27/04/10

Michael Leonheart And The Avramina 7 "Seahorse and the Storyteller" (Truth & Soul)

Nato e cresciuto in una famiglia di musicisti, Michael Leonhart sin dalla più tenera età è stato abituato a muoversi tra gli spartiti, adoperandosi – in cuor suo – a ricercare l’orchestrazione perfetta, sontuosa. All’età di 17 anni ha messo a segno un primato: il riconoscimento di un Grammy ad un performer così giovane è cosa da trascrivere negli annali. Autore e all’occorrenza session man di gran lusso, Leonhart negli ultimi 10 anni si è esibito al fianco del gotha della musica nera americana, come del più ricercato pop americano. I nomi di per sé rappresentano un’assoluta garanzia: Yoko Ono, Mos Def, Steely Dan, Antony & The Johnson, Brian Eno, James Brown, Bill Withers, David Byrne e Todd Rundgren: Per non menzionare le oltre 50 incisioni nel catalogo Truth & Soul cui ha preso regolarmente parte, divenendo in qualche misura l’arrangiatore di casa. "Seahorse and The Storyteller" è una storia a sè. Dopo un manipolo di album solisti, Michael lavora al suo progetto più ambizioso, mettendo insieme in maniera solenni elementi della tradizione afro-americana, visioni psichedeliche e modalità orchestrali. Proprio nel corso del tour con gli Steely Dan del 2005, Leonhart mette a punto la sua ispirata visione d’insieme. Ispirandosi ai temi musicali di Bollywood, al rock psichedelico dei sixties ed al songwriing di figure ormai mitologiche come Peter, Paul, & Mary o il gentleman inglese Donovan. Seahorse and The Storyteller è da considerarsi opera musicale moderna, capace di narrare storie ed avvitarsi su un nevralgico centro. Un misticismo suffragato dalla presenza di collaboratori di altissimo rango. Rilocata in uno studio di New York la band allestita da Leonhart può contare su un ensemble variegato, multiculturale. Sfilano membri di El Michels Affair, TV on The Radio, Dap-Kings, Antibalas, The Phenomenal Handclap Band, e della ristabilita Plastic Ono Band a dar manforte al nostro. Da Yuka Honda a Dave Guy, passando per Leon Michels, Thomas Brenneck, Homer Steinweiss, Nick Movshon, alcuni dei più influenti ‘orrchestrali’ della Big Apple si ritrovano in questo spazio adoperandosi in un lavoro corale, sensibile voce della metropoli multirazziale. Archi, mellotron, chitarre fuzz guitar, fiati, vibrafoni, organi farfisa, scaltro rapping e praticamente ogni strumento percussivo concepibile, sono l’armamentario d’ordinanza per un disco che è quasi energia solare. Con i santini di R.D Burman, Beatles e Fela Kuti nella bisaccia, Leonhart si avvia a travalicare definitivamente le porte della percezione.

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