27/06/13

Il secondo, eccezionale, Porcelain Raft


Permanent Signal: una condizione in cui una linea POTS (del vecchio servizio telefonico) rimane senza connessione per un lungo periodo di tempo. E’ quasi un termine di riferimento per Mauro Remiddi, una riflessione che separa il periodo di concepimento tra il nuovo album ed il precedente  ‘Strange Weekend’, il debutto per Secretly Canadian del produttore e poli-strumentista con l’alter ego Porcelain Raft. Un seguito quanto meno articolato in cui il musicista di origine capitolina lascia intravedere progressioni strutturali importanti. Dodici anni spesi nella rutilante Londra ed un soggiorno newyorkese – suo nuovo domicilio – che ha tagliato la soglia fatidica dei due anni. Esperienze di vita che hanno contribuito a plasmare il carattere del nostro, al centro di una vera e propria ‘internazionale’ indie.

Da non trascurare peraltro un tour internazionale, cruciale nel trasportare le sue vitali creazioni da studio sui palchi di mezzo mondo. Per questa nuova fatica incamera collaboratori di riconosciuta esperienza come Jonny Rogoff degli Yuck alla batteria, Darby Cicci  degli Antlers al basso (che ha prestato anche la sua voce ed una sognante tromba, oltre alla sue capacità di ingegnere del suono, mettendo a disposizione lo studio della band madre in quel di Brooklyn ) e la violoncellista Gaspar Claus (frequente collaboratrice di Sufjan Stevens e Bryce Dessner dei National). Il suono di  Porcelain Raft è oggi più rotondo e definito, immediatamente riconoscibile. E’ un disco questo che pretende di essere ascoltato nella sua interezza. La grana dei brani è a dir poco solenne, copiosi arrangiamenti per un impianto solare che mai come prima diventa cifra stilistica.

Si parte con ‘Think Of the Ocean’, dove l’immensità dei mari è il panorama ideale in cui perdersi. E’ pop cosmico,  in cui ricordi ancestrali prendono la via di orizzonti nuovi, inesplorati, supportati da frangenti cameristici, dove gli archi sembrano riprendere le esperienze più intime di casa 4AD. Ma una delle figure che sembra informare il Remiddi di oggi è probabilmente quella di Thom Yorke, nei suoi panni solisti, nelle produzioni parallele al gruppo d’appartenenza. Ci sono analogie nella ricerca di un perfezionismo estetico, che mai abbandona i tratti della forma canzone. Ecco che ‘Cluster’ sembra illuminata dalle stesse radiazioni degli autori di ‘Amnesiac’, allora persi nell’emisfero Warp. Anche se il papabile singolo potrebbe essere ‘Minor Pleasure’, un qualcosa di profondamente britannico, come dei tardi Spacemen 3 persi nell’onda big beat. Un riempipista per antonomasia, un brano che potrebbe scalfire gli stessi concetti essenziali di brit-pop.

La melodia è anche centrale nell’assortimento chitarristico di ‘Night Birds’, forse una delle più credibili variazioni sul tema shoegaze, mentre l’ elettronica  dal taglio più spacey sembra insinuarsi tra le pieghe di ‘It Ain’t Over’. Anche il piano di ‘Warehouse’ appare come uno sposalizio metafisico nell’alto dei cieli, una metafora della canzone d’autore attraverso arrangiamenti soavi.  ‘Permanent Signal’ contrariamente al titolo indica una comunicazione decisa, spontanea e continuativa, dove Porcelain Raft è protagonista assoluto di una delle migliori performance pop della stagione. Una musica che guarda al futuro, rispettando un passato accomodante.



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