Si dice che la stagionatura renda spesso e volentieri giustizia ad alcuni prodotti. E’ la tradizione delle grandi case vinicole, ma chissà quanti altri prodotti alimentari potremmo tirare in ballo…lo stesso discorso vale per la musica, quella apparentemente semplice, granitica, che magari strappa un sorriso al primo ascolto, ma poi, necessariamente, s’insinua in quella parte della memoria dalla quale è difficile rimuoverla. Billy Childish è il musicista che fa per voi se avete seguito queste – poche – assolute regole.
Negli anni si è innalzato a baluardo della musica indipendente, con centinaia di produzioni a suo nome od anche attribuite ad altri oscuri nomignoli. E’ l’essenza che conta, quella di un rocker, nominalmente punk, legato all’estetica dei vari Back From The Grave e Pebbles.
A questo aggiungiamo l’ironia che – preziosamente - ha sempre corroborato le canzoni del nostro, tanto che Tatcher’s Children suona oggi non più come un monito ma come una sorta di pericolo scampato (almeno per chi li ha vissuti da vicino gli anni della lady di ferro). Wild Billy Childish and the Musicians Of The British Empire è la sigla d’uso in questa circostanza, se proprio vi chiedevate cosa avesse tirato fuori dal cilindro il buon Billy.
E’ il terzo album a questo nome, il terzo album in 3 anni di esistenza. Prolifici, nondimeno. Ci sono 12 nuovi brani, e non pensiate siano cotti lentamente. Le canzoni sono veloci e furiose, un codice operativo che Childish ha fatto proprio sin dagli esordi, a prescindere girasse disarmato (semi-acustico, in chiave skunk-folk) od accompagnato dagli strumenti di competenza (leggi un organico pieno che battesse vorticosamente il tempo alle sue spalle). E senza timore di ripeterci vi diciamo che è ancora un album essenzialmente bello, forse uno dei migliori realizzati in carriera.
Ogni 5 anni Billy viene riconosciuto come l’incarnazione dell’integrità rock’n’roll, ragion per cui – senza cedere a vili complimenti di sorta – ogni lustro decide di rimettersi in gioco e sciogliere la sua band in essere. The Musicians of the British Empire sono I suoi nuovi cospiratori, l’intesa è di quelle magiche, se pensiamo al numero di dischi registrati. Suonano una musica primitiva, memorabile. Un connubio tra esistenzialismo punk e coloriture rhythm and blues.
Copertina disegnata ad hoc da Jamie Reid, artista di culto che ha già lavorato al fianco dei Sex Pistols. Un altro saggio di urgenza tipicamente british.
Negli anni si è innalzato a baluardo della musica indipendente, con centinaia di produzioni a suo nome od anche attribuite ad altri oscuri nomignoli. E’ l’essenza che conta, quella di un rocker, nominalmente punk, legato all’estetica dei vari Back From The Grave e Pebbles.
A questo aggiungiamo l’ironia che – preziosamente - ha sempre corroborato le canzoni del nostro, tanto che Tatcher’s Children suona oggi non più come un monito ma come una sorta di pericolo scampato (almeno per chi li ha vissuti da vicino gli anni della lady di ferro). Wild Billy Childish and the Musicians Of The British Empire è la sigla d’uso in questa circostanza, se proprio vi chiedevate cosa avesse tirato fuori dal cilindro il buon Billy.
E’ il terzo album a questo nome, il terzo album in 3 anni di esistenza. Prolifici, nondimeno. Ci sono 12 nuovi brani, e non pensiate siano cotti lentamente. Le canzoni sono veloci e furiose, un codice operativo che Childish ha fatto proprio sin dagli esordi, a prescindere girasse disarmato (semi-acustico, in chiave skunk-folk) od accompagnato dagli strumenti di competenza (leggi un organico pieno che battesse vorticosamente il tempo alle sue spalle). E senza timore di ripeterci vi diciamo che è ancora un album essenzialmente bello, forse uno dei migliori realizzati in carriera.
Ogni 5 anni Billy viene riconosciuto come l’incarnazione dell’integrità rock’n’roll, ragion per cui – senza cedere a vili complimenti di sorta – ogni lustro decide di rimettersi in gioco e sciogliere la sua band in essere. The Musicians of the British Empire sono I suoi nuovi cospiratori, l’intesa è di quelle magiche, se pensiamo al numero di dischi registrati. Suonano una musica primitiva, memorabile. Un connubio tra esistenzialismo punk e coloriture rhythm and blues.
Copertina disegnata ad hoc da Jamie Reid, artista di culto che ha già lavorato al fianco dei Sex Pistols. Un altro saggio di urgenza tipicamente british.
The Musicians Of The British Empire sono: -
Wild Billy Childish – Vox / Guitar
Nurse Julie – Vox / Bass
Wolf Howard – Drums
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