20/12/13

Rebekka Karijord: Music for Film and Theatre




Se – come ha scritto Mojo magazine nella sua eccellente recensione del 2012  – ‘We Becone Ourselves’ di Rebecca Karijord era un album capace di costruire un proprio universo, la nuova collezione di brani della musicista di Stoccolma ci introduce – paradossalmente – ai mondi creati da terze persone. Titolato in maniera molto prammatica “Music For Film And Theatre”, il nuovo disco dell’artista si distingue per uno svolgimento in 15 tappe, in cui i brani strumentali la fanno da padrone. Si tratta di composizioni concepite dalla stessa Karijord nell’ultimo lustro e destinate ad un uso specifico: cinema, teatro e danza. Un’operazione ed uno studio complementare alla sua carriera solista. Un processo di ricerca costituito dalla ricerca di fonti naturali, nell’ottica di una sperimentazione che guarda oltre i confini della forma canzone.

Originaria di Sandnessjøen, poco più al sud del circolo artico nella Norvegia settentrionale, Rebecca si è trasferita in Svezia una decade or sono, dove ha composto musiche per oltre 30 pellicole, spettacoli di danza moderna e piece teatrali. E’ stata peraltro protagonista sul grande schermo ed in teatro con piccole parti dalla tenera età di 12 anni. La performance itinerante del Cirkus Cirkör a nome Wear It Like A Crown, è incentrata sul brano omonimo della Karijord, che ha curato tutte le musiche per lo spettacolo internazionale, che ha già completato il giro del mondo negli ultimi 4 anni, in 400 esibizioni che hanno totalizzato la bellezza di 200,000 partecipanti.

Da molto tempo l’idea di rendere ‘pubbliche’ queste sue composizioni balenava nella mente della compositrice. I tour e le recenti attività promozionali sino ad ora non le avevano consentito di scandagliare tra i suoi ricchi archivi, un momento strategico di pausa ha consentito così di allestire una collezione soddisfacente e capace di presentare i molteplici aspetti della sua arte. Chi ha saputo apprezzare Rebecca per la sua sofisticata attitudine pop, dovrà fare i conti con le sue enormi capacità di arrangiatrice e compositrice. Dalle aree classico-contemporanee al tocco quasi ambient di brani quali ‘Madrigal’, ‘Salhus’, ‘Migratory Birds’ e ‘Morula’, una qualità che può rifarsi all’arte del ‘discreto’ Brian Eno. Così come i cori angelici (la voce è davvero utilizzata come strumento) lasciano pensare ad alcune delle sacre intuizioni di Arvo Pärt. Il talento della Karijord è straordinario ed anche in questa occasione ne abbiamo riprova, con un antologico che si affaccia su orizzonti infiniti.








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