‘Coin Coin
Chapter Two: Mississippi Moonchile’ è il più volte annunciato seguito al
debutto della sassofonista chicagoana per Constellation. Una nuova
installazione per un progetto che a detta della stessa autrice prevede ben 10
capitoli. A differenza dell’esordio, frutto di due anni di visite regolari alla
comunità di Montreal, ‘Chapter Two: Mississippi Moonchile’ prevede il
coinvolgimento di un più raccolto sestetto con base a New York. A differenza
della nomenclatura più larga dei musicisti coinvolti nel primo paragrafo, qui
le fondamenta sono ineluttabilmente di matrice avant-jazz. Il disco è stato
testato con una serie di apparizioni internazionali ed è stato completato in
studio sul finire del 2012.
E’ ancora un importante lavoro sulla memoria, dove la storia antica e contemporanea prendono forma attraverso complesse partiture, che mai rinunciano all’intervento di un filo narrativo, attraverso sezioni spoken word. Con Matana troviamo Shoko Nagai (piano), Jason Palmer (tromba), Thomson Kneeland (contrabbasso), Tomas Fujiwara (batteria) e la voce del tenore d’opera Jeremiah Abiah. Nonostante la suddivisione in 18 parti, il disco si presenta come una composizione unica, dove le strutture tematiche e le libere improvvisazioni sono sostenute da consistente fluidità. Le tracce pur seguendo un rigore accademico si aprono a sfrontate jam, riportando comunque agli anni formativi della Roberts alla scuola ACCM (la società che avrebbe curato in quel di Chicago gli interessi dei musicisti più avvezzi al cambiamento).
E’ ancora un importante lavoro sulla memoria, dove la storia antica e contemporanea prendono forma attraverso complesse partiture, che mai rinunciano all’intervento di un filo narrativo, attraverso sezioni spoken word. Con Matana troviamo Shoko Nagai (piano), Jason Palmer (tromba), Thomson Kneeland (contrabbasso), Tomas Fujiwara (batteria) e la voce del tenore d’opera Jeremiah Abiah. Nonostante la suddivisione in 18 parti, il disco si presenta come una composizione unica, dove le strutture tematiche e le libere improvvisazioni sono sostenute da consistente fluidità. Le tracce pur seguendo un rigore accademico si aprono a sfrontate jam, riportando comunque agli anni formativi della Roberts alla scuola ACCM (la società che avrebbe curato in quel di Chicago gli interessi dei musicisti più avvezzi al cambiamento).
Chapter Two è negli intenti un disco più coeso, la stessa presenza di una voce d’opera contribuisce significativamente a definire i toni del disco, una tensione impareggiabile che risponde alle comunque fascinose letture della Roberts. I sei musicisti sono in moto perpetuo , i temi melodici ed i passaggi ostinati sostengono la voglia di confronto che anima l’intero progetto. Le motivazioni storiche trascendono la stessa idea di suono con la Roberts che regala un contributo importante alla riscoperta della cultura nera. Episodi musicali come stralci storici; si parla di orgoglio, potenziamento, vergogna, sofferenza, empatia, liberazione e trascendenza. Materiali rudimentali che la sassofonista ha saputo trattare con grande specificità, trovando i giusti comprimari nel dare un seguito al già mitizzato processo di Coin Coin.
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