27/11/12

L'eterno David Thomas e i Pere Ubu





Tornano con quello che forse è il loro disco più sperimentale da decenni a questa parte i Pere Ubu, identificabili ormai nelle storica presenza di David Thomas, deus ex-machina che a dire il vero ha perso per strada la sua stazza. Fisicamente ‘ridimensionata’ la figura cardine dell’ensemble tiene le fila del rinnovato gruppo,  che a 3 anni dall’ultima fatica torna a riaffacciarsi in studio.
In concomitanza con il 35ennale del loro debutto – quel seminale ‘The Modern Dance’ – il gruppo si accasa presso Fire Records, che già aveva riportato in vita la sigla Rocket From The Tombs. ‘Lady From Shanghai’ inaugura così l’ennesima nuova era nella storia del gruppo americano, che proprio non vuole saperne di tirare i remi in barca, puntando anzi ad una disquisizione realmente sperimentale. Un album di musica dance a detta degli autori: il passaggio segreto per accedere all’ Ubu Dance Party.
"Il danzatore è la marionette nella danza - dice David Thomas – è passato così tanto tempo da questo abominio che questa regola doveva conoscere la parola fine. Lady From Shanghai ha risolto il problema”.

"Volete sapere qual’è il problema? La danza in realtà incoraggia il corpo a muoversi senza permesso". Un libro verrà pubblicato in concomitanza con il disco: 'Chinese Whispers: The Making of Lady From Shanghai'. Sarà un modo di esplorare in maniera esaustiva la lavorazione stessa del disco. Vedere il gruppo muoversi con grande libertà tra le maglie di un avant-rock davvero complesso non può che risvegliare alcuni istinti sopiti. Siamo del resto di fronte ad uno degli innovatori più credibili di tutta la stagione post-punk americana. Formatisi nel 1975 a Cleveland, i Pere Ubu hanno rappresentato un modello inarrivabile per molti. Vero e proprio trait d’union tra art-rock, proto-punk ed attitudine progressiva, hanno cambiato letteralmente volto un numero infinito di volte, rispettando in tutto ciò solo la volontà del loro leader.
Le loro creazioni hanno stuzzicato una miriade di musicisti eletti, una lista di quelle kilometriche, da cui possiamo sommariamente estrapolar ei nomi di: Joy Division, Pixies, Husker Du, Henry Rollins, REM,  Thomas Dolby, Bauhaus, Julian Cope, etc. Per dire della trasversalità del gruppo ricordiamo come David Thomas si sia ispirato nel nome al protagonista della piece teatrale Ubu Roi, firmata dal francese Alfred Jarry. Per dir invece di come i suoi rapporti con stampa e musicisti siano sempre stati abbastanza difficili, vi basti scorgere i titoli del nuovo album, con una  ‘Musicians Are Scum’ che lascia davvero pochi dubbi sullo spirito del suo autore. Ah, non meravigliatevi di ascoltare una sgangherata rivisitazione del classico disco ‘Ring My Bell’ in ‘Thanks’, perché nel concept dance dei Pere Ubu ci sta davvero tutta.

"Yet by 1978 they had achieved what no other group would even attempt, before or since, they had become the world's only expressionist Rock'n'Roll band, harnessing a range of rock and musique concrete elements together in a sound which drew its power from, and worked on, levels of consciousness previously untouched by popular music. The music Ubu made in 1978 was heart and soul, body and mind, in one." Andy Gill - NME

"Ubu are generally regarded as the missing link between the Velvets and punk. From the beginning they obviously understood the nuts and bolts of popular music, and then loosened them." Joe Cushley - Mojo

"They're the greatest out-rock 'n' roll group of this millennium, and probably the next."
Edwin Pouncey - The Wire



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