Sono trascorsi 16 anni dalla loro nascita artistica ed il corso delle loro esistenze è stato alterato in maniera imprevedibile, eppure le motivazioni dei Feeder non cambiano di una virgola. L’idea dietro la band è stata sempre quella di produrre suoni rumorosi ma con forti accenni melodici. Queste le parole del leader e principale songwriter Grant Nicholas che mise in piedi la formazione in quel di Newport, Galles, con il batterista originale Jon Lee (il trio era poi chiuso dal bassista Taka Hirose, successivamente incontrato a Londra)
Con queste premesse i Feeder hanno immediatamente conquistato i favori di numerosi fan, coniugando nell’era del Seattle sound melodie cristalline e riff al fulmicotone, prendendo spunto da quanto luminari come Pixies e Smashing Pumpkins avevano fatto a cavallo tra la fine degli anni ’80 ed i primi ’90.
Al tempo del loro secondo album – “Yesterday Went Too Soon” – c’è anche il battesimo di fuoco su palchi prestigiosi: aprono infatti i concerti di Manic Street Preachers e Red Hot Chili Peppers. Nonostante i progressi spaventosi e la crescita esponenziale i Feeder devono ancora affrontare un tragico destino. Che si materializza nel 2002 con la prematura scomparsa del batterista Jon. Difficile riprendersi da questo duro colpo, tanto che l’esistenza stessa del gruppo è messa seriamente in discussione. Questo fino all’arrivo del sostituto Mark Richardson, primo batterista degli Skunk Anansie.
Dopo il successo della loro raccolta di singoli pubblicata nel 2006, “Silent Cry” - che esce per la loro personale etichetta - si presenta come la loro produzione più completa e coraggiosa. Senza compromettere in alcuna misura le proprie origini, il gruppo sceglie la via di una musicalità piuttosto estroversa che riesce a considerare fasi intimiste ed esplosioni più heavy. Un album cruciale per lo stesso Grant che dice: “ogni disco è importante ora, perché potrebbe proprio essere il tuo ultimo, semplicemente non puoi prevederlo. Immaginavo che la pubblicazione di The Singles, fosse stata interpretata come una resa dal nostro pubblico, proprio in base a questo dubbio eravamo molto scettici sull’antologia stessa, eppure quello è stato un momento cruciale, soprattutto per mettere ordine nelle nostre vite, e capire cosa avevamo raggiunto artisticamente fino a quel momento. E’ stato sempre il mio sogno quello di poter suonare in una band che realizzasse molti album, è stata un’intuizione importante, abbiamo capito che potevamo ancor migliorarci. Ci siamo sentiti una formazione più forte. Potremmo anche non essere la new thing ora, ma non volevamo comprometterci o tornare con una registrazione statica.”
L’impatto del gruppo è preciso, quasi chirurgico, nel mettere in bella mostra il suono tagliente delle chitarre, stemperandole con immediati ritornelli pop, come in “Tracing Lines”, forse uno degli episodi più ‘facili’ dell’intero disco. Quello che è certo è che una rinnovata vitalità attraversa le corde del gruppo, un elemento che li porterà ad essere protagonisti negli anni a venire, senza mezzi termini. Qui per restare.
2 commenti:
Ciao!
Non sono nessuno per farlo, ma mi permetto di darti un giudizio positivo sulla storia dei nostri cari amici di Grant e soci! Ho trovato questo link cercando "Feeder" su Google, e volevo avvisarti di una cosa: assieme ad altri fan italiani (indi percui per questo spesso bistrattati da gruppi come loro), abbiamo creato un punto d'incontro su forumfree, dove ci si raduna per parlare di Grant, Mark, Taka, e per cercare almeno noi pochi di poterne parlare in un luogo italiano! Ti lascio il link del forum, sperando in una visita in caso fosse di tuo gradimento : http://www.feederfanforumitaly.tk/
Sperando di non darti fastidio con questo piccolo, ma spero gradito, spam :)
Ciao!
Mauro.
cazzarola...mauro mi ha fregato...
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