Il
lungo mantra di ‘Kali Yuga Blues’ vale più di un singolo biglietto da visita, è
la rivisitazione dell’epopea West Coast nellw corde di questa storica
formazione di Philadelphia, che con il nuovo album ‘Peace On Venus’ stringe
nuovamente un accordo con la britannica Fire. Forme gassose lisergiche
alimentano il motore del gruppo, che in cinque lunghissime composizioni
materializza il suo sogno atavico, sulle alle ali della storia. Veterani in tutti
i circuiti indipendenti che contano, i Bardo Pond sono l’archetipo del gruppo
neo-psichedelico, tra partiture libere ed effluvi chitarristici. La loro scuola
è divenuta una delle più rinomate oltreoceano.
Nelle
parole del leader Michael
Gibbons la finalità del gruppo è stata quella di incidere un disco che rispettasse
in pieno le consegne del format vinile, proprio nel solco di una tradizione che
affonda nei seventies. Un’esperienza extra-sensoriale che potesse varcare gli
stessi confini della conoscenza, un ascolto in grado di liberare le zone più
remote della psiche. Seguendo la spartana logica del ‘less is more’ il gruppo
ha puntato tutto sull’essenzialità, offrendoci
una sostanziale replica delle sue memorabili performance dal vivo. Lo studio è
solo un tramite, un luogo dove effettuare l’essenziale transfer emotivo, senza
per nulla alterare il concetto di libertà ed espansione celebrale che dagli
esordi ne ha accompagnato le gesta. C’è il monolitico hard-psych di ‘Fir’, ma
anche la dimensione più estatica di ‘Taste’ che sicuramente strizza l’occhio
alle discipline orientali, da sempre un diktat nell’organigramma del gruppo. La
chitarra acustica ed il flauto che inaugurano l’abbraccio cosmico di ‘Chance’
sono esemplari in questo senso, l’inseguimento di una forma pura, l’estasi che
diventa ordinamento musicale, in pace con le alte sfere. La sezione ritmica
composta da Jason Kourkounis (batteria) e Clint Takeda (basso) costituisce le
fondamenta su cui si liberano le chitarre gemelle di John e Michael Gibbons,
mentre la voce di Isobel Sollenberger occupa quello spazio universale in cui si
intravede la piramide dal terzo occhio.
La sfida dei Bardo Pond prosegue nei
supremi ordinamenti della tradizione psichedelica, ingaggiando un confronto
solenne con i padri spirituali del genere e attraversando la cortina delle
nuove tecnologie, ribadendo un approccio primitivista e vicino alla terra. A
loro modo esemplari.
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