27/09/13

Dirtbombs goes bubblegum-pop




Per circa un decennio il leader dei Dirtbombs Mick Collins ha minacciato il suo  pubblico con una pubblicazione espressamente dedicate al bubblegum pop. Dopo una serie di dischi con materiale prevalentemente originale, una compilation di singoli ed un album dedicato alla trasversale scena dance di Detroit, qualcuno ha giustamente pensato che le dichiarazioni di Mick potessero essere un bluff. Pronti ad essere smentiti con ‘Ooey Gooey Chewy Ka-Blooey’ per la solita In The Red. Contrariamente ai sospetti più comuni non si tratta di un album di cover, nonostante l’estrema confidenza del gruppo in materia (hanno pur sempre ripreso tutto quello che va dagli INXS alle ESG con Sly Stone piantato esattamente nel mezzo). Mick Collins ha scritto 10 nuove canzoni che pagano un tributo diretto a quello stile tanto in voga a cavallo tra i ’60 ed  i ’70 grazie anche all’opera di produttori e scopritori di talenti quali Kasenetz-Katz e Don Kirschner. La miscela consta delle solite due batterie, di chitarre fuzz e dell’indomito piglio soulful del frontman. La sostanza del disco è così prossima allo spirito di Josie & the Pussycats, the Banana Splits e Lancelot Link & the Evolution Revolution, giusto per limitarsi a tre classicissimi nomi.

Canzoni da canticchiare magari sotto la doccia, temi adolescenziali che riportano ad una stagione innocente, non esattamente il tipo di disco che vi sareste aspettati dall’ex leader dei Gories! Il concetto originale della bubblegum music si fondava sull’idea dell’usa e getta, con un team di produttori e musicisti da studio pronti a pennellare hit istantanee capaci anche di eclissarsi in un battito d’ali. Ci sono voluti ben due anni per arrivare ad un prodotto finale credibile, che rispettasse in tutti i crismi l’idea di una musica appiccicosa e ballabile. Con una copertina che sembra disegnata apposta da Hanna & Barbera, i Dirtbombs spiccano il volo anche nella memoria collettiva, mandando un saluto particolare a Brian Wilson che – pare – abbia fornito il contenuto lirico di ‘We Come In The Sunshine’, il brano che chiude trionfalmente questa scorribanda al miele d’acacia.







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