03/12/13

A gennaio il nuovo Damien Jurado






Le note dedicate di  Father John Misty – che introducono la pubblicazione del nuovo album  di Damien Jurado – certo non lasciano adito a dubbi: l’uomo è completamente fuori di testa. Se è proprio l’ex Fleet Foxes – anche collaboratore estemporaneo di Jurado – a determinare la sua nuova tendenza stilistica, con un messaggio affatto subliminale, siamo di fronte a qualcosa di clamoroso. Le grandi menti pensano allo stesso modo, questo il messaggio originale e Brothers And Sisters Of The Eternal Son – in uscita per Secretly Canadian a gennaio – sembra essere una sorta di manifesto di propaganda.

L’universo di Jurado è sfaccettato e tutti i protagonisti di questa nuova avventura discografica parlano in qualche maniera la stessa lingua, identificandosi con l’autore. Una pistola, il formichiere viola, le ali di carta, la valanga, il disastro dello spettacolo aereo in Ohio, il fantasma della moglie del suo migliore amico. E’ un universo unico, fatto di simboli, miti della creazione e liturgia. Potreste sbilanciarvi nel chiamarla una religione atipica, Damien tiene i fili ad ogni buon conto, tra figure surreali ed uno spaccato di vita reale notevole.

Il disco – prodotto dal fido Richard Swift – ha qualcosa di miracoloso in essere. E’ la storia di un predestinato, un autore che ha sempre sfiorato il grande salto, mai come ora capace di affacciarsi in piena autonomia sui palchi internazionali, forte di un lavoro superlativo. Sin dalle prime note, Brothers And Sisters Of The Eternal Son ha tutte le sembianze del capolavoro, del traguardo più alto, della scalata inappuntabile. E’ palese la genuinità dei suoni, il fascino quasi orchestrale degli arrangiamenti, la perizia nel coniugare i risvolti di un pop lisergico con le solenni tematiche del west coast sound. Damien è riuscito nell’impresa, proiettare i paesaggi più bucolici dell’americana, in una dimensione ancestrale, ancor più celestiale. L’eternità può essere una chiave di lettura, del resto sono proprio i  dischi memorabili a mantenere il loro fascino intatto nel tempo. Come nel caso della bibbia di David Corsby If I Could Only Remember My Name, disco cui Jurado sembra essersi ispirato in maniera quasi involontaria. E’ una rinascita artistica che fonda sulle più antiche credenze del genere, guardando spesso e volentieri oltre, spiccando il volo in maniera soave, regalandoci già una delle teste di serie per il 2014 prossimo venturo.





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