20/12/13

Mark McGuire, chitarre cosmiche




C’è un momento in cui si è necessariamente destinati a crescere, pena l’isolamento forzato. E’ una delle questioni ‘secolari’ che da tempo immemore attraversa l’universo sfaccettato del pop contemporaneo, una questione che ha avuto i suoi buoni riflessi anche sulle vicende del rock alternativo, dell’elettronica e della musica sperimentale in genere. In questo senso il salto compiuto dal chitarrista americano Mark McGuire è multiplo, non privo di avversità. Già protagonista con il trio Emeralds – una delle più accreditate compagini responsabili della rinascita della cosiddetta musica cosmica – il nostro è passato dai traumatologici scenari del noise americano a quelli dell’elettronica krauta e più intimamente new age.

Chi ha assistito ad una delle loro numerose performance europee non può certo dimenticare la capacità del power trio di  muovere attraverso strutture arzigogolate, una stratificazione sonica che guardava tanto agli emissari Tangerine Dream quanto al guitar master Manuel Gottsching. Piani infiniti di suono, che hanno conosciuto la loro consacrazione con l’attento lavoro di marketing dell’austriaca Mego. ‘Along The Way’ è il frutto della collaborazione con la prestigiosa indie americana Dead Oceans, un lavoro eccitante che conferma le doti del solista – McGuire ha realizzato una pletora di dischi a suo stesso nome, compreso il logico pacchetto di tapes e cd-r – rendendo semmai la sua proposta più fluida ed ammiccante. Fuori a febbraio con il titolo di Along The Way, il disco è a tutti gli effetti un concept musicale spaziale. Che insegue le rotte degli stessi corrieri cosmici che di lì a poco avrebbero conquistato – in maniera del tutto inedita – il dancefloor.

Ma facciamo chiarezza, onde sottoscrivere banali associazioni. Il percorso di McGuire suggerisce alcuni paralleli con il Klaus Schulze solista (in particolare i lavori a nome Richard Wahnfried, che almeno in Italia avrebbero trovato grosso supporto da parte del dj/icona Daniele Baldelli) e con il leader degli Ash Ra Tempel Manuel Goettsching (si pensi al capolavoro indiscusso E2-E4, che avrebbe a suo modo stabilito le basi per la rivoluzione techno-house). A ben vedere anche lo Steve Hillage di inizio ’80 potrebbe fornire un buon indizio. Le giostre chitarristiche di McGuire sono quindi supportate da un battito regolare che testimonia la sua perentoria sensibilità alla musica da ballo. Non a caso il primo estratto dell’album – l’estesa jam Instinct – è stata remixata dal produttore norvegese Prins Thomas.   

Per lo stesso autore si tratta di una lunga odissea nelle vaste e sconosciute lande della mente. Una scoperta perpetua, il risvolto psicologico di un arte fondata sui principi della ripetizione ma anche della sperimentazione psicotropa. Un viaggio che Mark offre coscienziosamente ad ogni uomo e donna che ha saputo assaporare il soffio leggero del cuore.





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