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Un antologico omni-comprensivo che entra di soppiatto in tutti luoghi mentali e fisici dell’artista, con un libretto curato ad hoc da Everett True (rispettabilissimo giornalista inglese con la passione per le musiche off).
Dalla cover di Daniel Johnston Tru Love Will Find You In The End ai duetti con lo stesso, passando per le belle canzoni artigianali composte di getto con Yo La Tengo ed i neo-garageisti Phono-Comb. C’è davvero tutto lo scibile di questo uomo, parabola inversa dell’alternative rock americano. Dai postumi no-wave del gruppo culto Half Japanese a quei bozzetti di esasperata malinconia che avrebbero idealmente retto i sotterfugi dei gruppi lo-fi.
Posizionandosi nella stessa linea immaginaria di The Shaggs, Leadbelly e Jonathan Richman, Jad Fair ha concepito la sua arte stando alla regola dei vasi comunicanti. La sua penna si sporca spesso e volentieri in nome di un atto supremo. Rincorrere l’avanguardia come le brutture del rock più scalcinato non è mai stato motivo di turbamento. Anzi. Di best of ne avrete sentiti parecchi in vita vostra, ma questa è davvero un’esperienza dai tratti definitivi che vi porterà a toccare il cielo (della vostra camera) con un dito
"Jad Fair is the godfather of minimalist monster art rock - a gentleman and a beast." Edwin Pouncey, The Wire.
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