28/01/11

Beautiful Songs (The Best Of Jad Fair) - Bellissima tripla antologia pubblicata dalla fire Records

Per ogni decennio c’è un autore istrionico che si rispetti, l’imbarazzo è semmai nel trovare una figura ricorrente per circa 6 lustri di fila. Cosa diviene allora il genio nella sua continuità? Un’istituzione popolare o magari una figura abile ed arruolabile per una rock’n’roll hall of fame alternativa? A toglierci dall’imbarazzo provvede la britannica Fire Records, che in un triplo cd confezionato coi crismi di un piccolo Nuggets, raccoglie la storia invero bizzarra di Jad Fair. Personaggio culto ed outsider per definizione il nostro si iscrive alla stessa scuola dei Kim Fowley, Daniel Johnston e Stevie R Moore. Oltre cento pezzi distribuiti equamente in tre dischetti con la supervisione di quell’altro filantropo del pop decostruttivista che è Kramer (a lui l’onere di remasterizzare il tutto).
Un antologico omni-comprensivo che entra di soppiatto in tutti luoghi mentali e fisici dell’artista, con un libretto curato ad hoc da Everett True (rispettabilissimo giornalista inglese con la passione per le musiche off).
Dalla cover di Daniel Johnston Tru Love Will Find You In The End ai duetti con lo stesso, passando per le belle canzoni artigianali composte di getto con Yo La Tengo ed i neo-garageisti Phono-Comb. C’è davvero tutto lo scibile di questo uomo, parabola inversa dell’alternative rock americano. Dai postumi no-wave del gruppo culto Half Japanese a quei bozzetti di esasperata malinconia che avrebbero idealmente retto i sotterfugi dei gruppi lo-fi.

Posizionandosi nella stessa linea immaginaria di The Shaggs, Leadbelly e Jonathan Richman, Jad Fair ha concepito la sua arte stando alla regola dei vasi comunicanti. La sua penna si sporca spesso e volentieri in nome di un atto supremo. Rincorrere l’avanguardia come le brutture del rock più scalcinato non è mai stato motivo di turbamento. Anzi. Di best of ne avrete sentiti parecchi in vita vostra, ma questa è davvero un’esperienza dai tratti definitivi che vi porterà a toccare il cielo (della vostra camera) con un dito

"Jad Fair is the godfather of minimalist monster art rock - a gentleman and a beast." Edwin Pouncey, The Wire.



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