09/06/09

And Also The Trees


A tutti i più attenti conoscitori della wave britannica più incline alle atmosfere oscure, il nome And Also The Trees dovrebbe far risuonare più di un campanello. Da oltre trent’anni la formazione inglese – che conobbe le sue origini in una piccola cittadina nella regione del Worcestershire – ha rappresentato uno dei punti più alti dell’estetica dark-decadentista, ancora oggi uno degli esempi più caratteristici dell’underground albionico. Forti sin dai primordi di una liason particolare con i Cure di Robert Smith – che produsse anche uno dei loro primi demo – e comunque nelle grazie del compianto dj John Peel (per il quale registrarono delle session nell’aprile del 1984), gli And Also The Trees non hanno mai allentato la presa, continuando a muoversi nel mercato indipendente con uscite sempre calibrate ed una costante attività live. Nel nostro paese possono contare su di un invidiabile zoccolo duro, da sempre caratteristica che li indica come gruppo culto per antonomasia. L’autunnale "When The Rains Come" esce per la loro stessa omonima etichetta ed è stato registrato in appena 4 giorni. Sessioni sentite e prevalentemente acustiche che indagano un aspetto nuovo dell’estetica di Justin Jones (chitarra) e Simon Huw Jones (voce), gli unici membri originali rimasti in sella. Sono 14 canzoni selezionate nella loro folta discografia e rilette con piglio ancor più esistenziale, in un format inedito che prevede l’utilizzo di voce, chitarra acustica e contrabbasso. Non mancano nemmeno gli occasionali interventi di dulcimer, fisarmonica e melodica. Il brano più stagionato è per la cronaca la vecchia hit "A Room Lives In Lucy", rivista con piglio modernista. Non mancano gli inediti assoluti, come la traccia che da il titolo allo stesso album, un gioiello di musica decadente dal sapore ancestrale. Un disco che apre dunque scenari inediti su questo gruppo simbolo, che oggi offre la chance a nuovi ascoltatori di confrontarsi con questo cinema per le orecchie spiccatamente dark. Un anello di congiunzione immaginario tra le solerti ballads di Leonard Cohen, l’esistenzialismo di Scott Walker ed il folk apocalittico di David Tibet. Ben tornati!

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