L’enfant terrible dell’elettronica californiana – tiene sempre a ribadire le sue origini messicane comunque – torna con un succulento album messo in circolo da una delle più lungimiranti etichette indie inglesi: la Very Friendly. Dopo aver attraversato in lungo e in largo tutti i possibili scenari elettronici, a partire da quella gloriosa metà novanta, Kid 606 mostra prepotentemente il suo valore, lanciando un messaggio a tutti gli artisti borderline del nostro tempo.
Avendo pubblicato per etichette prestigiose quali Mille Plateaux, Ipecac e la personale Tigerbeat 6, il nostro ha sconvolto letteralmente la scena digitale, affiancandosi anche a nomi di peso quali Matmos. Non c’è genere che non abbia toccato, dall’ambient al più astratto click’n’cuts, passando per un’idea assai stravagante di dancehall. Ed è proprio su quest’ultima posizione che si attesta in Die Soundboy Die, facendo collidere generi estremamente fisici come il dubstep, il ragga e la techno. E’ un riemergere prepotente della scena rave, nei suoi aspetti più antichi e moderni. Ma questa è una pura coincidenza, sono canzoni queste sorrette da oscure e spaventose linee di basso, che intendono celebrare la vita, pensando contemporaneamente alla morte. Non propriamente un concept album, almeno a livello sonoro, perché i cambi di tempo e stile fanno di questo disco un’opera estremamente sfaccettata a livello ritmico. Ma intendiamoci, questa è pur sempre la musica migliore per testare i vostri impianti, soprattutto in previsione di un clash tra sound system. Perché proprio in quella cultura è immersa la musica di Kid 606, pregna degli stilemi del genere. E’ un sound che colpisce al basso ventre, impietosamente, che impone una danza sfrenata, ritualistica.
Se amate crogiolarvi con le sonorità di The Bug, Vex'd, Drop The Lime e Dj /Rupture troverete pane per i vostri denti, anche perchè a tutti gli effetti Kid 606 può essere annoverato tra i precursori di un suono anfetaminico, che partendo dai bassifondi inglesi – con in mente la lezione dei grandi dj jamaicani – affronta a volto scoperto gli scenari del nuovo millennio, imponendo drastiche combinazioni concettuali.
Nera danza industriale, l’incubo più prossimo per gli appassionati di chill out music…
Avendo pubblicato per etichette prestigiose quali Mille Plateaux, Ipecac e la personale Tigerbeat 6, il nostro ha sconvolto letteralmente la scena digitale, affiancandosi anche a nomi di peso quali Matmos. Non c’è genere che non abbia toccato, dall’ambient al più astratto click’n’cuts, passando per un’idea assai stravagante di dancehall. Ed è proprio su quest’ultima posizione che si attesta in Die Soundboy Die, facendo collidere generi estremamente fisici come il dubstep, il ragga e la techno. E’ un riemergere prepotente della scena rave, nei suoi aspetti più antichi e moderni. Ma questa è una pura coincidenza, sono canzoni queste sorrette da oscure e spaventose linee di basso, che intendono celebrare la vita, pensando contemporaneamente alla morte. Non propriamente un concept album, almeno a livello sonoro, perché i cambi di tempo e stile fanno di questo disco un’opera estremamente sfaccettata a livello ritmico. Ma intendiamoci, questa è pur sempre la musica migliore per testare i vostri impianti, soprattutto in previsione di un clash tra sound system. Perché proprio in quella cultura è immersa la musica di Kid 606, pregna degli stilemi del genere. E’ un sound che colpisce al basso ventre, impietosamente, che impone una danza sfrenata, ritualistica.
Se amate crogiolarvi con le sonorità di The Bug, Vex'd, Drop The Lime e Dj /Rupture troverete pane per i vostri denti, anche perchè a tutti gli effetti Kid 606 può essere annoverato tra i precursori di un suono anfetaminico, che partendo dai bassifondi inglesi – con in mente la lezione dei grandi dj jamaicani – affronta a volto scoperto gli scenari del nuovo millennio, imponendo drastiche combinazioni concettuali.
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