19/12/13

Quilt, fragranze neo-psichedeliche




Facendo seguito all’album di debutto omonimo del 2011 per Mexican Summer, i Quilt ritornano con l’attesa seconda prova sulla lunga distanza a titolo 'Held In Splendor'. Offrendo una discreta continuità con l’esordio il gruppo si spinge oltre i meandri di una contemporanea pop-psichedelia, abbracciando un linguaggio rock astrale e pieno di riferimenti ancestrali ed etnici. Audace appare il termine più calzante, con il gruppo capace di imporsi a livello di tessiture, utilizzando ritmi incalzanti e chitarre sempre aggrovigliate, senza mai perdere un briciolo di profondità e viaggiando su picchi invero splendenti.

Si ha l’impressione di essere trasportati in un altro tempo ed universo, in particolare con ‘Mary Mountain’ che sembra quasi un brano manifesto dalla Summer of Love, con appunti di viaggio che riportano alla stessa letteratura on the road. Fedeli ad un gusto vintage i Quilt decidono che anche il groove è dalla loro parte, infilando una ‘Tired & Buttered’ che avrebbe affatto sfigurato in una session per la Stax di Booker T, soul garage per definizione, con un piglio radiofonico affatto trascurabile. E che dire poi del metafisico seventies rock di ‘The Hollow’ che suggerisce addirittura paragoni coi Fleetwood Mac di ‘Rumors’ ed in seconda battuta con el più leggiadre evoluzioni dei   Galaxie 500? E sapete chi suona la pedal steel in questo brano? Un certo Daniel Bachman, uno dei migliori chitarristi americani attualmente in circolazione, cresciuto come roadie all’ombra del compianto Jack Rose ed ora tenutario di un paio di bellissime pubblicazioni per Tompkins Square.

Un album estremamente personale, foraggiato da una poetica interiore, ma soggetto anche ad interrogatori di carattere pubblico, confessioni ed aspirazioni. Tredici brani che lasciano inalterato il senso di meraviglia del debutto, aprendo a scenari inediti, virtuosi e coloratissimi.







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