‘Virgins’
è stato registrato durante tre diverse sessioni a cavallo del 2012, le location
interessate Reykjavik, Montreal e
Seattle. L’utilizzo di un più largo ensemble è stato circoscritto alle uniche esibizioni dal vivo. In termini di contenuti si
tratta di un lavoro più contaminato e dalle tendenze percussive. Nonostante l’astrazione di fondo,
le composizioni assumono ora un carattere più definito, rispettando i criteri di
un intimo lavoro da studio. Per le registrazioni sono stati impiegati fiati,
piano e sintetizzatori, confermando il valore squisitamente analogico
dell’opera.
Tim
Hecker nel consolidare il suo sodalizio con Kranky, ci ricorda come la
definizione di musicista elettronico sia in realtà distante dalla sua filosofia. Il valore quasi
ecumenico delle sue composizioni sposa semmai lo spirito della musica sacra e minimalista.
Ma non c’è un predilezione alla 'fake church music', qui si lavora alla
ricostruzione di idee al rallentatore, mantenendo l’aspetto ritualistico del
suono e delle celebrazioni nella cripta. E’ una musica dal forte potenziale
mistificatorio, una nuova sacralità che ci dice dello sviluppo verticale del lavoro di Hecker. Vengono suggerite memorie
illusorie di jam lisergiche consumate in qualche distante comune, nel rispetto
della cerchia Amon Duul/Popol Vuh. Tim Hecker confida nel potere curativo della
musica, un bonario narcotico, dalle estese funzioni terapeutiche.
Mixato da Valgeir Sigurðsson e Tim Hecker e con l’ulteriore assistenza tecnica di
Randall Dunn e Ben Frost, ‘Virgins’ si propone sin dora come le opere magne di
questo 2013.
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