Esce
per Xemu il nuovo album del gruppo americano a titolo ‘Warble Womb’. Sono passati circa tre anni
dall’ultima pubblicazione in studio dei Dead Meadow, da quel momento una piccola
rivoluzione interna ha scosso le fondamenta del gruppo. Nulla che potesse in
qualche misura rallentare l’attività concertistica del gruppo e la sua tendenza
alla collaborazione spontanea. In questo ambito da segnalare l’incontro
speciale con un’icona del calibro di Dave Davies dei Kinks. Parallelamente al
gruppo madre, si sono sviluppati numerosi progetti solisti. Il più in vista
rimane quello del leader Jason Simon che ha continuato a prodursi in una
credibile rivisitazione del Dylan
acustico, con testi influenzati dal vecchio testamento. Steve Kille ha
continuato a registrare artisti come Kim Deal e l’ex-Guided By Voices Jim
Greer, oltre a suonare in una recente incarnazione dei Pink Mountaintops di
Steve McBean. Da sottolineare il ritorno in scena del batterista originale Mark
Laughlin, co-fondatore nel 1998 del nucleo originale dei Dead Meadow.
Un
disco di 75 minuti che nell’epoca d’oro del vinile avrebbe assunto le
proporzioni di un mastodontico doppio album. Difficile del resto non
considerare la portata dell’opera, che stravolge in parte anche gli ordinamenti
ed il lascito dello stoner-rock. Se l’ipotesi non vi pare azzardata potreste
fotografare ‘Warble Womb’ come un concept album, che ha indubbiamente a che
fare con la nascita. Proprio di quello sembra trattarsi, per i Dead Meadow l’aria
è nuova, frizzante. Ed i loro confini musicali si allargano miracolosamente,
assicurandoci sempre una buona dose di heavy-psichedelia, ma giocando anche con
elementi più classici del songwriting americano. Un disco che apre dunque ad
intermezzi acustici, passionali, dove la penna di Simon è ispirata, leggera. Ma
forse l’influenza più subliminale è quella dei Pink Floyd, un gruppo che
geneticamente parlando deve aver segnato l’evoluzione del trio di Washington
DC, in maniera sostanziale.
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