nell’interzona di Burroughs, e le nuove porte della percezione per i Blues Control si spalancano, grazie alla buona medicina.
Trasferitisi a Queens - base di rappers proletari ed area sensibilmente distante dal polmone artistoide di Brooklyn, Williamsburgh – i Blues Control fanno le cose dannatamente sul serio col nuovo Local Flavor licenziato da Siltbreeze. E’ un disco che si anima agli antipodi, mettendo in stretta relazione groove e minimalismo, ripetizione e coriaceo battito primordiale. E’ psichedelia di un altro mondo, perchè le chitarre non recitano stavolta la parte del leone, semmai sono i synth analogici a perpetuare il moto continuo unitamente ad una batteria che è – indovinate un po’? - assolutamente motorik.
Ma c’è anche un tentativo beffardo di produrre del boogie rock sui generis nella traccia d’apertura del disco Good Morning, dove ci sono anche i fiati degli ospiti Jesse Trbovich e Kurt Vile (uno dei più vezzeggiati freak songwriter d’America).
Solo quattro brani in questo disco ma – attenzione - la loro durata media non è certo da poco, si tratta di lunghe jam fatte di micromovimenti, impastate in un liquido appiccicoso, stranianti. Come ha scritto qualche giornalista americano una ripresa nemmeno troppo sospetta di Church of Anthrax dei benemeriti John Cale e Terry Riley, con un disturbato –quello sì – piglio rock.


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