Tre anni fa Mugison ha venduto il laptop per ‘acquistare’ un bassista ed un batterista in carne ed ossa, alzare il volume del suo amplificatore e partire per una missione. Il suo terzo album "Mugiboogie", che esce per la label dell'artista, è un classico album rock’nroll, alimentato da quei luoghi comuni che da sempre hanno permesso alla musica del diavolo di procreare in libertà. Si parla di eccessi, di sesso, passione ed un amore smodato per la vita (ed i suoi anfratti più remoti). Ci sono voluti 3 anni di prove e messe a punto, nel suo garage di fiducia, per arrivare a questa delirante sintesi perfetta. Chiamatelo schizofrenico, chiamatelo posseduto, una cosa è certa: la freddezza nordica del primo Mugison sembra esser stata spazzata via. Di lui si innamorò addirittura Matthew Herbert, il guru dell’elettronica taglia & incolla inglese, che volle pubblicare per la sua Accidental il cd-r di debutto dell’islandese (Lonely Mountain, 13.000 copie con packaging fatto a mano!). Era una gentile questione di folktronica, come si chiamava al tempo. Ora Mugison ha deciso di scendere direttamente negli inferi. Dopo un secondo album – il discreto "Mugimama", nominato addirittura a 5 Grammy nella natia Islanda (licenziato in America dalla Ipecac di Mike Patton – altra amicizia che non può non definirsi interessata) – il nostro punta sullo stomp del primigenio rock’n’roll. Loud music For Loud People, con ancora qualche invettiva pop dal sano eclettismo. Sembra di riascoltare un Beefheart d’annata, magari filtrato attraverso gli esperimenti in bassa fedeltà del primo Beck o le serrate blues punk del tuttofare Bob Log III. E da qualche parte assurdisti schizzi death metal ed ancora innocenti refrain melodici. "Mugiboogie" è il disco che farà traboccare il vaso e Mugison sarà la stella maligna che manipolerà la vostra torrida estate!
www.mugison.com
"Icelandic singer-songwriter Mugison already has a reputation abroad for bleak magic, on record and in solo appearances with acoustic guitar and laptop. But in his headlining set at the Art Museum, he came out swinging like a country-blues Led Zeppelin, armed with a muscular backing band of electric bass, pedal steel guitar and cannon-fire drums." -
David Fricke - Rolling Stone
www.mugison.com
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