Anche
la rinnovata figura della donna nella sempre più aperta società senegalese, ha
consentito a Sam e compagnia di valutare nuove possibilità ed intersezioni,
contrariamente alle promesse non sempre mantenute del nuovo corso politico
egiziano. The Big Mango è uno dei tanti nomi con cui viene indicato il Cairo, anche
se allo stesso tempo l’immagine può evocare la dolcezza dell’omonimo frutto,
una sorta di simbolo nell’emisfero sud del mondo.
Montréal
rimane ancora uno snodo cruciale per Shalabi, che fa ritorno alla casa madre
ripetutamente, per porre poi sul finire del 2012 gli ultimi tocchi
all’ambizioso terzo disco, ricongiungendosi ai numerosi ‘orchestrali’. Dopo una
serie di esibizioni dal vivo preparatorie, i musicisti si danno appuntamento al
rinomato Hotel2Tango per un paio di sessioni da cui andrà a scaturire proprio ‘The
Big Mango’. L’attacco del disco rispetta in pieno le consuetudini della band,
tra libera improvvisazione, un uso dosato dell’elettronica e muti vocalizzi.
Una obliqua sessualità/sensualità che si cementa nella coppia ‘Faint Praise’ e ‘Second Skin’. Da qui ci si
immedesima nel respiro ‘world’ di Shalabi, che dona sempre un tocco lisergico
alle sue orchestrazioni. La figura femminile è al centro di diverse
composizioni, uno struggimento epocale che ha portato l’orchestra a sviluppare
una sensibilità nuova. Le singole performance vocali con relative testi
autografi sono di Ariel Engle, Katie Moore, Elizabeth Anka Vajagic e Molly
Sweeney rispettivamente. Scelte melodiche che portano una ventata di fresco
nelle strutture post-psichedeliche del combo. Nella rincorsa ad un immaginario
etno-rock i Land Of Kush sono – oggi – clamorosamente in vantaggio.
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