27/05/09

Harvestman



E’ materialmente impossibile isolare l’uomo – Steve Von Till – dal suo alter ego Harvestman, non più ruoli interscambiabili, ma una fusione completa, a livello etico ed artistico. "In A Dark Tongue" che è il nuovo album per Neurot, erede dell’altrettanto fosco "Lashing The Rye", non lascia adito ad alcun dubbio, è un ulteriore immersione nei meandri di quella claustrofobia arechetipica meglio nota col nome del gruppo madre Neurosis. Solo che qui tra le rughe di un suono apparentemente dark si scorgono richiami tanto alla tradizione del folk britannico, quanto alla psichedelica dai risvolti più ancestrali. E’ cosi che in termini di songwriting Von Till licenzia la sua opera più matura e sofferta, ricercando nella ripetute figure elettro-acustiche la chiave di volta per una liberazione spirituale. Partners in crime sono stavolta Al Cisneros degli Om (il bassista che un tempo diede i natali agli stessi Sleep) e Alex Hall, chitarrista dei Grails, altro gruppo cantore dell’apocalisse. "In A Dark Tongue" è per l’autore un’immersione mistica nel suo passato, alla ricerca di recondite origini. E la musica - mai come prima d’ora - ha una funzione rivelatoria, un lasciapassare per mettere a nudo le fonti di una così sofferta ispirazione. L’ennesima prova di forza per Steve Von Till che scava nei meandri della propria esistenza, lasciando da parte l’urto dei Neurosis per cedere ad avvolgenti mantra elettrici, che scoprono nella ripetizione e nella struttura minimalista un’autentica porta della percezione. Facendo tesoro della lezione dei corrieri cosmici tedeschi e prendendo le mosse dai più visionari autori del folk inglese – Pentangle e Steeleye Span su tutti – Harvestman libera la sua concezione di heavy msuic, facendola vibrare in contesti inediti, rilasciando probabilmente il suo capolavoro.

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