02/05/13

Chino Moreno meets Isis: Palms!




Direttamente da Los Angeles la nuova sensazione heavy-shoegaze. Dietro alla sigla Palms, pronta a debuttare con l’album omonimo questo giugno per Ipecac, si nascondono in realtà personaggi ben noti dell’emisfero rock statunitense più incline alla ricerca. Parliamo di veri e propri eroi del nostro tempo che rispondono ai nomi di Chino Moreno (voce dei Deftones) ed Isis. In pratica uno scontro tra titani pronto a ridefinire le fattezze di quello che è il suono heavy contemporaneo.

Dalle ceneri degli Isis, che alla Ipecac debbono proprio la diffusione del loro verbo, arrivano Bryant Clifford Meyer (chitarre e tastiere), Jeff Caxide (basso, tastiere) ed Aaron Harris (batteria, elettroniche). Dopo lo split consensuale del gruppo madre forse la decisione più ardua di sempre: abbandonare la musica o continuare con una nuova avventura. Il fatto di vivere a Los Angeles e di aver pubblicato collettivamente musica per così tanto tempo, deve aver condizionato la loro scelta, di fronte ad un desiderio comune: abbandonare l’aspetto unicamente strumentale. C’era bisogno di una voce, possibilmente carismatica.

In cima alla loro lista Chino Moreno, il cui stile poteva immediatamente interfacciarsi alla visione eclettica dei Palms. Harris, che ha anche registrato e supervisionato l’album, sapeva di una passione innata del cantante per gli Isis, ecco perché non ha avuto remore a coinvolgerlo nel progetto. Amavo le sue dinamiche e la sua estensione vocale – dice  Harris – poteva passare da momenti di grande leggerezza ad attimi di pura acredine, mettendo seriamente a rischio le sue corde vocali. Anche la sua scrittura possedeva il giusto magnetismo. Moreno non si è mostrato per un attimo titubante, accettando immediatamente l’incarico.

Il dinamismo di Moreno si bilancia con gli spostamenti tettonici nella strumentazione dei Palms, quando ulula sopra la chitarra di Meyer - creando letteralmente una conflagrazione con i ritmi propulsive di  Caxide ed Harris – nell’apice emotivo di ‘Shortwave Radio’. Un album che nel suo processo di scrittura ha consentito di ampliare il piglio creativo di ambo le parti. C’è maggiore comunicazione rispetto agli ultimi giorni degli Isis, nessuno sembra più temere il confronto e nessuno è più confinato alle rispettive consegne. Nelle parole di Meyer,  i brani nascono dal  subconscio, le tessiture sonore si accumulano come sedimenti, fornendo la base all’ispirata vocalità di Moreno. Come nell’andamento lento di ‘Antarctic Handshake’ che affianca note cristalline capaci di risuonare nello spazio con una voce pienamente a suo agio in  luoghi ed atmosfere distanti, create ad hoc dai sottili passaggi del synth.




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