Trionfale rientro in scena per il
power trio di Chicago che con la sua musica ha definitivamente debellato ogni
confine stilistico tra metal e post-rock. Per chi li ha visti dal vivo sa
esattamente di cosa parliamo, tanto che
un paio d’anni or sono nel tour europeo con i vecchi compagni d’etichetta
Boris, fecero una figura assolutamente brillante.
I Russian Circles non necessitano
certo di testi o liriche ad effetto, la loro musica si sviluppa sul campo di
lunghi e mastodontici strumentali, che oltre a privilegiare l’impatto frontale
riescono a regalare una costruzione armonica davvero superlativa. Sono proprio
questi intrecci ad aver reso indimenticabili non solo i loro live, ma anche le
tanto attese performance da studio. Un equilibrio di volumi e geometrie
stilistiche, che nel quinto album in
uscita a fine ottobre risultano addirittura invincibili. ‘Memorial’ esce per la
californiana Sargent House ed è stato registrato presso lo studio/istituzione
locale Electric Audio di Steve Albini.
Per il bassista Brian Cook si
tratta di un disco diretto, intenso e molto heavy, pur gravitando attorno
all’idea di un suono più oscuro e a tratti comunque sobrio. L’immediatezza è
una componente, ma non è così determinante come in passato. In questo senso
l’aver diviso il palco con Chelsea Wolfe, di cui tutti siamo grandi ammiratori,
ci ha portato a sviluppare un altro senso estetico. Seguendo un diktat caro alle migliori
formazioni di rock progressivo, l’album si inaugura con un brano che verrà
poi ripreso in maniera più compiuta sul
finale. ‘Memoriam’ all’inizio e ‘Memorial’ (che prevede proprio un cameo della dark lady per eccellenza Chelsea Wolfe) in chiusura, sigillano così i
confini di un disco che a livello concettuale vuole avvicinarsi ai Pink Floyd
di ‘Animal’.
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