20/02/12

La magia indie-folk dei Tall Firs


Dave Mies ed Aaron Mullan non hanno propriamente iniziato sui banchi di scuola, ma la loro ventennale amicizia è stata in qualche maniera il veicolo per idealizzare l’esperienza Tall Firs. Un’esperienza casalinga cresciuta poi a dismisura, tanto da solleticare le fantasie di Thurston Moore, che li ha voluti cin la sua Ecstatic Peace al momento del battesimo ed in occasione del – sempre difficile – secondo album. Dave ed Aaron come ogni buon ragazzo di provincia hanno iniziato con la tecnica dei due accordi, in uso sin dai sixties e votata a furor di popolo – in epopea punk – strumento di distrazione per le masse elette. Circle Jerks – per prestar fede al culto West Coast – e Sex Pistols – la temibile Albione – sono state le prime band cui i nostri si sono appassionati, scolpendo i propri riffs sul feroce/veloce pensiero di così illustri paladini.

Dopo le scuole superiori Aaron ha collaborato con il fenomenale batterista Chris Corsano (ad alcuni piace ricordarlo per l’avventura con Bjork, ad altri per la lunga militanza in ambienti weird-folk e free jazz) mentre Dave è stato il cantante della meteora Blue Condors, gruppo post-core di Baltimore concepito assieme ai due esuli di lusso Colin Seven (Universal Order of Armeggedon) e Monica DiGialleonardo (Moss Icon). E’ a New York che i due vecchi scolari si riuniscono, nel 2001. Di lì a poco il primo album omonimo per la label del chitarrista dei Sonic Youth, un affare molto intimista, devoto alla poesia folk dei tardi ’60 e solcato da vaghi tepori psichedelici. Una conferma è il successivo 'To Old To Die Young', in cui il duo è raggiunto in pianta stabile da Ryan Sawyer, che con il suo apporto alla batteria sposta la sensibilità del gruppo verso una maggiore tensione elettrica.

Nel 2009 i Tall Firs si invaghiscono di un’ altra band, la giovane formazione di Detroit Soft Location. Dall’incontro di queste due unità nasce il progetto discografico Glass Rock, anch’esso sponsorizzato da Ecstatic Peace! Nel 2010 Aaron si dedica ad Hallogallo, suonando il basso in quella che è una rivisitazione della leggenda Neu!, proprio col fondatore Michael Rother alla chitarra e Steve Shelley dei Sonic Youth alla batteria 'Out Of It And Into It' è dunque il ritorno in scena del duo, con l’assetto minimale dell’esordio, al fine di conservare un approccio più intimista alle nuove composizioni. Pubblicato da ATP il disco si nutre di umori bucolici, prendendo spunto da una forma di country-folk bagnato da vezzi indie e sofismi lisergici. Canzoni in punta di piedi, docili, eppure indimenticabili. Come la commovente ripresa di 'I Couldn't Say It To Your Face' di Arthur Russell.

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