Può essere un beat motoriko, una ripresa prepotente delle fondamenta shoegaze (magari in un crescendo chitarristico che possa richiamare eroi moderni come i Mogwai) od anche un viaggio di sola andata nei funesti meandri del doom rock più sulfureo, quello dei tanto stimati Sunn O))). Non è una raccolta di musicisti emergenti che amano farsi le ossa con le musiche più estreme del pianeta rock. Parliamo dei Beak, gruppo con residenza a Bristol. Si presentano in trio e debuttano per Invada. Nascono nel gennaio del 2009 per volontà di tre noti polistrumentisti locali come Billy Fuller, Matt Williams e Geoff Barrow. Quest’ultimo è sicuramente la figura di spicco dell’intera faccenda, essendo il batterista e al tempo stesso uno dei principali compositori all’interno dei Portishead, oltre che colui che dirige artisticamente - con risultati mai scontati - la stessa etichetta Invada. Non male il ruolino di marcia del bassista Billy Fuller, che è stato a libro paga per grandi come Massive Attack e Robert Plant, come del resto quello di Matt Williams – alias Team Brick, prestate attenzione al suo poliedrico debutto sempre per Invada – abituato a fare tutto da solo, abile com’è nella programmazione sintetica e nell’approccio più propriamente elettrico. Di questo progetto Barrow dice: “è estremamente positivo creare musica in diverse condizioni, rispetto a quelle solite in cui si è usi lavorare”. E se cercavate una via trasversale al rock moderno, certo non potevate trovare di meglio, tanta è la carne messa al fuoco dai tre, che animano questo esordio con staffilate rumoriste e momenti di calma apparente, giocando il tutto sugli incastri strumentali e ricorrendo molto raramente ad una voce leader. Un disco che mette sul piatto tutte le sue attrattive, senza alcun timore reverenziale, il prodotto di menti che oseremo definire supreme, quanto meno nei rispettivi ambiti artistici.
Beak> Iron Acton - Recording Session from Mintonfilm on Vimeo.
Nessun commento:
Posta un commento