Questa volta il piglio è più rock e l’ingresso in scena di Leah Hayes con "Make Me Cry" è prepotente, quasi a stabilire nuove gerarchie nel tanto trafficato universo indie. La timidezza è solo un antico ricordo, perché anche i brani che più si avvicinano al format della ballata,conservano sempre una carica a loro modo eversiva. Scary Mansion è il nome della band e Brooklyn è la loro casa, ma dimenticate ogni coinvolgimento con la scena locale di orientamento più artistoide. Leah Hayes non è certo una fashion victim ed il suo piglio si traduce in un suono che semmai guarda con reverenza alla grande poetessa locale Patti Smith o alla fragile Polly Jean Harvey. Originariamente parte del giro antifolk – con Adam Green e Kimya Dawson – la nostra si è presto emancipata, cercando una fonte più solida per la sua scrittura. Da qui la cooperazione con il bassista Bradley Banks ed il batterista Ben Shapiro. Ovvero la strada più breve per incendiare definitivamente i suoi brani, attraverso una generosa scorsa white-noise. Ma è pur sempre indie-pop, della migliore razza, tanto che i paragoni altisonanti con stelle tipo Weezer o Pixies non sono affatto fuori luogo. Nello spettro lirico della Hayes anche lo struggimento di cantori come Morrissey o Stephen Merritt dei Magnetic Fields. Come un fulmine a ciel sereno sceso dagli Appalachi, la Hayes ha il piglio disinvolto di una rockstar proletaria. E le sue canzoni sono qui per raccontarvi di un originale struggimento.
09/11/09
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