Cosa rende un disco un classico immediato? La sua reperibilità? Il fatto che sia stato citato a destra e a manca da musicisti più o meno illustri? L’idea di aver lasciato una traccia indelebile nella storia trasversale e macroscopica della pop music?
Per Cold Fact di Rodriguez valgono tutte le indicazioni di cui sopra ed un ulteriore – affatto trascurabile – dettaglio: il disco è stato per lungo tempo una rarità assoluta, quello che spesso ci affrettiamo a considerare come holy grail.
Ma mettiamo ordine in questa storia, che se non ha dell’eccezionale poco ci manca.
Sixto Diaz Rodriguez nasce nel 1942 da genitori messicani in quel di Detroit, Michingan, la motorcity altrimenti detta. Il suo album di debutto viene registrato nel corso del 1969, anno simbolo negli States con tutto il suo corollario di rivoluzioni politico-culturali. Vede la luce soltanto nel marzo del 1970. Cold Fact è un disco che nei suoi contenuti riflette tutto il fermento dell’epoca con storie di vita vissuta, amore ed emancipazione, senza per questo rinunciare alle contraddittorie riflessioni sulla nuova cultura delle droghe.
Il disco era co-prodotto dal chitarrista Dennis Coffey, leggenda vivente della black music tornata in auge dopo i ripetuti campionamenti ad opera di Beastie Boys e Mos Def. I Funk Bos. – mitologico combo che spesso funzionava come backing band nelle incisioni Motown (più precisamente negli anni compresi tra il 1959 ed il ’72, prima del trasferimento della label a Los Angeles) - fornivano la spinta necessaria a mandare in orbita le canzoni di Rodriguez, tinte con forti colori folk-psichedeleci. E non a caso la West Coast sembrava il territorio più affine musicalmente al nostro, che in alcuni segreti annuari della musica occupava un ruolo di tutto rispetto al fianco di Bob Dylan, Doors, Love, Shuggie Otis e Jimi Hendrix.
Un segreto anche la vita reale di Rodriguez, presto destinato a divenire una primula rossa delle scene rock. Non amava esibirsi in pubblico, tanto che ad uno showcase per soli addetti ai lavori pensò bene di mostrare le spalle durante tutto l’arco dell’esibizione. Un malessere che presto lo portò a tagliare i ponti con il mercato discografico ufficiale. Il personaggio era ingestibile ed ulteriori investimenti non furono certo avallati dalla sua etichetta. Che lentamente assiste alla sua scomparsa, praticamente nel nulla.
Destino analogo per Cold Fact che cade presto nel dimenticatoio. Almeno negli States…Dall’altra parte del mondo il disco è un successo, inseguendo una logica di mercato del tutto imprevedibile. Disco d’oro in Australia – dove sfonda il tetto delle 100.000 copie vendute – e sorte analoga in Sud Africa, dove in piena Apartheid l’album diviene anche una sorta di manifesto, con le sue impertinenti storie di rivalsa sociale.
Nonostante il conforto dei numeri Rodriguez diviene un’enigma, il suo abbandono è oggetto di mille congetture. Qualcuno lo vuole morto per overdose da eroina, altri parlano di una morte cruenta sul palco in fiamme. Altri – più ragionevolmente – lo vogliono in un istituto di igiene mentale.
Leggende, appunto. Rodriguez si affaccia in Australia in due occasioni, per brevi mini tour, nel 1979 e successivamente nel 1981. In questa seconda occasione dei giovanissimi Midnight Oil apriranno le date. Ancora silenzio. Rodriguez si è ritirato quasi a vita privata, cura i suoi interessi e quelli della sua famiglia nella natia Detroit. Fino a che un giornalista particolarmente volitivo – Craig Bartholemew – decide di vederci chiaro. E lo raggiunge presso la su abitazione. Rodriguez cade letteralmente dalle nuvole, non poteva immaginare che il suo disco fosse divenuto di platino in Sud Africa.
Ragion per cui s’imbarca nuovamente in un viaggio extra-continentale, per riempire piccole arene della capacità di 5000 posti in diversi luoghi del paese.
Eppure i paesi cosiddetti ‘occidentali’ continuano ad ignorarlo. Ci vuole la mano del dj/producer irlandese David Holmes per rendere il suo nome di dominio pubblico. Complice la raccolta Come Get It, I Got It, in cui compare la sua stellare hit Sugar Man, una ballata elettrica che si scioglie in fiumi di acido lisergico.
E’ con estremo piacere che la Light In The Attic di Seattle ristampa Cold Fact, ufficialmente per la prima volta. Circa 3 anni nella preparazione, proprio perché nessun dettaglio doveva esser lasciato al caso.
L'album verrà pubblicato in Europa il 28 Agosto in un’edizione deluxe in digipak, comprendente un libretto di 36 pagine, ricco di foto e testimonianze d’epoca, non ultima un’intervista verità con lo stesso autore.
Per Cold Fact di Rodriguez valgono tutte le indicazioni di cui sopra ed un ulteriore – affatto trascurabile – dettaglio: il disco è stato per lungo tempo una rarità assoluta, quello che spesso ci affrettiamo a considerare come holy grail.
