15/04/10

Club 8



E’ incredibile quanto accaduto alla vocalist Karolina Komstedt ed al songwriter di riferimento Johan Angergård (parimenti impegnato con The Legends ed Acid House Kings, della medesima scuderia Labrador, label di cui manda anche avanti l'attività), i quali - dopo aver pubblicato qualcosa come sei album abbastanza omogenei tra loro con il nome Club 8 - decidono di riservarci una svolta repentina, non di meno avvincente. "The People’s Record" è il primo disco ad esser concepito con l’aiuto di un assistente di studio esterno, segnale evidente di come la produzione riceva oggi un ruolo di primissimo piano nell’economia della band scandinava. Definibile come etno-pop, il loro settimo album è il frutto di una ricerca sui suoni quasi estenunate, risultato di un illuminante viaggio in Brasile e dell’acquistico metodico di album risalenti all’epoca d’oro della musica dell’Africa occidentale degli anni 70. Una varietà stilistica che prende il sopravvento su quello che era il tipico asseto di Club 8, tra le più longeve esperienze del pop svedese lievemente declinato shoegaze. Jari Haapalainen (Camera Obscura, The Concretes, Ed Harcourt, etc) è l’ingegnere del suonochiamato in cattedra, colui che ha avuto un ruolo determinante nel plasmare il nuovo suono della formazione, mai così interessata ai ritmi terzomondisti ed alla cultura tropicale. Pur mantenendo liriche agrodolci formalmente imparentate con la più decadente new wave, il gruppo attinge ad una strabiliante gamma di suoni, tale da rendere i nuovi brani primizie pop-world. Inseguendo in parte il trend promosso da formazioni come Vampire Weekend negli States, i Camera Obsscura dipingono coi colori neri dell’Africa la loro musica, in un tripudio percussivo che è festa per corpo ed anima.

Nessun commento: