Tickley Feather è il debutto omonimo di Annie Sachs, musicista originaria della Virginia ed ora residente in quel di Philadelphia, Pennsylvania. Dopo aver supportato gli Animal Collective nel recente tour americano approda sull’etichetta degli stessi: Paw Tracks. E’ bastata una manciata di singoli per farla apprezzare al più esigente pubblico indie, ora è pronto il lancio per una una delle label più in vista del circuito underground (Panda Bear, Black Dice, Ariel Pink, Excepter).
Tickley Feather, questo il nomignolo d’arte, è una fine songwtiter legata però alla sacra estetica del lo-fi e del do it yourself. Spesso supportata da mezzi di fortuna è stata capace di ottimizzare i vantaggi delle registrazioni casalinghe: pur registrando su un quattro tracce è riuscita a dare profondità e spessore alle sue canzoni, deliziosamente pop anche se arricchite da inconsueti disturbi ed arrangiamenti fantasiosi.
Cale la regola prendi l’arte e mettila da parte. Il disco è contrassegnato da brani che esaltano soffici atmosfere notturne, poggiandosi su un minimale bagaglio di elettronica cheap, barbara effettistica ed una voce senza meno carismatica. Canzoni che sono la naturale selezione di un lavoro svolto meticolosamente negli ultimi quattro anni. Un segreto ora rivelato.
Annie vive anche in maniera contraddittoria l’approccio alla sua musica, suscitando a più riprese sentimenti contrastanti, in bilico tra gioia, dolore e speranza. Sempre – ed unicamente – rispondendo al proprio ego. Tutto questo per trarre il massimo vantaggio da musiche di stampo ovviamente minimalista, eppure talmente carismatiche da sembrare il frutto di uno studio applicato. Sono tante le sensazioni che si insinuano in questo album, sicuramente tenera è la voce del suo bambino, mentre mormora le sue stravaganti idee alla madre. I suoi lavori sono stati ad oggi accostati a numi tutelari della canzone pop, declinata psichedelica od elettronica. Ecco dunque venire alla mente i nomi di Syd Barrett e Kate Bush, due luminose guide nel percorso solista di Annie, un’ autrice destinata a dare vigore al termine bedroom music.
Tickley Feather, questo il nomignolo d’arte, è una fine songwtiter legata però alla sacra estetica del lo-fi e del do it yourself. Spesso supportata da mezzi di fortuna è stata capace di ottimizzare i vantaggi delle registrazioni casalinghe: pur registrando su un quattro tracce è riuscita a dare profondità e spessore alle sue canzoni, deliziosamente pop anche se arricchite da inconsueti disturbi ed arrangiamenti fantasiosi.
Cale la regola prendi l’arte e mettila da parte. Il disco è contrassegnato da brani che esaltano soffici atmosfere notturne, poggiandosi su un minimale bagaglio di elettronica cheap, barbara effettistica ed una voce senza meno carismatica. Canzoni che sono la naturale selezione di un lavoro svolto meticolosamente negli ultimi quattro anni. Un segreto ora rivelato.
Annie vive anche in maniera contraddittoria l’approccio alla sua musica, suscitando a più riprese sentimenti contrastanti, in bilico tra gioia, dolore e speranza. Sempre – ed unicamente – rispondendo al proprio ego. Tutto questo per trarre il massimo vantaggio da musiche di stampo ovviamente minimalista, eppure talmente carismatiche da sembrare il frutto di uno studio applicato. Sono tante le sensazioni che si insinuano in questo album, sicuramente tenera è la voce del suo bambino, mentre mormora le sue stravaganti idee alla madre. I suoi lavori sono stati ad oggi accostati a numi tutelari della canzone pop, declinata psichedelica od elettronica. Ecco dunque venire alla mente i nomi di Syd Barrett e Kate Bush, due luminose guide nel percorso solista di Annie, un’ autrice destinata a dare vigore al termine bedroom music.
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