Ma mettiamo ordine in questa storia, che se non ha dell’eccezionale poco ci manca.
Sixto Diaz Rodriguez nasce nel 1942 da genitori messicani in quel di Detroit, Michingan, la motorcity altrimenti detta. Il suo album di debutto viene registrato nel corso del 1969, anno simbolo negli States con tutto il suo corollario di rivoluzioni politico-culturali. Vede la luce soltanto nel marzo del 1970. Cold Fact è un disco che nei suoi contenuti riflette tutto il fermento dell’epoca con storie di vita vissuta, amore ed emancipazione, senza per questo rinunciare alle contraddittorie riflessioni sulla nuova cultura delle droghe.
Il disco era co-prodotto dal chitarrista Dennis Coffey, leggenda vivente della black music tornata in auge dopo i ripetuti campionamenti ad opera di Beastie Boys e Mos Def. I Funk Bos. – mitologico combo che spesso funzionava come backing band nelle incisioni Motown (più precisamente negli anni compresi tra il 1959 ed il ’72, prima del trasferimento della label a Los Angeles) - fornivano la spinta necessaria a mandare in orbita le canzoni di Rodriguez, tinte con forti colori folk-psichedeleci. E non a caso la West Coast sembrava il territorio più affine musicalmente al nostro, che in alcuni segreti annuari della musica occupava un ruolo di tutto rispetto al fianco di Bob Dylan, Doors, Love, Shuggie Otis e Jimi Hendrix.
Un segreto anche la vita reale di Rodriguez, presto destinato a divenire una primula rossa delle scene rock. Non amava esibirsi in pubblico, tanto che ad uno showcase per soli addetti ai lavori pensò bene di mostrare le spalle durante tutto l’arco dell’esibizione. Un malessere che presto lo portò a tagliare i ponti con il mercato discografico ufficiale. Il personaggio era ingestibile ed ulteriori investimenti non furono certo avallati dalla sua etichetta. Che lentamente assiste alla sua scomparsa, praticamente nel nulla.
Destino analogo per Cold Fact che cade presto nel dimenticatoio. Almeno negli States…Dall’altra parte del mondo il disco è un successo, inseguendo una logica di mercato del tutto imprevedibile. Disco d’oro in Australia – dove sfonda il tetto delle 100.000 copie vendute – e sorte analoga in Sud Africa, dove in piena Apartheid l’album diviene anche una sorta di manifesto, con le sue impertinenti storie di rivalsa sociale.
Nonostante il conforto dei numeri Rodriguez diviene un’enigma, il suo abbandono è oggetto di mille congetture. Qualcuno lo vuole morto per overdose da eroina, altri parlano di una morte cruenta sul palco in fiamme. Altri – più ragionevolmente – lo vogliono in un istituto di igiene mentale.
Leggende, appunto. Rodriguez si affaccia in Australia in due occasioni, per brevi mini tour, nel 1979 e successivamente nel 1981. In questa seconda occasione dei giovanissimi Midnight Oil apriranno le date. Ancora silenzio. Rodriguez si è ritirato quasi a vita privata, cura i suoi interessi e quelli della sua famiglia nella natia Detroit. Fino a che un giornalista particolarmente volitivo – Craig Bartholemew – decide di vederci chiaro. E lo raggiunge presso la su abitazione. Rodriguez cade letteralmente dalle nuvole, non poteva immaginare che il suo disco fosse divenuto di platino in Sud Africa.
Ragion per cui s’imbarca nuovamente in un viaggio extra-continentale, per riempire piccole arene della capacità di 5000 posti in diversi luoghi del paese.
Eppure i paesi cosiddetti ‘occidentali’ continuano ad ignorarlo. Ci vuole la mano del dj/producer irlandese David Holmes per rendere il suo nome di dominio pubblico. Complice la raccolta Come Get It, I Got It, in cui compare la sua stellare hit Sugar Man, una ballata elettrica che si scioglie in fiumi di acido lisergico.
E’ con estremo piacere che la Light In The Attic di Seattle ristampa Cold Fact, ufficialmente per la prima volta. Circa 3 anni nella preparazione, proprio perché nessun dettaglio doveva esser lasciato al caso.
L'album verrà pubblicato in Europa il 28 Agosto in un’edizione deluxe in digipak, comprendente un libretto di 36 pagine, ricco di foto e testimonianze d’epoca, non ultima un’intervista verità con lo stesso autore.
3 commenti:
Cold Fact è un capolavoro, io ho acquistato la ristampa in vinile attraverso ebay a soli 9 dollari. Grazie a Battiti di Radio 3 che il mese scorso ha insistito su Rodriguez.
Ora attendiamo la versione deluxe per agosto.
Leonardo
confermo, il disco è bellissimo, una sorta di incrocio fra bringing it all back home di dylan e forever changes dei love. l'edizione deluxe poi è molto curata, ricca di informazioni e contenente anche i testi delle canzoni. sicuramente la ristampa dell'anno
Dopo aver acquistato il vinile in commercio, anche io sto aspettando dagli USA l'edizione deluxe, che potrebbe suonare ancora meglio.
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