23/06/09

Monnette Sudler - Where Have All The Legend Gone?

Monnette Sudler va sicuramente annoverata tra le figure più influenti della scena jazz di Philadelphia. Per l’intero corso degli anni ’70 la vocalist si è spesso esibita anche nel ruolo di chitarrista – acustica od elettrica a seconda delle circostanze – partecipando ad alcune delle più nobili session in ambito di jazz spirituale e free funk. Nel 2005 con ‘Meeting Of The Spirits’ - pubblicato dalla francese Isma - faceva il suo rientro in scena almeno nel ruolo di leader, a circa 30 anni dalle sue ultime pubblicazioni soliste per un altro marchio europeo: quello dell'etichetta danese Steeplechase.
Questo lasso di tempo non deve certo trarre in inganno, dato che la nostra ha continuato a muoversi indistintamente in ambiti musicali che toccassero il bop, il funk e addirittura il free jazz. Continuando ad essere una delle voci più autentiche della Philadelphia underground, pur viaggiando a spron battuto verso la vicina New York, anche per incrociare vecchi eroi della black music come Sam Rivers, Hugh Masekela e Sunny Murray
Monnette che negli anni '70 prese parte ad autentici lavori culto – uno su tutti : Drum Dance To The Motherland del vibrafonista Khan Jamal – torna oggi con Where Have All The Legend Gone? Titolo quanto meno evocativo, che la rilancia tra le più sensibili ugole del jazz al femminile contemporaneo.

Rimanendo fedele al suo credo ed alle sue molteplici esperienze, la nostra ci regala un disco di autentica black music a 360 gradi, muovendosi tra brani originali e cover dal grande carattere emotivo. Tra queste segnaliamo Equipoise del grande pianista Stanley Cowell, Infant Eyes di Doug Carn (eroe indiscusso di certo soul jazz) e una davvero immortale Use Me di Bill Whiters.
Coadiuvata da musicisti parigini di grandissimo spessore – tra questi anche il batterista John Betsch, che in realtà vanta trascorsi nella scuderia della mitica Strata East – la Sudler ci offre un sensibile ibrido di canzoni pop dai decisi contorni soul jazz. Un disco che sin dalle prime battute assume le caratteristiche del classico. Ben Tornata!

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