01/10/12

Neurosis - Honor Found In Decay





Il decimo album da studio dei Neurosis coincide anche con un momento cruciale con le sorti della musica pesante in genere. Che il metal e l’hardcore nelle loro forme più progressive e distintamente avant fossero terreno fertile di scambio era cosa nota, ma  forse a qualcuno sfuggiva l’impatto ‘definitivo’ di certe musiche sugli scenari rock estremi e più in generale sulla cultura underground contemporanea. Questo per ribadire come il gruppo originario di Oakland, California, abbia recitato da sempre un ruolo di primissimo piano e rappresentato con la sua quasi enciclopedica discografia un esempio a tutto tondo.

Se di contaminazione è lecito parlare, i Neurosis ne sono forse gli alfieri, coscienziosamente trasportati da un rispettoso credo do it yourself. Non a caso è la stessa Neurot a patrocinare nuovamente il loro ambizioso progetto, consentendo al gruppo di superare indenne oltre un quarto di secolo artisticamente ispirato. Chiamato nuovamente dietro al banco di regia, Steve Albini ha provveduto a plasmare le tracce di  Honor Found In Decay con la solita perizia tecnica, firmando  la quinta collaborazione ufficiale con il gruppo. Il loro suono monolitico è stato catturato presso i famigerati Electrical Audio studios di Chicago, le sette tracce sono state in seguito masterizzate da John Golden presso i Golden Mastering di Ventura, California.

Un’ora di musica che coincide con una delle pubblicazioni più attese di questo di 2012, non fosse altro per il lunghissimo lustro che ci separa dalla ultima fatica ‘Given To The Rising’. E’ un disco che cattura la band di Steve Von Till e Scott Kelly al suo apice emozionale. Non a caso i membri del gruppo si relazionano al disco come al loro più alto picco artistico. La forma estetica non è stata mai secondaria allo sviluppo del loro concept, tanto che la video arte di Josh Graham continua ad essere un riferimento essenziale.

Aspettatevi un disco davvero denso di idee, in cui tutte le possibili sensazioni suscitate in passato dalla band riemergono nelle forme più insolite. Fatti salvi i classici attacchi proto-industriali e la solita ascendenza folk apocalittica, il gruppo sa come elaborare sfuriate metalliche e contemplare la profondità di soluzioni acustiche. Del resto già esplorate in chiave solista da Von Till e Kelly in tempi non sospetti. Un album concettuale a tutto tondo, che il gruppo farà rivivere nell’imminente ATP (dal 30 di novembre al 2 di dicembre presso Camber Sands, Inghilterra) organizzato dal sodale Steve Albini e dai suoi Shellac. L’ennesima esperienza catartica.




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