27/09/13

Damon, un nuovo caso-Rodriguez?




Il caso di Sixto Rodriguez potrebbe avere conseguenze importanti su tutto l’universo discografico. Ci sono etichette che della pratica della ristampa hanno fatto una missione, Light In The Attic e Now Again guidano le fila. Se la prima ha capitalizzato dal successo di ‘Searching For Sugarman’, la seconda ha dato fondo ai sogni più reconditi di ogni collezionista che si rispetti.
Preambolo che ci porta a ‘Song Of A Gipsy’ che proprio per la label californiana vedrà la luce sul finire di ottobre. Il disco di Damon è considerato da più parti come una sorta di sacro Graal del rock psichedelico. Un’ originale private press, circolata in maniera del tutto carbonara ed ovviamente schizzata a prezzi da capogiro in rete. Rock acido allo stesso groovy, un cantautorato illuminato da squarci funk, in cui l’intesa tra il cantante ed interprete Damon ed il chitarrista Charlie Carey era superlativa, telepatica.
Finalmente la storia di Damon può essere raccontata. Con la supervisione di Eothen “Egon” Alapatt e dello stesso Damon – al secolo David Del Conte -  ‘Song Of A Gypsy’ è stato amabilmente rimasterizzato e verrà pubblicato in un formato deluxe, che prevede tutte le incisioni di Damon negli anni sessanta, unitamente ad una dozzina di foto inedite, estese note di copertina ed un’intervista a ‘cuore aperto’ allo stesso autore. Nato da una famiglia italo-americana, il nostro ha dovuto affrontare sin da giovane il collasso del suo nucleo parentale, pur mantenendo ancorata la sua passione musicale. Promessa del teen-pop, nel 1967 si trasforma letteralmente in quella torturata anima che avrebbe dato alle stampe – col senno del poi – un album influente alla stessa stregua di quelli di Rodriguez e Shuggie Otis. Surf-rock, doo-wop, blue-eyed soul e garage sembrano far parte del suo tappeto genetico.
Erano anni di ricerca e sperimentazione, soprattutto sulle droghe lisergiche. In un viaggio al rinomato Esalen Institute nel Big Sur, un incontro casuale con il maestro Ravi Shankar e George Harrison consentirà a Damon di espandere ulteriormente non solo la sua coscienza, ma anche i suoi orizzonti musicali. Fatto ritorno a  Los Angeles dopo una profonda esperienza, allestisce un gruppo di musicisti per registrare in uno studio di Hollywood. In sala d’incisione i modelli sembrano essere i Jefferson Airplane e l’idolo Jim Morrison, ma i risultati di questi piccoli/grandi tributi saranno davvero sorprendenti. Dell’album furono stampati solo 500 esemplari. Damon ha speso la metà degli  anni ‘70s a derubare spacciatori di droga, finendo lui stesso con l’esser derubato, come quella sera in Arizona in cui si trovò puntata una pistola direttamente contro il volto. Nel 1979 tutto cambierà, l’incontrò con Dio renderà più piacevole e plausibile la crescita di questo enigmatico personaggio. Sobrio da circa venti anni, ha avuto modo di riflettere sulla sua eredità artistica, mostrandosi comunque orgoglioso del ruolo di vecchio saggio del movimento psichedelico. I temi di cui tratta con tutto questo candore hanno ancora una forte eco oggi, un ricordo delle meraviglie che l’uomo è capace di creare anche nelle situazioni più avverse.



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